venerdì 30 ottobre 2015

Batterie Li-O2, 10 volte l'autonomia delle batterie tradizionali

Un gruppo di ricercatori dell'Università di Cambridge ha rilasciato un documento in cui attesta la realizzazione di un prototipo di batteria litio-aria che supera alcuni degli ostacoli noti in precedenza. 


Le caratteristiche dell'unità sembrano essere interessanti e potrebbero aprire ad un ventaglio di opportunità molto vasto, per il futuro dei dispositivi mobile o dell'automotive in genere.

Il prototipo ha un'elevata densità energetica, può essere caricato più di 2000 volte ed è il 90% più efficiente rispetto alle tecnologie studiate in precedenza.

Pensare ad un passaggio alla nuova tecnologia dall'oggi al domani sarebbe comunque utopico. Gli stessi ricercatori dell'Università di Cambridge hanno candidamente ammesso che ci vorranno almeno 10 anni perché si vedano i primi usi in ambito commerciale della batteria litio-aria, tuttavia il nuovo documento dimostra come progressivamente si stiano abbattendo gli ostacoli che rendevano decisamente più complicata l'integrazione della tecnologia su prodotti rivolti ai diversi mercati.

Già nel 2013 si parlava di batteria litio-aria ma ora la ricerca sta progredendo velocemente nella direzione della riduzione tutti i limiti della batteria agli ioni di litio (la stessa che è estremamente diffusa ad oggi sul piano commerciale e che è stata lanciata da quasi 25 anni).

Un quarto di secolo fa le batterie agli ioni di litio aiutavano a superare i limiti delle tecnologie di allora, e si sono fatte spazio mostrandosi come la soluzione più adatta agli usi commerciali e degli utenti. Ma questo non significa che non abbia i suoi limiti.

Le batterie litio-aria sono particolarmente più leggere e hanno una maggiore densità di energia, elementi assolutamente indispensabili soprattutto per una superiore efficienza nelle auto elettriche così come su altri dispositivi mobile. Le due caratteristiche infatti garantirebbero un peso ridotto dell'intera vettura (il cui pacco batteria rappresenta una percentuale consistente), traducendosi immediatamente in una percorrenza su singola carica maggiore e un'esperienza di guida senza dubbio più gradevole.

Fra gli ostacoli abbattuti dall'Università di Cambridge il più importante sembra quello della longevità.

Cicli di carica ripetuti diminuivano consistentemente l'efficacia della batteria, soprattutto perché si potevano creare reazioni chimiche non volute all'interno della stessa unità. La reazione chimica che avveniva nel ciclo di carica e scarica di molte batterie Li-O2 studiate precedentemente formava perossido di litio, mentre la nuova unità dell'Università di Cambridge produce idrossido di litio.

La batteria è composta da un anodo metallico di litio, un elettrodo di ossido di grafene e un additivo di ioduro di litio che agisce come mediatore delle reazioni di ossidoriduzione e come solvente di dimetossietano. I ricercatori sono stati in grado di produrre e poi rimuovere l'idrossido di litio durante il ciclo di carica e scarica. Anche aggiungere piccoli quantitativi di acqua nella batteria ha aiutato ad ottenere lo stesso obiettivo, ovvero mantenere la stessa efficienza anche dopo periodi di tempo prolungati.

I ricercatori dell'Università sono riusciti anche a ridurre il cosiddetto "voltage gap" a 0,2V, un numero particolarmente vicino a quello delle batterie attualmente diffuse commercialmente. Il team ha anche rivelato alcuni numeri che fanno ben sperare sulla nuova tecnologia: la loro nuova batteria ha una densità energetica teorica di 3.350Wh/kg, di molto superiore rispetto alle batterie odierne che si attestano intorno ai 140-250Wh/kg. Tuttavia, le stime sono al ribasso rispetto a quando nel 2012 si davano le batterie Li-O2 capaci di arrivare a 13.500Wh/kg.

Tuttavia, nonostante le innumerevoli migliorie, permango le seguenti criticità: il voltage gap e le caratteristiche dell'elettrodo si mantengono solo per rate di carica e scarica ben specifici, e l'anodo in litio del loro prototipo forma a volte dendriti che compromettono drasticamente le prestazioni della batteria.

Come già noto, inoltre, alcuni composti che si trovano nell'aria oltre all'O2 possono formare sottoprodotti chimici negativi ed eventuali reazioni non desiderate. Alla luce dei pro e dei contro attuali è facile considerare queste tecnologie come "vaporware", ovvero speranze che non verranno mai esaudite.

Non ci sembra tuttavia così per la batteria litio-aria. C'è molto fermento sulla tecnologia e vari team ne stanno studiando i segreti e le modalità di integrazione.

È ovvio che non verrà integrata negli smartphone della prossima generazione o in quella successiva, tuttavia è molto probabile che sarà questa la batteria che sostituirà l'abusatissima agli ioni di litio al fine di venire incontro alle problematiche che affrontano ai nostri giorni i produttori di automobili elettriche o di dispositivi mobile in genere.
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giovedì 29 ottobre 2015

Si parla di IoT al SAP Forum 2015

Il SAP Forum 2015, tenutosi oggi a Milano Congressi, rappresenta per SAP un momento importante in cui è possibile apprezzare le prime realizzazioni complete e i primi risultati del processo di semplificazione e digital transformation che le aziende e la stessa SAP hanno intrapreso al proprio interno.


Allo stesso appuntamento dello scorso anno SAP parlava di innovazione e semplificazione per capire e condividere con le aziende la necessità di intraprendere un percorso digitale.

Lo scopo era quello di aiutare le aziende a semplificare sistemi e processi, affinché diventasse possibile liberare risorse da usare per avviare il percorso di digital transformation. 

Luisa Arienti, amministratore delegato di SAP Italia, osserva:

Le aziende non digitalizzano per moda: lo fanno per capire come modificare il business, come aggredire nuovi mercati e come usare le reti distributive. L'impiego di strumenti che in tempo reale diano la situazione dell'azienda e la possibilità di confronto con altri elementi esterni è fondamentale per non procedere come un autoarticolato nella nebbia. Purtroppo ci sono ancora CIO e aziende che non sanno rispondere ad alcune delle domande fondamentali su come orientare il proprio business e le operazioni

Del resto la digital transformation è un processo inevitabile per tutte le realtà aziendali che vogliano e debbano competere sui nuovi scenari di mercato.

Un processo che sta avvenendo in tutto il mondo, con l'86% dei Chief Information Officer che sta sperimentando in prima persona cosa significhi l'uso di determinate tecnologie digitali, investendo nei paradigmi di Internet of Things, Cloud, Mobile e Big Data. 

Alcuni numeri sono utili per inquadrare la portata della trasformazione. Sul versante della mobilità, il 90% della popolazione mondiale con un'età al di sopra dei 6 anni sarà in possesso di un dispositivo mobile entro il 2012. Per quanto riguarda il mondo social, il 75% dei clienti nel mondo già fanno uso di informazioni reperite sui social network prima di prendere una decisione di acquisto. Internet of Things: si prevedono quasi 30 miliardi di dispositivi connessi entro il 2020. Cloud: il 36% di tutti i dati presenti nel mondo saranno in cloud entro il 2016. 

Tutto ciò non fa altro che generare un'esplosione di dati e capacità di analitica, portando a 44 mila miliardi i GB di dati che saranno generati entro il 2020: le capacità Big Data saranno sempre più fondamentali per estrarre il valore dal dato e per prendere decisioni di qualsiasi tipo, applicabili a qualunque ambito, dal commerciale al finanziario, dal medicale alla logistica, passando per il retail e i trasporti. Ma oggi ancora molte aziende e pubbliche amministrazioni ancora si interrogano su come sia possibile usare e analizzare al meglio questi dati. 

In particolare, come indica l'indagine IDC presentata da Fabio Rizzato, Senior Research and Consulting Director IDC Italia, il paradigma di maggior peso sembra essere Internet of Things. Si tratta di un tema molto dibattuto ma non ancora maturo che segna l'inizio di una nuova trasformazione. Il 43% delle aziende intervistate da IDC ritiene che il paradigma IoT andrà a cambiare in maniera fondamentale le dinamiche di funzionamento dei vari settori, e di conseguenza anche il modo in cui le compagnie competono.

