lunedì 13 ottobre 2014

Prima il "celebgate" e ora il furto di 13GB di foto di utenti SnapChat

Credete come noi che la privacy sia una "Cagata pazzesca" (citazione fantozziana), che fece i suoi esordi proprio quando la privacy è scomparsa dalle nostre vite?


Ebbene, l'avvento di internet e dell'informatizzazione delle informazioni, aveva messo alla porta la riservatezza, tendendo la mano, con l'avvento dei social network, alla condivisione delle proprie intimità, spesso senza che nemmeno ce ne accorgiamo.

Questo processo di condivisione forzata ed incoscia, ha portato nei giorni passati (ma potremmo tornare indietro di diversi anni) al furto di dati privati che ha coinvolto le celebrità dello show business americano (e non solo) (vedi Jennifer Lawrence, Avril Lavigne, Kirsten Dunst e Rihanna, ecc.). All'origine di tutto ciò, una falla nel sistema di sicurezza di iCloud.

Non solo, lo scorso fine settimana, gli utenti di Snapchat o, per l'esattezza, coloro i quali incautamente utilizzavano app di terze parti per il salvataggio dei contenuti inviati o ricevuti sul servizio, sono stati frodati.

Snapchat è un client di messaggistica effimera, ovvero permette di inviare e ricevere messaggi, immagini e video che verranno eliminati dopo alcuni secondi dalla visione da parte del destinatario. Inoltre, se questo cercasse di effettuare uno screen il mittente verrà informato. Questo accade con l'app ufficiale, ma nel tempo si sono sviluppate delle soluzioni che aggirano la temporalità alla base del servizio.

Come con lo scandalo "celebgate", le prime immagini sono apparse su 4chan, appartenenti ad un presunto archivio di 13 GB con oltre 100.000 immagini e video, ritraenti in buona parte utenti minorenni spesso in pose intime.


La base d'utenza di Snapchat, infatti, è composta per il 60% da utenti fra i 13 e i 18 anni. Tutti i contenuti del leak sono suddivisi in cartelle con il nickname degli utenti a cui appartengono. Da tempo si è discusso sulla reale caducità dei contenuti gestiti da Snapchat, ed in un primo momento si è pensato che il leak provenisse proprio dai server della società.

Snapchat ha prontamente smentito le accuse:

Possiamo confermare che i server di Snapchat non sono mai stati violati e non sono la fonte di questi dati trafugati [...] Gli utenti sono vittima dell'uso improprio di applicazioni di terze parti per inviare e ricevere Snaps, pratica espressamente vietata dalle nostre Condizioni d'uso, proprio perché compromettono la sicurezza degli stessi utenti. Monitoriamo costantemente App Store e Google Play perché non si diffondano queste applicazioni di terze parti illegali e siamo riusciti ad ottenere la rimozione di alcune di queste

ha dichiarato lo sviluppatore.

È innocente anche Snapsave, in un primo momento accusata di essere la sorgente delle perdite di dati dello scorso fine settimana. Si tratta di un'app di terze parti disponibile sia su iOS che su Android, che permette di salvare un contenuto di Snapchat anche ad insaputa del mittente.

Ma l'applicazione è esterna ai fatti occorsi nel week-end: Snapsave non utilizza tecnologie di clouding, come invece specificato dalle prime news sul caso, e non salva i dati degli utenti a cui appartengono le immagini, o i video.

Secondo Business Insider, invece, il servizio violato è stato SnapSaved, sito web che consente agli utenti Snapchat di effettuare il log-in e salvare online le proprie immagini:

Quello che gli utenti non avevano capito è che il sito ha continuato a raccogliere tutto quello che passava attraverso di esso, memorizzando il tutto su un server con inciso il nome utente dei mittenti

scrive BI.

Snapsaved.com al momento risulta irraggiungibile.

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