venerdì 31 ottobre 2014

Project Ara: prossimo step? Gennaio!

Dopo gli ultimi test non troppo esaltanti, nel quale venivano messe in luce le peculiarità, ma soprattutto le immaturità, Ara torna alla ribalta e annuncia il prossimo traguardo, che avverrà nel primo trimestre del 2015.


Nato da Phonebloks, il progetto aveva subito suscitato l'interesse di Motorola, che ha acquisito il team al lavoro sullo sviluppo dello smartphone modulare.

Poco dopo l'annuncio ufficiale circa l'acquisizione di Motorola da parte di Lenovo, molti si sono chiesti che fine avrebbe fatto il Progetto Ara. La risposta è stata chiara: il gruppo di Motorola Advanced Technology che ha sviluppato il dispositivo (Phonebloks), così come i suoi brevetti, rimarranno con Google.

Infatti, la divisione dietro Progetto Ara sarà integrata all'interno del team di Android di Google, di conseguenza l'intero progetto non passerà nelle mani di Lenovo. Il team di quasi un centinaio di persone farà un breve viaggio per trasferirsi da Sunnyvale agli uffici di Google a Mountain View, in California.

Phonebloks ha recentemente rilasciato un video (vedi a fondo pagina) in cui mostra per la prima volta un prototipo Ara funzionante con una versione non meglio precisata di Android. La società aveva cercato di dare una prima dimostrazione in una sessione a porte chiuse durante la Google I/O, tuttavia i risultati non sono stati dei migliori.

Il gruppo ATAP, alla base appunto dello smartphone modulare, ha annunciato che la seconda Project ARA Module Developers Conference sarà tenuta il prossimo 14 gennaio a Mountain View, in California, mentre il 21 gennaio verrà organizzato un nuovo evento in Singapore.

L'obiettivo finale è quello di offrire Ara ai consumatori entro un anno, traguardo che sembra sempre meno impossibile con il passare del tempo.

Date un'occhiata al video

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giovedì 30 ottobre 2014

Motorola passa di mano: ora è cinese!

Se Facebook con le sue continue acquisizioni e i suoi continui investimenti in ricerca e sviluppo, ha messo alla prova i mercati, ricevendo peraltro una risposta non troppo rassicurante, Google ha deciso di monetizzare i propri investimenti.


Google ha, infatti, annunciato la cessione di Motorola Mobility in favore del colosso cinese Lenovo. L'operazione è stata completata.

La Società era stata acquistata da Google nel 2011, al momento della scissione di Motorola Inc, nelle due divisioni: Mobility e Solutions. 

Oggi, però, Motorola Mobility dice addio a Google, come testimonia Wikipedia che, prontamente, aggiorna il suo database: 


Il 29 gennaio 2014, Google firma un accordo con Lenovo per la cessione del 95% di Motorola Mobility che sarà acquisita per 2,91 miliardi di dollari (cifra soggetta ad alcune rettifiche) 


Infatti, la società americana apparteneva a Google, che ne ha ceduto grossa parte delle proprietà e dei brevetti. Lenovo si appropria quindi di molti brand di successo di Motorola Mobility, come Moto X, Moto G, Moto E e la serie Droid. 

La Società d'origine statunitense, opererà come società sussidiaria di proprietà di Lenovo, e la sua sede rimarrà a Chicago. Il produttore cinese diventa così proprietario di un'azienda variegata con un organico di quasi 3.500 dipendenti in tutto il mondo, di cui circa 2.800 negli USA, che sviluppano, progettano, vendono e supportano i dispositivi di Motorola.

Vengono rimodulate anche alcune delle forze in campo fra gli alti dirigenti delle due società: Liu Jun, Executive VP e President del Lenovo Mobile Business Group, diventa presidente del consiglio d'amministrazione di Motorola. Rick Osterloh, figura storica di Motorola, resterà all'interno del team in qualità di President and Chief Operating Officer di Motorola.

Il produttore statunitense continuerà ad operare nel mercato mobile con gli ultimi prodotti della line-up, fra cui Moto X, Droid Turbo, Nexus 6, e lo smartwatch Moto 360. Motorola manterrà più di 2.000 brevetti e accordi di cross license, mentre le proprietà intellettuali che resteranno a Google verranno offerte anche alla società statunitense in licenza d'uso.

Gli accordi commerciali maturati fra Google, Motorola e Lenovo sono stati valutati e avallati dalle autorità garanti per la concorrenza di Stati Uniti, Cina, Brasile, Messico e dal CFIUS.

Il prezzo totale alla data della chiusura della transazione è stato pari a circa 2,91 miliardi di dollari (salvo eventuali e possibili aggiustamenti), corrisposto parzialmente in contanti per circa 660 milioni di dollari, e in parte mediante attribuzione a Google di 750 milioni di dollari in azioni.