Che la trasformazione sia necessaria è un messaggio che ormai è sempre più compreso: il 70% delle aziende italiane ha affrontato una riorganizzazione IT negli ultimi 12 mesi e, ancor più importante, il 60% ha creato un nuovo gruppo focalizzato sull'innovazione. 

Anche in Italia la trasformazione digitale è un'esigenza sentita: il 96% delle aziende italiane (contro il 91% delle aziende europee) crede che l'impiego di capacità analitiche in tempo reale e predittive legate a IoT avranno un impatto sul business ed il 76% delle aziende italiane (contro il 55% di quelle europee) sostiene che sia gli utenti IT, sia gli utenti business troveranno valore dalle capacità di analisi predittiva e in tempo reale. 

Sottolinea Arienti:

La risposta di SAP a queste esigenze "real time" è la piattaforma HANA, ripensata da zero e seguendo un approccio in-memory, che permette ai clienti di trattare le grosse moli di dati con velocità inaspettate, per poter cogliere il valore del dato il più rapidamente possibile e poter condurre simulazioni in tempo reale, a vantaggio del processo decisionale. 

Infine Marco Poggi, CIO di ACEA SpA, primo operatore nazionale nel settore idrico e tra le principali realtà italiane nella distribuzione e vendita di elettricità e nel settore ambientale, ha portato una testimonianza di trasformazione digitale che, appoggiandosi alle soluzioni SAP, ha permesso di fornire al personale sul campo di uno strumento innovativo che, oltre a gestire l'operatività tradizionale, ha consentio l'uso e le potenzialità social per la creazione di comunità di pratica in cui condividere conoscenze e soluzioni, e l'accesso immediato a procedure di sicurezza e a strumenti per la segnalazione di emergenze.

Fonte: BusinessMagazine
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mercoledì 28 ottobre 2015

Addio ai costi di Roming

Nel corso della giornata di ieri il Parlamento Europeo ha espresso la votazione finale sul nuovo pacchetto di misure per le telecomunicazioni che avrà l'effetto, tra gli altri, di far entrare in vigore dal mese di giugno 2017 il divieto di applicare tariffe roaming nell'utilizzo dei telefoni cellulari nei paesi dell'Unione Europea. 


Questo, ovviamente, lascia spazio a numerose considerazioni, sia a proposito del passato, sia sul futuro del mondo delle telecomunicazioni.

Pilar del Castillo, rappresentante spagnola del Partito Popolare Europeo, ha dichiarato prima della votazione:

L'abolizione delle maggiorazioni per il roaming è stata a lungo attesa da tutti: la gente comune, le start-up, le PMI e tutti i tipi di organizzazioni. Grazie a questo accordo, l'Europa diventerà anche l'unica regione nel mondo che garantisce giuridicamente internet aperta e neutralità della rete. Il principio della neutralità della rete sarà applicato direttamente nei 28 stati membri. Esso garantisce anche che non avremo internet a due velocità

riferendosi alle nuove norme in tema di diritto di accesso ad internet. 

Il 15 giugno 2017, quindi, gli operatori non potranno più praticare tariffe maggiorate per chiamate, messaggi e traffico dati in roaming tramite i dispositivi mobile. Il divieto sarà anticipato da un'ulteriore riduzione delle tariffe, a partire dal 30 aprile 2016, che non potranno superare le maggiorazioni di €0,05 al minuto per le chiamate vocali, €0,02 per SMS e €0,05 per ogni MB di traffico.

Il tetto per i costi delle chiamate ricevute sarà deciso entro l'anno e ci si aspetta che tali costi siano considerevolmente più bassi rispetto a quelli previsti per le chiamate effettuate.

Nel comunicato emesso dal Parlamento Europeo si legge inoltre: 

Se gli operatori possono dimostrare che non sono in grado di recuperare i loro costi, incidendo sui prezzi interni, le autorità nazionali di regolamentazione potrebbero autorizzare gli operatori ad imporre, in casi eccezionali, maggiorazioni minime al fine di recuperare questi costi. I deputati hanno avuto garanzie che le autorità nazionali di regolamentazione avranno i mezzi per modificare o respingere le sovrattasse. Per proteggere il settore da abusi, come ad esempio il "roaming permanente", gli operatori potranno, in talune circostanze, essere autorizzati ad addebitare una tariffa di lieve entità, più bassa rispetto agli attuali tetti, sulla base del principio dell'"uso corretto". I dettagli precisi saranno definiti dalla Commissione e dalle autorità per le telecomunicazioni.

Come accennato poco sopra, la nuova legislazione obbligherà inoltre le società che offrono accesso ad internet a trattare tutto il traffico dati in maniera equivalente, negando quindi la possibilità di bloccare la ricezione di contenuti, applicazioni o servizi a seconda della loro tipologia o a seconda della loro provenienza. Eccezion fatta per l'eventuale decisione di un tribunale per evitare, per esempio, una congestione della rete o per contrastare attacchi informatici.

Nel caso in cui tali misure siano necessarie per la gestione del traffico dati, dovranno essere "trasparenti, non discriminatorie e proporzionali" e non dovranno durare più del necessario. Un operatore sarà comunque in grado di offrire servizi specialistici (come una migliore qualità internet necessaria per l'utilizzo di alcuni servizi), ma solo a condizione che questo non abbia un impatto sulla qualità generale del traffico internet.

Il parlamento ha infine disposto che i provider di accesso forniscano agli utenti una spiegazione chiara e trasparente sulle effettive velocità di download e upload rispetto a quelle pubblicizzate. Ogni differenza evidente (non è meglio precisato quale sia il grado di questa evidenza) darà diritto a compensazioni come rimborsi o estinzioni di contratto.

Saranno le autorità nazionali di regolamentazione a stabilire se e in che modo eventuali differenze possano rappresentare una violazione contrattuale.
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martedì 27 ottobre 2015

Kangaroos: il PC tascabile da 99 dollari

Il produttore e distributore americano InFocus ha svelato Kangaroo, un computer desktop dalla grandezza di un phablet in grado di eseguire Windows 10.


Progettato in modo tale da essere trasportato nel taschino, il mini computer in questione vanta anche un prezzo di listino estremamente appetibile, pari a 99 dollari sul mercato statunitense.

Il concetto che sta alla base è affine a quello di Continuum, ma Kangaroo può eseguire anche applicazioni Win32.

Il piccolo sistema desktop viene promosso per essere in grado di funzionare insieme a qualsiasi display (anche quello di un tablet), ed è naturalmente possibile collegare mouse e tastiera in modo da avere il pieno controllo della macchina. Le dimensioni sono il punto forte di Kangaroo: 123,9 x 80,5 mm la superficie, 13,2mm lo spessore. L'obiettivo è quello di "centralizzare" il lavoro utilizzando per ogni evenienza un unico dispositivo.

I consumatori possiedono molti dispositivi differenti fra cui tablet, laptop e PC desktop. Ognuno viene utilizzato in località diverse per motivi diversi [...] Kangaroo è il primo prodotto che ti permette di utilizzare lo stesso PC per tutte le applicazioni, in ogni ambiente". Un concetto un po' meno estremo di Continuum visto che richiede nuovo hardware oltre lo smartphone, ma che consente di sfruttare pienamente Windows 10 in tutta la sua versatilità

scrive Lawrence Yen, direttore marketing per il prodotto

Sul fronte dell'hardware, Kangaroo è pensato soprattutto per la produttività e non per occupazioni che richiedono un ingente quantitativo di risorse computazionale.

Il SoC integrato è un Intel Atom x5-Z8500 a 64-bit con frequenza operativa di 1,44GHz (boost a 2,24GHz) coadiuvato da 2GB di RAM LPDDR3 (forse il vero tasto dolente) e 32 GB di storage su chip eMMC. Quest'ultimo può essere espanso con una microSD aggiuntiva, mentre possiamo espandere la connettività con una base aggiuntiva in cui troviamo due porte USB e una HDMI.

Una batteria integrata consente, stando al comunicato di InFocus, di utilizzare Kangaroo per circa 4 ore lontano dalle prese di corrente. A partire dalle prossime settimane sarà sempre più semplice disporre di personal computer veramente tascabili.

Vedremo sul mercato ad esempio i primi PC stick collegabili ad un monitor o TV esterni e grandi poco più di un pennino USB, mentre i mini-PC diventano sempre più potenti e meno penalizzanti. 


La caratteristica peculiare di Kangaroo è tuttavia il prezzo, e il sistemino potrebbe imporsi come uno fra i personal computer tascabili più economici sulla piazza.

Il piccolo sistema sarà mostrato al pubblico durante il prossimo CES 2016 di Las Vegas.
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lunedì 26 ottobre 2015

iOS 9 ruba il traffico dati

A Cupertino si stanno preparando per l'ennesimo polverone, dovendo difendersi da una class action che potrebbe pesare circa 5 milioni di dollari.


Il problema è riconducibile alla funzionalità Wi-Fi Assist di iOS 9, che sembrerebbe consumare un consistente quantitativo di dati su rete cellulare, impattando considerevolmente sugli abbonamenti degli utenti senza che questi lo sappiano.

Nelle scorse settimane molti utenti avevano lamentato il problema attraverso i canali online. L'epilogo era quasi scontato: una denuncia formale (dell'intera classe dei consumatori), presso la città californiana di San Jose, nei confronti di Apple. 

Il tutto è stato portato alla luce da AppleInsider che ha anche lamentato quanto una cospicua fetta di utenti abbia frainteso il funzionamento della feature. Wi-Fi Assist ha causato, infatti, l'erosione di gran parte del loro traffico dati, consumando parecchi gigabyte in più rispetto alla norma. 

Si stima che i costi derivanti da questa errata interpretazione siano superiori a 5 milioni di dollari, con Apple accusata anche di aver spiegato solo con ritardo il funzionamento della nuova opzione. 

Wi-Fi Assist è una funzione di iOS 9 che passa automaticamente alla rete cellulare quando il segnale Wi-Fi è troppo debole per essere utilizzabile. In questo caso però, i querelanti hanno rilevato un consumo di dati eccessivo ed ingiustificabile sui propri iPhone dall'installazione di iOS 9. Fenomeno che costa alla società un'accusa di falsa dichiarazione negligente, in violazione della Unfair Competition Law della California e della False Advertising Law americana. 

Apple non è nuova alle comparizioni in tribunale: antenna-gate di iPhone 4, bend-gate di iPhone 6 Plus, problemi nella gestione degli acquisti in-app su App Store, ed ora il caso Wi-Fi Assist. 

Anche se il sistema può essere attivato o disattivato in maniera molto semplice, l'ambiguità nella definizione ha lasciato spazio a fraintendimenti. In ogni caso per attivare/disattivare la feature, basta andare nelle Impostazioni su iPhone o iPad e selezionare Cellulare. La voce Assistenza Wi-Fi si trova nella parte più bassa della schermata, e con le ultime versioni del software viene spiegata così: 

Utilizza automaticamente i dati cellulare quando il segnale della rete Wi-Fi è scarso.
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sabato 24 ottobre 2015

Boomerang introduce i video-loop su Instagram

Instagram ha pesentato una nuova applicazione video chiamata Boomerang, in grado di realizzare brevissimi videoclip alla semplice pressione di un tasto.


Boomerang esegue una serie di scatti a raffica nello spazio di un secondo per creare un video-loop che può essere condiviso su Instagram e su Facebook. Nonostante ciò, Boomerang non richiede che l'utente sia loggato o che abbia un account Instagram.

I controlli dell'app sono estremamente semplici: un pulsante di scatto e un visore di anteprima per visualizzare il video appena creato. 

Quando il video è stato registrato, si può decidere di condividerlo su Facebook o su Instagram e in ambedue i casi si verrà rimandati all'app relativa. Il video viene salvato in formato .mov all'interno della libreria di foto/video ed è eventualmente ritoccabile con i consueti filtri di Instagram. 

Instagram si è mostrata abbastanza contraria all'aggiungere nuove possibilità creative differenti da quelle del semplice scatto/editing di fotografie all'interno dell'app principale e ha invece deciso di realizzare delle app standalone. Boomerang è la terza di queste, dopo Hyperlapse (per la creazione di time-lapse stabilizzati) e di Layout (per la creazione di composizioni fotografiche)

John Barnett, product manager di Boomerang, ha commentato:

E' qualcosa che abbiamo realizzato per divertimento e da usare internamente.

L'app è poi divenuta così virale all'interno della compagnia per diventare quindi un prodotto con una sua identità. 

Boomerang è attualmente disponibile presso Play Store e Apple Store.
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venerdì 23 ottobre 2015

Apple rilascia iOS 9.1 e Watch OS 2.0.1

Dopo una lunga attesa, Apple ha rilasciato iOS 9.1 Watch OS 2.0.1, rispettivamente la nuova release del sistema operativo di iPhone e Apple Watch.


Di cosa si tratta? iOS 9.1 porta in dote il supporto a Unicode 7 e 8, e introduce 150 nuovi Emoji tipo burrito, dito medio, bottiglia di champagne, testa di unicorno e tante altre faccine divertenti.

Live Photos ora percepisce quando il telefono viene mosso, e riduce in modo opportuno il numero di fotogrammi catturati per evitare fastidiosi movimenti; iMessage, invece, introduce un'opzione per disabilitare le foto dei contatti.

iOS 9.1 chiude la falla che rendeva possibile il Jailbreak di iOS 9.

Infine, assieme ad iOS 9.1, Apple ha pubblicato anche Xcode 7.1 e la Golden Master di tvOS, ovvero la candidata al rilascio del prossimo update del software per Apple TV.

Anche Watch OS si aggiorna alla versione 2.0.1, includendo diversi bug-fix e piccole novità. Nel dettaglio:

  • Risoluzione di un problema che poteva causare il blocco dell’operazione di aggiornamento del software;
  • Risoluzione di problemi che potevano incidere sulle prestazioni della batteria;
  • Risoluzione di un problema che non consentiva la corretta sincronizzazione su Apple Watch degli eventi di Calendario presenti su iPhone con profili di gestione;
  • Correzione di un errore che poteva impedire il corretto aggiornamento delle informazioni relative alla posizione;
  • Risoluzione di un problema per il quale i messaggi Digital Touch non venivano mandati tramite il numero di telefono ma dall’indirizzo e-mail;
  • Risoluzione di un errore che poteva causare problemi di instabilità utilizzando immagini “Live Photo” sul quadrante;
  • Risoluzione di un problema per il quale, chiedendo a Siri di misurare la frequenza del battito cardiaco, i sensori di rilevamento rimanevano sempre attivi.

L'update può essere eseguito attraverso l'app dedicata su iPhone, alla voce Generali > Aggiornamento Software.
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giovedì 22 ottobre 2015

Netflix è finalmente arrivato!

Dopo le molteplici speculazioni, le infinite trattative e l'attesa sfiancante, Netflix è approdato anche in Italia.


Alla mezzanotte del 22 ottobre, infatti, Netflix ha aperto i battenti della sua divisione italiana. Da oggi, quindi, collegandosi alla landing page localizzata del servizio è ora possibile registrare il proprio account e avviare la visione di un catalogo già ben nutrito di titoli.

Pochi step per una procedura guida e indolore, per un set-up totalmente privo di stress.

Il servizio ricalca, almeno nell’interfaccia e nella funzionalità, le versioni che l’hanno reso famoso  negli Stati Uniti e non solo.

Alla prima apertura di Netflix verrà proposto di registrare il proprio account, comprensivo di un mese di visione totalmente gratuita e illimitata. Così come già noto da diverse settimane, tre sono le opzioni d’abbonamento: 7.99 euro per visione standard su un solo dispositivo, 9.99 per due dispositivi in HD e 11.99 per quattro dispositivi in 4K, sui titoli dove il servizio è disponibile.

Il primo step prevede la scelta della sottoscrizione, quest’ultima modificabile in qualsiasi momento, nonché l’inserimento dei propri dati per l’addebito, siano essi una carta di credito oppure PayPal. Durante la prima registrazione, tuttavia, non verrà scalato alcun costo: il primo pagamento avverrà al termine del mese di prova gratuito, qualora si deciderà di rinnovare la propria sottoscrizione. 