I rimanenti 1,5 miliardi saranno corrisposti a Google con un impegno di pagamento triennale. Lenovo ha riconosciuto a Google un ulteriore pagamento cash pari a circa 228 milioni di dollari.

L'acquisizione di Motorola Mobility fa parte di un ampio piano di Lenovo, che ha come fine ultimo il raggiungimento dei mercati relativi ai continenti più importanti. Lenovo continuerà ad operare come brand autonomo, ma con Motorola e con un nuovo marchio ufficializzato proprio di recente cercherà di entrare con più vigore nei mercati occidentali e cinese.

Questa è la quinta volta dal 2005 che Lenovo ha ottenuto l'avallo del CFIUS per l'acquisizione di un'azienda statunitense.

Il colosso cinese aggredisce prima il mercato dei notebook e ora quello mobile: "siete pronti all'invasione"?
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mercoledì 29 ottobre 2014

Il futuro delle stampe 3D

Ebbene si, il tema ci è molto caro, e i nostri lettori lo sanno. L'evoluzione della stampa 3d è stato oggetto, più volte, dei nostri post.


Questa volta, però, cercheremo di avere uno sguardo più lungimirante sul tema: quali possono essere le ambizioni di tale tecnologia? 

Secondo le previsioni della società di analisi di mercato Gartner, c'è da essere ottimisti: le consegne mondiali di stampanti 3D supereranno le 217 mila unità nel corso del 2015 e andando a crescere in maniera significativa dalle 108 mila unità dell'anno in corso.

In un'analisi di più lungo periodo le consegne andranno a raddoppiare ogni anno nel periodo compreso tra il 2015 ed il 2018, per raggiungere entro quell'anno consegne per 2,3 milioni di pezzi.

Come abbiamo osservato lo scorso anno il mercato delle stampanti 3D è ad un punto di svolta. I tassi di crescita, in termini di unità, per le stampanti 3D, che hanno indugiato nei trenta anni sin da quando la prima stampante 3D fu inventata, sono destinati ad impennarsi sensibilmente all'inizio del 2015. Per quanto radicali possano sembrare i numeri delle previsioni, bisogna tenere a mente che anche i 2,3 milioni di pezzi che prevediamo saranno venduti nel 2018 sono comunque solo una piccola frazione del mercato potenziale di consumatori, aziende ed enti governativi al mondo

ha dichiarato Pete Basiliere, research vice president per Gartner.

Sette tecnologie vanno a costituire il mercato delle stampanti 3D, con quella ad estrusione di materiale che guida la crescita fino al 2018 grazie ad una significativa adozione consumer di stampanti 3D al di sotto dei 1000 dollari.

I principali driver di mercato per le stapanti 3D consumer sono:
  • prezzi più bassi
  • prestazioni
  • disponibilità globale.

I driver di mercato per le stampanti 3D enterprise sono:
  • la disponibilità di tecnologie per la prototipazione e la produzione rapida
  • costi più bassi
  • miglior qualità
  • maggiore scelta tra i materiali di stampa.

Gartner prevede che la spesa end-user sulle tecnologie di estrusione di materiali andrà a crescere dai 789 milioni del 2015 fino a 6,9 miliardi di dollari nel 2018.

Nel complesso la spesa end-user per le stampanti 3D è attesa crescere dagli 1,6 miliardi di dollari del 2015 ai 13,4 miliardi del 2014 con tecnologie come la fotopolimerizzazione e il getto di materiali che guidano questa crescita grazie ad una maggior accettazione nei mercati consumer ed enterprise.

Le consegne per fascia di prezzo sono condizionate dalle tecnologie rappresentate all'interno di esse. Di particolare interesse sono il segmento al di sotto dei 1000 dollari e quello tra i 1000 e i 2500 dollari che sono dominati dai dispositivi ad estrusione di materiale.

Le stampanti 3D che costano meno di 1000 dollari costituiscono l'11,6% del totale di questi due segmenti nel 2014, ma entro il 2018 cresceranno al 28,1% del segmento di stampanti al di sotto dei 2500 dollari.

Su cosa puntare?

Guardando avanti, saranno le funzionalità plug&print che spingeranno la crescita del mercato delle stampanti 3D consumer a partire dal 2015. Sebbene, infatti, l'ecosistema resti complesso, i produttori di stampanti entry-level ad estrusione cercheranno di includere semplici funzionalità plug-print, come apposite "cartucce" di materiale e sistemi automatizzati per rendere più facile per il consumatore la produzione di un oggetto tridimensionale.