Dopodiché viene proposta una lista di titoli tra cui scegliere, per fornire una ricerca personalizzata in base ai propri gusti, si definiscono il numero di utenti collegati all’account, i dispositivi eventualmente scelti per la visione e, infine, vi è la possibilità di restringere i contenuti in casi si volessero attivare le opzioni di sicurezza per i bambini.

A un primo sguardo, il catalogo sembra essere davvero ricco, più di molte proposte già attive sullo Stivale.

Oltre a gran parte delle produzioni Netflix, tra cui “Orange Is The New Black“, “Narcos”, “Marco Polo” e “Arrested Development”, stupisce la ricca proposta di serie TV, anche da emittenti terze. Fra i tanti titoli disponibili, telefilm culto come “How I Met Your Mother”, “New Girl”, “Modern Family”, “Suits”, “Pretty Little Liars”, “Downtown Abbey”, “Sherlock”, “Supernatural”, “Doctor Who”, “Skins” e molti altri.

Ben nutrita anche la sezione film, da “Ritorno al Futuro” in occasione dei festeggiamenti per il 21 ottobre ai classici come “Per un pugno di dollari”, ma anche la saga di “Star Trek”, titoli mediamente recenti come “Spring Breakers” e tanto altro. Una proposta davvero aggressiva, perfetta sintesi degli altri servizi presenti sul territorio italiano, senza rinunciare né alle serie TV né ai film.
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mercoledì 21 ottobre 2015

Western Digital acquisisce SanDisk

Western Digital Corporation e SanDisk Corporation hanno annunciato oggi di aver siglato un accordo definitivo secondo il quale la prima acquisirà interamente la seconda per un controvalore in denaro liquido e azioni.


L'offerta valuta le azioni ordinarie di SanDisk a 86,50 dollari per azione, per un valore totale di circa 19 miliardi di dollari. 

L'esatta composizione dell'offerta finale dipende dalla chiusura o meno dell'investimento di Unisplendour Corporation Limited in Western Digital, già annunciato negli scorsi mesi: nel caso in cui l'investimento vada in porto prima dell'operazione di acquisizione, Western Digital corrisponderà 85,10 dollari in contanti e 0,0176 azioni ordinarie Western Digital per ciascuna azione ordinaria di Sandisk, mentre in caso contrario Western Digital corrisponderà 67,50 dollari in contanti e 0,2387 azioni ordinarie per ciascuna azione ordinaria di SanDisk. I meccanismi di transazione sono già stati approvati dai consigli di amministrazione di entrambe le compagnie. 

L'operazione consentirà a Western Digital a dare seguito al processo di trasformazione in una compagnia in grado di proporre soluzioni di storage con ampia portata, grazie ad un catalogo esteso e ad una profonda competenza nelle memorie non-volatili.

L'acquisizione darà modo a Western Digital di raddoppiare il mercato indirizzabile e di espandere la presenza nei segmenti a più alta crescita. SanDisk porta con sé 27 anni di storia di innovazione e competenze nelle memorie non volatili.

La combinazione permetterà inoltre a Western Digital di affrontare un'integrazione verticale nelle NAND, assicurandosi accesso a lungo termine per la tecnologia a stato solido a costi inferiori. 

Questa acquisizione trasformazionale si allinea con la nostra strategia a lungo termine di essere leader innovativi nel settore storage con l'offerta di prodotti efficaci e di alta qualità, con tecnologie d'avanguardia. La compagnia sarà posizionata perfettamente per catturare le opportunità di crescita create dal settore dello storage in rapida evoluzione. Sono entusiasta di accogliere il team di SanDisk nell'impegno di creare più valore per i nostri clienti, gli azionisti e i dipendenti

ha dichiarato Steve Milligan, CEO di Western Digital. 

Sanjay Mehrotra, presidente e CEO di SanDisk, ha commentato:

Western Digital è globalmente riconosciuto come fornitore di primo piano di soluzioni di storage e ha una tradizione di 45 anni nello sviluppo e nella produzione di soluzioni d'avanguardia, rendendo la compagnia il partner ideale e strategico per SanDisk. Il connubio crea inoltre un partner ancor più forte per i nostri clienti. Unire le forze con Western Digital permetterà di offrire il più ampio catalogo di soluzioni di storage ai clienti in un'ampia gamma di mercati e contesti applicativi. 

L'operazione permetterà di creare un'offerta completa, comprensiva di hard disk, dischi a stato solido, soluzioni di storage per datacenter cloud e soluzioni di storage flash, che darà le fondamenta ad una più ampia gamma di prodotti e tecnologie dal consumatore al datacenter.

Entrambe le compagnie hanno forti capacità ingegneristiche e di R&D, al quale va aggiunta una serie di 15 mila brevetti già assicurati o in fase di approvazione. 

Toshiba è stato per 15 anni un partner strategico di SanDisk. L'operazione di acquisizione non andrà a compromettere i rapporti con l'azienda giapponese: la joint venture proseguirà, abilitando l'integrazione verticale mediante una partnership tecnologica guidata da una profonda collaborazione attorno alle capacità di progettazione e di processo.

La joint venture offrirà una fornitura stabile di memorie NAND con un modello di business collaudato nel corso del tempo e permetterà di estendere le tecnologie di memoria non volatile verso altre innovazioni come le 3D NAND. 

Steve Milligan continuerà ad operare in qualità di CEO della compagnia combinata, il cui quartier generale resterà ad Irvine (California).

Al termine del processo di acquisizione Sanjay Mehrotra entrerà a far parte del consiglio di amministrazione di Western Digital. La transazione, ancora in attesa del parere degli azionisti SanDisk e dei garanti del mercato, dovrebbe chiudersi nel terzo trimestre solare del 2016.
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HTC One A9: presentazione

Oggi si è tenuto l'evento di presentazione del nuovo smartphone top di gamma di casa HTC; proviamo ad analizzare in breve, ciò che la casa taiwanese offre e ciò che, invece, non arriverà sui devices.


Il successore di HTC One M9 prenderà il nome di One A9 e la scocca cambia forma e le linee si ridefiniscono, rispetto al predecessore, divenendo ancora più pulite.

La somiglianza con iPhone 6/6s è indiscutibile, anche se, analizzando a fondo il design di riferimento, il primo smartphone in alluminio con inserti plastici lineari fù, nel lontano 2013, HTC One M8, che rimane uno dei migliori prodotti made in Taiwan.

In rete qualcuno già lamenta il design poco originale, che fino a qualche modello fa, veniva copiato dai competitor.

Nella parte frontale di questo nuovo A9 troviamo un display AMOLED da 5" a risoluzione 1920x1080 pixel, protetto frontalmente da un vetro di tipo Gorilla Glass 4, l'ultima tecnologia Corning disponibile. Le dimensioni complessive della soluzione ammontano quindi a 145.75 x 70.80 x 7.26 mm, per un peso complessivo pari a 143 grammi.

All'interno dello smartphone troviamo una CPU Qualcomm Snapdragon 617, octa core a 64 bit. Si tratta di uno dei chip Qualcomm di ultima generazione, in grado di garantire un buon grado di performance mantenendo un occhio di riguardo nei confronti dell'autonomia operativa. Il SoC è coadiuvato nel suo compito da 2 GB di memoria RAM, mentre la memoria interna ammonta a 16 GB, espandibile tramite schede di memoria esterna micro SD fino a 2TB.

Non manca la connettività LTE, e nella parte frontale abbiamo un sensore di impronte digitali molto preciso e rapido. Il sensore è integrato in un tasto non clickabile, ma attraverso la cui "pressione" è possibile tornare alla schermata home da qualsiasi app. 

Una delle caratteristiche su cui HTC ha posto l'accento in modo particolare è sicuramente la fotocamera. Il nuovo A9 è dotato di un modulo da 13 megapixel di risoluzione la cui lente in vetro zaffiro è in grado di resistere ai graffi e agli urti in maniera più efficiente rispetto alle coperture delle fotocamere di molti altri smartphone. L'apertura focale f/2.0, unita al sensore BSI e allo stabilizzatore ottico delle immagini, permette di ottenere ottimi scatti anche in caso di luminosità ambientale non ottimale.

La fotocamera frontale è invece la già nota UltraPixel camera che svolgeva la funzione di fotocamera principale in One M7 e M8. Anche in questo caso abbiamo una apertura focale f/2.0 e un sensore in grado di riprendere video in full HD.

Il sistema operativo in dote è Android e per la prima volta si tratta dell'ultima versione dell'OS di Google, ovvero la 6.0 Marshmallow. Ovviamente non si tratta della release nuda e cruda in quanto HTC ha integrato la sua interfaccia personalizzata Sense nell'ultima versione disponibile, da sempre considerata una delle migliori, se non la migliore in assoluto per quanto riguarda le UI custom del sistema del robottino verde. 

La batteria da 2150 mAh offre supporto alla tecnologia Quick Charge 2.0 e dovrebbe essere in grado di garantire una buona autonomia anche grazie al display Amoled "solo" full HD e al processore non al top delle prestazioni e quindi parco nei consumi. 

Il nuovo HTC One A9 sarà disponibile a partire dal mese di novembre ad un prezzo ancora non confermato ma che dovrebbe aggirarsi intorno ai 600-650 euro.

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lunedì 19 ottobre 2015

Nintendo NES compie 30 anni: Auguri!

La prima console domestica di Nintendo è sbarcata sul mercato giapponese il 15 luglio 1983, negli Stati Uniti il 18 ottobre 1985 e in Europa l'1 settembre 1986.


Ieri, quindi, è ricorso il trentesimo anniversario dal lancio in occidente, una data che avrebbe per sempre cambiato la storia dei videogiochi.

E non solo perché nel catalogo del primo NES si trovavano perle come Super Mario Bros, The Legend of Zelda, Punch-Out!!, Stack Up, Excitebike, Metroid, Ninja Gaiden e Castlevania, ma anche perché quella console diede il là alla grande stagione dei videogiochi, innescando una serie di rivalità, prima con Sega e poi con Sony PlayStation, che portarono altri produttori di videogiochi a cercare di migliorare continuamente.

Nintendo riuscì a cavalcare l'onda di entusiasmo, invertendo la tendenza negativa portata dalla grande crisi dei videogiochi del 1983, per la quale si arrivò a pensare che i videogiochi fossero destinati a rimanere un fuoco di paglia, incapaci di migliorarsi nel corso del tempo. 

Progettata da Masayuki Uemura, la console debuttava sul mercato giapponese nel 1983 con il nome di Famicom e con soli tre titoli: Donkey Kong, Donkey Kong Jr. e Popeye. Fu un lancio molto diverso rispetto a quelli a cui siamo abituati oggi, perché Nintendo andò incontro a una serie di problemi di produzione, con alcuni chip che risultavano difettosi. Fu costretta a ritirare la console dal mercato e rilanciarla in un secondo momento nel 1984.

Nel 1985 Nintendo portò al CES di Chicago una console dal design e dall'hardware rinnovati, in vista del debutto in occidente. Avrebbe preso il nome di Nintendo Entertainment System (NES) e sarebbe stata lanciata a $ 249,99 o a $ 199,99 a seconda del bundle.

Un lancio, quello del 18 ottobre 1985, completamente differente rispetto al lancio giapponese, visto che la console arrivava con Super Mario Bros, ideato da Shigeru Miyamoto, la pistola Zapper, il robottino R.O.B. e i mitici giochi Gyromite e Duck Hunt.

La qualità dei giochi che vennero rilasciati negli anni subito successivi, unitamente a una politica aggressiva sulle esclusive, consentirono a Nintendo di sbaragliare la concorrenza e di imporsi come il principale produttore di console.

Fino al 1991 il NES rimase in auge e fu soppiantato solamente da quelle console a 16 bit come il Mega Drive di Sega. Nintendo decise di concentrarsi sul Super NES e questo fece in modo che i giochi più recenti non arrivassero più sulla precedente console. In Europa le cose andarono in maniera leggermente differente, con il NES che si mantenne competitivo nelle vendite fino al 1993 almeno, principalmente per il ritardo con cui arrivarono in Europa certe cartucce ancora di grande successo.

Per i nerd più accaniti il video a seguire rappresenterà un tuffo nel passato. Tutti gli altri, potranno apprezzare e ripercorre (in rigoroso ordine alfabetico), ogni singolo videogioco rilasciato per il NES.


Che altro dire: Auguri Nintendo!
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venerdì 16 ottobre 2015

Arduino 101 + Intel Curie

Maker Faire Rome 2015: in occasione dell'evento, sono state numerose le novità presentate, in particolare, si segnalano le presenze di Arduino e Intel.


Parliamo di Arduino 101 (o Genuino 101 a seconda del territorio in cui viene distribuito), una nuova scheda low cost, basata su Intel Curie, la piattaforma per dispositivi wearables e IoT delle dimensioni di un bottone, presentata allo scorso CES.

La presentazione a Roma è stata tenuta da Joshua M. Walden, senior vice president e responsabile della divisione nuove tecnologie di Intel. 

Curie include un SoC Intel Quark SE la cui frequenza operativa è però ancora ignota, 80KB di memoria SRAM, un modulo Bluetooth a basso consumo, accelerometri e giroscopio, 384KB di memoria flash per lo storage e il connettore per la ricarica dell'unità di alimentazione. Curie è pensato per la creazione della prossima generazione di dispositivi indossabili con i più disparati form factor, come aveva anticipato Brian Krzanich, CEO di Intel, al CES. 

Arduino 101 rappresenta l'ultima evoluzione tecnologica per la compagnia italiana guidata da Massimo Banzi, frutto di un processo di ricerca durato diversi anni. Il prodotto è destinato a coloro che vogliano iniziare a programmare dispositivi elettronici basilari e quindi nello specifico alla community dei maker. 

Curie aggiunge un nuovo livello di interattività a una semplice scheda che funge da microcontroller, indirizzata specificamente ai più giovani e ai maker 

ha detto Jay Melican, ricercatore senior di Intel. 

Arduino 101, che per motivi di licenza assume il nome di Genunio 101 fuori dagli Stati Uniti, è una scheda con dimensioni pari a 70 x 55 x20 mm e dal peso leggermente superiore ai 25 grammi. 

È dotata di accelerometro, giroscopio e connettività Bluetooth 4.0 grazie alla presenza della piattaforma Curie. I maker avranno a disposizione anche 14 connettori digitali e 6 ingressi analogici per ADC. Non mancano il connettore USB 1.1 e la porta JTAG per gli scopi di debug. 

Arduino 101, come le piattaforme precedenti, può essere programmata previo collegamento al PC, tramite USB. 

È studiata nello specifico per permettere ai più giovani di avere un primo assaggio del mondo dell'elettronica e quindi per portare nelle scuole la competenza tecnico-informatica tipica del mondo dei maker. 

Arduino 101 sarà disponibile nel primo trimestre del 2016 al prezzo di vendita consigliato di 30 dollari (circa 27 euro).
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Autopilot arriva alla release 7.0

La Società di Paolo Alto (no non stiamo parlando né di HP né di Facebook) ha da poco rilasciato la settima release del software Autopilot per i possessori di vetture Tesla Model S.


Con il nuovo aggiornamento, queste vetture saranno in grado di procedere autonomamente lungo le principali arterie, di regolare la velocità di crociera e, qualora necessario, di frenare automaticamente fino al completo arresto del veicolo.

L'update gestisce l'attivazione dello sterzo automatico per la guida in autostrada e il cambio di corsia, oltre che il parcheggio autonomo in parallelo. Insomma, Tesla fa un ulteriore passo in avanti verso la guida completamente autonoma, dato che le sue auto, dopo l'aggiornamento, saranno in grado di percorrere lunghi tratti in autostrada senza alcun intervento umano. 

Il modello individuato da Tesla però non mira al rimpiazzo totale del guidatore, visto che per cambiare corsia bisognerà comunque attivare l'indicatore di direzione. 


Il software funziona tramite una serie di 12 sensori, distribuiti su tutti i lati della vettura, coadiuvati da radar per il controllo della velocità e da una telecamera anteriore, per il monitoraggio di ciò che succede. I sensori sono di diversi tipi, dal GPS ai sensori di posizione acustici (sonar). Questi ultimi vanno a individuare l'eventuale presenza di altre vetture tutto intorno alla Tesla, mentre il radar traccia ciò che succede qualche metro più avanti rispetto all'auto. 

La modalità Autopilot non è sempre disponibile: nel momento in cui, dopo una serie di controlli realizzati tramite la dotazione appena descritta, lo stesso determini la presenza delle condizioni di sicurezza necessarie per la sua attivazione, si accende un indicatore sul display e il guidatore può abilitare le assistenze alla guida. 

Il software di Tesla, progettato da Nvidia, è pensato anche per essere personalizzato dal guidatore. La telecamera anteriore, ad esempio, è in grado di leggere i cartelli che si trovano di fronte all'auto e di regolare la velocità di conseguenza, qualora si tratti di limiti di velocità. 

L'utente, però, può stabilire che è il caso di rischiare e di infrangere le imposizioni, ignorando la presenza dei cartelli. Si può anche modificare la velocità di crociera e lo spazio di frenata. Sono opzioni pensate per consentire al guidatore di mantenere il proprio stile di guida. 

Naturalmente tutti questi sistemi non prevedono l'esclusione del controllo umano. Tesla definisce Autopilot 7.0 un Livello 2 di automazione del veicolo, il quale appunto indica quei veicoli che richiedono costantemente sorveglianza da parte del guidatore. 

Il Livello 3 si riferisce alla guida occasionalmente automatica, mentre il Livello 4 è la guida costantemente automatizzata e corrisponde ad alcuni progetti che, tra gli altri, anche Google sta portando avanti. 

Dopo una settimana dal download dell'aggiornamento i guidatori cominceranno a percepire grosse differenze 

ha detto Elon Musk, CEO di Tesla. 

Autopilot 7.0, è inoltre in grado di connettersi al cloud in modo che le varie vetture che lo equipaggiano siano in grado di condividere dati utili per migliorare il loro comportamento su strada. Tutti i dati caricati sulla rete rimangono anonimi e l'utente può in qualsiasi momento disabilitare la funzionalità di condivisione. 

Tesla continuerà a migliorare il suo software, e in futuro prevede di rilasciare ulteriori modalità di assistenza alla guida. Ad esempio, la versione 7.0 non è in grado di riconoscere i cartelli di stop e le luci dei semafori, ma in futuro anche queste tipologie di assistenze potranno essere aggiunte. 

La Società di Palo Alto spera di poter introdurre una funzione che consenta di convocare tramite un'app per lo smartphone un'auto a guida autonoma presso la propria posizione. 

Le tecnologie di Tesla non sono così avveniristiche come il sistema LIDAR di Ford o le auto a guida autonoma di Google, ma offrono la possibilità di beneficiare di diverse tecnologie senza dover procedere all'acquisto di una nuova auto, visto che gli aggiornamenti software consentono di abilitare gli ultimi avanzamenti anche sulle vecchie auto.
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mercoledì 14 ottobre 2015

L'Antitrust mette sotto sequestro Techmania

L'Antitrust mette i sigilli virtuali al sito Techmania, operatore e-commerce italiano che, fino alla sua chiusura, faceva registrare offerte assai competitive.


La competitività dei prezzi, però, strideva con un altro aspetto molto importante nella relazione con il cliente, ovvero la puntualità e il servizio di post-vendita.

Numerose le lamentele condivise sui vari forum online circa le mancate consegne o i decisi ritardi  nella ricezione dei prodotti acquistati. È proprio per questo che l'Antitrust, dopo aver monitorato le attività del sito, ha posto sotto sequestro il portale che ad oggi risulta irraggiungibile.

Quello che vede oggi come protagonista Techmania è un copione che abbiamo visto spesso negli ultimi periodi: disponibilità dichiarata fittizia, consegne mai effettuate e difficoltà nel contattare lo staff dell'azienda o ricevere i rimborsi anche dopo lunghi periodi dall'ordine. A seguire il comunicato rilasciato dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato:

Nella sua attività di monitoraggio continuo sul settore dell'e-commerce, l'Antitrust è intervenuta contro le pratiche commerciali di Techmania Srl, giudicate ingannevoli e aggressive. L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha disposto perciò la sospensione della vendita diretta di prodotti non disponibili attraverso il sito ww.techmania.it, nonché l’addebito anticipato di corrispettivi per prodotti che non risultino in giacenza nei magazzini dell’impresa o comunque non siano pronti per la consegna.  
Il provvedimento cautelare è stato assunto a seguito di numerose segnalazioni trasmesse all'Antitrust sulla mancata consegna e sulle difficoltà di rimborso. Dalle ispezioni condotte con l’ausilio del Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza, risultano percentuali molto basse di prodotti consegnati rispetto agli ordini ricevuti, numerosi ordini annullati e molteplici criticità nel rimborso delle somme versate. 
La società Techmania, specializzata nel commercio all'ingrosso e al dettaglio di prodotti informatici, elettronici, di telefonia o di comunicazione in genere, è tenuta ora a comunicare l’esecuzione del provvedimento di sospensione attraverso una dettagliata relazione. Il procedimento dovrà concludersi entro il 13 febbraio 2016.  
Il nuovo intervento dell'Autorità si aggiunge a quelli precedenti sulle vendite a distanza, confermando ulteriormente che il settore necessita di un organico monitoraggio per assicurare comportamenti corretti da parte delle imprese che operano nell'e-commerce, anche in rapporto alla posizione particolarmente debole dei consumatori in questo campo.

La manovra dell'Antitrust arriva a pochi mesi dalle pesanti multe erogate nei confronti di quattro altri portali e-commerce italiani. In quel caso venivano sanzionati Kgegl, Moonlooker, Il Mercato dell'Affare e Zionsmartshop.

Nel caso di Techmania la pena è anche più salata e ha portato alla chiusura delle attività del servizio online. Valgono comunque le stesse considerazioni che facevamo in agosto: acquistare online è spesso più conveniente rispetto ai rivenditori fisici tradizionali, ed è inoltre possibile trovare prodotti a prezzi realmente stracciati.

Ma bisogna sempre compiere particolare attenzione ed informarsi da più fonti perché è molto semplice incorrere in frodi o in siti che operano illecitamente, soprattutto quando i prezzi proposti sono decisamente più bassi rispetto alla media.

Spesso per risparmiare poche decine di euro si può andare incontro alla mancata erogazione di servizi essenziali e obbligati per legge (ad esempio la tradizionale assistenza), il tutto con l'acquirente che occupa nella transazione una posizione debole in caso di problemi.
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Finalmente svelato il nuovo iMac 21,5" Retina

Dopo mesi di indiscrezioni alla fine iMac Retina da 21,5 pollici è arrivato. Il modello viene indicato come Retina 4K, mantiene la tecnologia IPS per il suo pannello, ma supporta una risoluzione nativa di 4096x2304 pixel.


Apple ha inoltre aggiornato la line-up di all-in-one con nuovi modelli 5K da 27", con nuovi processori e GPU, due porte Thunderbolt 2 e nuove opzioni di archiviazione.

iMac 21,5" con display Retina 4K è proposto in versione base con processore Intel Core i5 quad-core da 3,1GHz, 8 GB di RAM espandibile fino a 16 GB, disco rigido da 1TB e GPU integrata Intel Iris Graphics 6200.

Il suo prezzo di partenza è di € 1.729 (IVA inclusa) e si affianca alle versioni entry-level aggiornate con CPU di nuova generazione (Broadwell, non Skylake per la mancanza della GPU Iris sui processori della famiglia più recente).


Il device è personalizzabile con un CPU sostitutiva della famiglia Intel Core i7 da 3,3GHz (+ € 240 sul prezzo di listino), 16 GB di RAM (+ € 240), unità Fusion Drive e Flash (da 120 a € 600 per l'unità SSD da 512 GB), mentre tastiera e Magic Mouse 2 sono inclusi nel prezzo.

Il nuovo display Retina 4K si avvantaggia di una tecnologia produttiva più avanzata rispetto al passato che si riflette, a detta di Apple, in una riproduzione più ricca dei colori. La gamma cromatica riprodotta è basata su P3, che offre uno spazio colore del 25% superiore rispetto allo standard sRGB.

Sul modello da 21,5 pollici manca tuttavia la possibilità di integrare una GPU dedicata, fattore che potrebbe farsi sentire soprattutto con gli applicativi con grafica tridimensionale.

L'esborso minimo richiesto per accedere alla famiglia di all-in-one della Mela è pari a € 1.279, ovvero il prezzo per portarsi a casa un iMac 21,5" con display Full HD e processore Intel Core i5 dual-core da 1,6 GHz.


Apple, come anticipato, aggiorna anche la line-up dei modelli con display da 27", che adottano adesso tutti display a risoluzione 5K anch'essi tarati su standard P3.

La risoluzione del pannello è da 5120x2880 pixel e viene gestita nella versione base da una GPU AMD Radeon R9 M380 da 2 GB di memoria video dedicata. Sul fronte CPU, Apple ha scelto i nuovi processori Intel Core di sesta generazione, in versione Core i5 quad-core a 3,2 GHz nella versione base.

Si parte da € 2.129 per il modello con il suddetto processore, 8GB di RAM espandibili a 32 GB e disco rigido da 1 TB.

La società della Mela ha poi introdotto una nuova linea di accessori wireless: una nuova Magic Keyboard, Magic Mouse 2 e Magic Trackpad 2.

I tre prodotti hanno un nuovo design, riprospettato per integrare le nuove batterie agli ioni di litio ricaricabili, che "eliminano completamente la necessità di batterie monouso" (a detta di Apple).

Magic Trackpad 2 è più ampio e implementa adesso anche l'interfaccia Force Touch, disponibile quindi per la prima volta anche sui computer desktop della società.

Tutti i nuovi prodotti annunciati oggi sono già disponibili sul sito ufficiale Apple.com e presso alcuni Rivenditori Autorizzati Apple. Gli all-in-one vengono forniti con i nuovi Magic Keyboard e Magic Mouse 2, mentre Magic Trackpad 2 è disponibile solamente come opzione.
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lunedì 12 ottobre 2015

Twitter rivede il proprio organico

La scorsa settimana Jack Dorsey (cofondatore della Compagnia) è stato confermato CEO alla guida di Twitter.


A quanto pare Dorsey non sta perdendo tempo, in quanto, appena tornato in sella del Social Network   avrebbe pianificato un'importante misura di riduzione del personale.

Ancora non è ancora chiaro quale sia la portata numerica dell'operazione, ma pare che tutti i dipartimenti o la maggior parte di essi saranno toccati. Verosimilmente una parte importante del taglio andrà a coinvolgere gli ingengeri, che tra l'altro costituiscono la metà circa dell'intero staff, in quanto il ridimensionamento avviene in concomitanza della ristrutturazione delle attività di ingegnerizzazione, alla ricerca di una maggiore efficienza.

Secondo i dati societari dell'ultimo trimestre fiscale Twitter conta 4.100 impiegati, più del doppio dell'organico registrato nel secondo trimestre 2013, appena prima della quotazione in borsa. In questo periodo la base utenti è cresciuta meno del 50%.

Sebbene una parte dell'ampliamento del personale sia conseguenza delle varie operazioni di acquisizione che la compagnia ha condotto nel corso degli ultimi due anni, vi è comunque l'impressione che il team di ingegneri sia molto più grande di quanto debba essere. 

La riorganizzazione si inserisce nel solco che Dorsey ha cercato di tracciare negli ultimi 4 mesi, ovvero portare Twitter ad avere una maggior attenzione e "focus". Attualmente la compagnia non ha rilasciato alcun commento ufficiale sulla notizia.
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sabato 10 ottobre 2015

Novità Apple

Nel post di oggi, riassumiamo le novità il vista, provenienti dalla Silicon Valley, ed in particolare da Cupertino.


Gli aggiornamenti giungono su più fronti. Innanzi tutto a breve, nei prossimi giorni, saranno presentati al pubblico i nuovi iMac Retina da 21,5".

I nuovi All in one da 21,5" avranno una risoluzione da ben 4096 x 2304 pixel, un chip Broadwell e scheda grafica integrata Intel Iris Pro 6200 a cui verrà abbinata un'AMD Radeon M380 - M395X.

Il design esterno resterà assolutamente immutato, ma il costo subirà un poderoso rialzo. Pare che il 27", invece, rimarrà invariato. Il lancio è previsto la settimana prossima.

Sappiamo tra l'altro che Apple sta lavorando anche ad una serie di nuovi accessori-in particolare, un Magic Mouse di seconda generazione e una tastiera a batteria ricaricabile con Bluetooth 4.2- ma è mistero su quando debutteranno (l'acquisto da parte della Mela di nuovi domini internet la dice lunga sulla veridicità di questa notizia).

Pare invece che iPad Pro verrà lanciato ad inizio novembre, anche se ulteriori conferme seguiranno certamente nel corso del mese.

Rimanendo in casa Apple, una notizia importante, anche se riguarderà solo i portafogli più capienti, riguarda gli acquirenti dei modelli Porsche di nuova generazione.

La prestigiosa casa automobilistica ha infatti annunciato che le prossime Porsche 911 Carrera e Carrera S supporteranno la piattaforma CarPlay, preferendola alla soluzione Android. 

Ufficialmente, la ragione che ha spinto la casa di Stoccarda a scegliere il Partner si Cupertino, piuttosto che il colosso di Mountain View sarebbe imputabile ad una questione etica. Voci però sosterrebbero che Porsche avrebbe voluto impedire a Google di apprendere segreti sulle sue pratiche di produzione, visto il coinvolgimento dell'azienda di Mountain View, nella realizzazione delle auto che si guidano da sole.

Anche se non c'è ancora nulla di annunciato, una cosa del genere potrebbe valere anche per Apple, ma la differenza la fa la richiesta di dati.

Nel dettaglio, si parla infatti di velocità del veicolo, posizioni dell'acceleratore e revisioni al motore, inviandole al quartier generale di Google ogni volta che il guidatore sale in macchina: per chi parla il gergo, una completa esportazione della diagnostica di bordo conosciuta con il nome OBD2.

CarPlay, invece, chiede solo di sapere se l'auto sta accelerando oppure no mentre il sistema è attivo, per permettere a quest'ultimo di funzionare a dovere. Dando allo stesso tempo meno informazioni "segrete".
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MakerBot licenzia il 20% dei dipendenti

Ci risiamo, MakerBot, per la seconda volta in sei mesi, sta licenziando il 20% dello staff, citando "dinamiche di mercato" e l'incapacità di raggiungere "traguardi ambiziosi" quali ragioni principali.


La compagnia sta inoltre liberando uno dei due immobili occupati ad Industry City, un complesso di produzione situato a Brooklyn. La compagnia apporterà anche qualche modifica al team dirigenziale per "meglio concentrarsi sulle persone e sull'ecosistema MakerBot 3D".

L'annuncio è stato dato dal CEO Jonathan Jaglom in un post sul blog ufficiale della compagnia: 

Stiamo affrontando sfide molto difficili in Makerbot. In tutto il settore della stampa 3D stiamo vedendo un tasso di crescita molto lento e anche MakerBot è stata toccata

ha dichiarato Jaglom a The Verge. 

Si tratta, come detto, della seconda tornata di licenziamenti dopo che Jaglom ha assunto il comando di Makerbot negli scorsi mesi. Egli ha lavorato precedentemente per Stratasys, una grande società impegnata nel mondo delle stampanti 3D che ha acquisito MakerBot nel corso del 2013 con un esborso di 400 milioni di dollari.

L'acquisizione ha però messo sotto pressione MakerBot, con la stessa Stratasys che ha fissato obiettivi monetari e di produzione piuttosto pesanti.

Ci sono stati obiettivi che credevamo di poter raggiungere quando li abbiamo definiti. Ciò che abbimo previsto, pianificato e sperato sta diventando molto gravoso

ha affermato Jaglom. 

Al di là delle difficoltà del mercato della stampa 3D, comunque ancora emergente, non v'è da dimenticare che MakerBot sta attualmente affrontando anche un contenzioso legale dopo che gli azionisti hanno avviato una causa collettiva accusando la compagnia e Stratasys di aver commercializzato consapevolmente estrusori di stampa difettosi.
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giovedì 8 ottobre 2015

Samsung Pay, cavallo di troia per cracker dagli occhi a mandorla

Il servizio di pagamenti mobile Samsung Pay che l'azienda coreana ha lanciato lo scorso mese di agosto è protagonista di un giallo: la società che si è occupata di realizzare la tecnologia di comunicazione tra dispositivo e terminale di pagamento.


La Società pare infatti sia stata vittima nei mesi passati di un attacco cracker, che potrebbe aver portato alla sottrazione di segreti industriali capaci di mettere a rischio la sicurezza del sistema. 

LoopPay è l'azienda statunitense che Samsung ha acquisito nel febbraio 2015 e che ha sviluppato la tecnologia alla base di Samsung Pay, un servizio concorrente ad Android Pay e Apple Pay e che, come questi ultimi, permette di utilizzare lo smartphone come "portafoglio elettronico" per effettuare pagamenti. 

Il New York Times riferisce che durante il mese di marzo la compagnia è stata vittima di un attacco da un gruppo di hacker cinesi, conosciuto con il nome di Codoso Group.

LoopPay ne è venuta a conoscenza 38 giorni prima del debutto di Samsung Pay. Di media, secondo un'indagine del Ponemon Institute, sono necessari 46 giorni prima che un attacco degli hacker possa essere considerato pienamente risolto. Ma il tempo necessario per riparare i danni è di norma più esteso nel caso di attacchi sofisticati come verosimilmente è stato quello a LoopPay.

Il gruppo di hacker autore della compromissione opera con uno schema collaudato: si nasconde per lungo tempo nelle reti della vittima così da poter costruire ed occultare vari punti di accesso per poter rientrare a proprio piacimento. 

Secondo le informazioni disponibili l'attacco avrebbe però toccato solamente la rete aziendale della compagnia, senza interessare il sistema che presiede alla gestione dei pagamenti. In particolare gli hacker erano interessati a recuperare le informazioni e i dettagli tecnici del meccanismo di funzionamento del sistema.

Secondo Will Graylin, CEO di LoopPay e general manager di Samsung Pay, non vi è alcuna indicazione che gli hacker si siano infiltrati nei sistemi di Samsung o che i dati degli utenti siano stati esposti. 

Su Samsung Pay non vi è stato alcun impatto e in nessun momento sono state messe a rischio le informazioni personali per i pagamenti. Questo è stato un incidente isolato che ha avuto come obiettivo la rete corporate di LoopPay, che è un sistema fisicamente separato. Il problema alla rete aziendale di LoopPay è stato risolto immediatamente e non ha niente a che fare con Samsung Pay

sono state invece le parole di Darlene Cedres, Chief Privacy Officer di Samsung.
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mercoledì 7 ottobre 2015

Apple Store al posto del cinema Apollo (Milano)

La notizia di oggi riguarda Apple, anche se non si tratta dell'ennesimo aggiornamento su iPhone, iMac, iPad o altro, bensì di un'indiscrezione riguardante il Bel Paese, e nella fattispecie il capoluogo lombardo.


Sembrerebbe che la Società della Mela, si sia accaparrata i locali che attualmente ospitano il cinema Apollo in Galleria De Cristoforis, a meno di due passi dal Duomo milanese.

La fonte è sicuramente autorevole, trattandosi del Corriere della Sera. E' lo stesso quotidiano che, oltre a riportare la notizia, definisce anche l'aspetto piuttosto ricercato del nuovo negozio.

Un parallelepipedo di cristallo, così come sulla Quinta Strada di Manhattan, sarà una delle due porte d’accesso allo store

scrive la testata giornalistica, mentre la seconda sarà quella dell'attuale cinema Apollo che si trova proprio sotto la Piazza e che chiuderà i battenti entro un anno.

Apple ha avuto il benestare della Soprintendenza alle Belle Arti, ma solo "a condizione che sia conservato un grande schermo della sala".

Magra consolazione per i nostalgici come il sottoscritto che, in quelle sale hanno messo il braccio attorno collo della propria ragazza per la prima volta, cercando il coraggio di baciarla.

L'ingresso avverrà proprio come nel celebre negozio della Fifth Avenue a New York, forse il più distintivo della società di Cupertino. Ad accogliere il visitatore ci sarà un grosso parallelepipedo interamente in cristallo, mentre l'accesso allo Store vero e proprio sarà praticabile attraverso una "scalinata costruita a gradoni, lunghi ed estesi, fino a trovarsi nella pancia della piazzetta, che è l'attuale contenitore del cinema".

Il cinema appartiene alla società Immobiliare Cinematografica, che ha deciso di cedere i suoi spazi alla compagnia californiana. L'idea di un Apple Store al centro di Milano solleticava la società già quando al timone c'era Steve Jobs ed è emblematico il caso del novembre 2011 quando Prada rubava ad Apple lo spazio in Galleria, lo stesso in cui prima si trovava McDonald's. Il sogno di Jobs potrebbe divenire però presto realtà.

Il Corriere scrive che Apple aveva già proposto, in maniera molto creativa, di realizzare un cubo in cristallo proprio in Piazza del Duomo. L'allora assessore comunale alla Cultura Stefano Boeri aveva ovviamente rifiutato l'offerta e nel 2013 le trattative fra Apple e Comune di Milano sembravano esaurite senza aver portato a nulla di concreto. Ma a quanto pare non erano del tutto esaurite.

Apple aveva già piantato le proprie bandierine su suolo lombardo diverse volte (Lonato, Orio al Serio, Rozzano e Carugate) ma mai con uno Store dedicato e mai con una struttura in stile Fifth Avenue.

Staremo a vedere!
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Microsoft Surface Book

Se tutti noi aspettavamo con ansia l'upgrade del tablet Microsoft (Surface Pro 4) a Redmond hanno pensato bene di stupirci con gli effetti speciali.


Fra i gioiellini MS, spunta l'inedito Surface Book, il primo notebook presentato dal Colosso di Redmond.

Il nuovo device, somiglia molto al MacBook, della concorrente più blasonata e copiata Apple; non solo per il nome davvero troppo simile.

E' dotato di un display da 13,5", CPU Intel Core di sesta generazione e GPU NVIDIA. Sarà possibile staccare il display dalla base, esattamente come in un prodotto 2-in-1, ma a differenza dei transformer book, all'interno del Surface Book, NVIDIA ha integrato la GPU all'interno della base, pertanto quando lo schermo viene scollegato, utilizza il sottosistema video integrato all'interno del processore Intel Core.


Non solo lo schermo può essere staccato, rendendo Surface Book un tablet, ma può venir ricollegato alla base anche in modo rovesciato: questo permette di avere un tablet con la base collegata così da sfruttare tutta la potenza di calcolo messa a disposizione dalla GPU NVIDIA integrata nella base. 

Microsoft indica questa modalità come quella da preferire per chi vuole avere a disposizione un tablet con il quale interagire in modo molto ricco con oggetti 3D e grafica in generale.

Queste caratteristiche hardware rendono il terminale un notebook estremamente potente, da confrontare secondo Microsoft con MacBook Pro: il dato dichiarato è di una potenza di elaborazione 2 volte superiore, dato che è ovviamente da verificare ma che sconta sia la presenza di un processore della famiglia Skylake sia la presenza di una GPU NVIDIA dedicata.

A integrare il pacchetto offerto dal Colosso di Redmond, abbiamo due porte USB 3.0 e un lettore di memory card, integrato nella base.

Ora veniamo alle barzellette, all'utopia, all'ottimismo o (quella che auspichiamo) la magia apportata da Microsoft: la stessa, infatti, dichiara un'autonomia di 12 ore nel funzionamento con batteria.

Il prezzo di partenza, nel mercato nord Americano, è di 1.499 dollari con preorder disponibili da questa settimana e commercializzazione dal 26 Ottobre.

Al momento attuale non è noto quando Microsoft avvierà le vendite di questo prodotto nel mercato nazionale, e a quale prezzo; è ipotizzabile che al pari di quanto visto con le precedenti versioni di Surface Pro anche Surface Book preveda tagli differenti per processore, quantitativo di memoria di sistema e soluzione di storage.

Microsoft ha più volte indicato Surface Book come "the ultimate notebook" ma, da quello che abbiamo potuto vedere finora, Surface Book potrebbe rappresentare il 2-in-1 definitivo.
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