Come conseguenza, il 10% circa delle stampanti 3D che costano meno di 1000 dollari avranno funzionalità plug&print entro il 2016.

Questa tendenza andrà accelerando con il mercato che è composto principalmente da early adopter che crescono con un approccio open-source senza vincoli e si evolve in un mercato dove il consumatore medio domina. Mentre gli early adopter si scateneranno con le stampanti 3D open-source, la grande maggioranza dei consumatori mainstream richiederanno le semplici e robuste operazioni che il plug&print può offrire loro

ha osservato Basiliere.
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martedì 28 ottobre 2014

Amazon Fire TV Stick

Se non sapevate che farvene di Google Chromecast, sicuramente non sarete interessati a questo post, però, se la curiosità non vi manca e pensate che Google sia sulla buona strada, ma che si potrebbe fare meglio, forse questo è l'articolo che fa al caso vostro.


Oggi, infatti, parliamo del vero competitor di Chromecast: si chiama Fire TV Stick ed è stato "sfornato" da Amazon.

Il nuovo arrivato è decisamente superiore al prodotto Google, e costa solo 4 dollari in più. I 39 dollari, ovviamente, includono le spese di spedizione.

Hardware:

  • CPU dual-core, ovvero il doppio della memoria di Chromecast (1 GB), doppia antenna Wi-Fi dual-band (MIMO);
  • HDD: 8 GB di memoria interna.

L'Amazon Fire TV Stick si collega a una porta HDMI del televisore, e dà immediatamente accesso a molti contenuti.

Quelli forniti direttamente da Amazon Prime in Usa, ma anche Netflix, Hulu e tanti altri. È molto interessante anche la presenza di un telecomando, che permette di usare il dispositivo senza collegarlo a uno smartphone, un tablet o un PC.


È comunque possibile usare il dispositivo in abbinamento a uno smartphone (Android e FirePhone, iOS prossimamente), per riprodurre filmati dal dispositivo portatile al televisore o per il mirroring dell'intero dispositivo.

L'Amazon Fire TV Stick è un dispositivo Miracast, compatibile quindi anche con computer e altri prodotti che usano tale standard.

A renderlo ancora più interessante c'è il prezzo promozionale: i clienti Amazon Prime possono averlo per solo 19 dollari se lo comprano subito. Chi non ha l'abbonamento invece riceve un mese di prova gratis insieme all'Amazon Fire TV Stick.

Il difetto più grande è sempre il solito: questo gioiello, e tutti i servizi a cui dà accesso, non sono presenti in Italia.

Un vero peccato, perché al mercato italiano non farebbe affatto male un concorrente determinato e aggressivo come Amazon, nel mondo del cinema e delle serie TV online, almeno.

Speriamo però che questa situazione cambi presto: dopotutto se Amazon vuole davvero competere con Netflix, Google Play Music, iTunes, Xbox Video e altri giganti internazionali dovrà darsi una mossa, perché tutti si stanno muovendo per espandersi.


È vero anche che gli operatori locali, come Mediaset, Rai e Sky cercano di fare il possibile per arginare il problema, e la velocità delle nostre connessioni non è particolarmente invitante per vivere di solo streaming. Ma qualche potenziale cliente già c'è per questi nuovi servizi, persino in Italia: quel che manca è un'offerta abbastanza variegata, vera concorrenza.

Ancora una volta l'Italia è fanalino di coda!
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lunedì 27 ottobre 2014

Milano Games Week: cosa bolle in pentola?

Si è appena conclusa la chermesse videoludica milanese, ed è tempo di bilanci, soprattutto per i due player che si contendono il titolo di miglior console next-gen.


La Milan Games Week 2014, è una delle più importanti manifestazioni italiane dedicate all'universo in pixel e poligoni. E' il luogo di riferimento per le sfilate di console, periferiche di gioco, devices innovativi, ma mon solo. La manifestazione è anche "la mecca" di nerd e cosplayers.

Stand colorati e pieni di vita, si sprecano; un fiume di gente corsa a Milano per scoprire cosa hanno in serbo per noi giocatori, le due Società più blasonate: Microsoft e Sony.

Quali saranno i videogames per PlayStation 4 e Xbox One in arrivo sugli scaffali nei prossimi mesi?

LITTLEBIGPLANET 3 (PS4)

Sackboy è il pupazzo di pezza piccolo, buffo, personalizzabile nell'aspetto e negli accessori protagonista della serie LittleBigPlanet 3.


Non è un caso, infatti, che sia uno dei personaggi del mondo PlayStation più amati, che negli anni ha saputo appassionare generazioni di videogiocatori. Quest'anno Sackboy torna su console domestica con LittleBigPlanet 3 in esclusiva per PlayStation 4 e PlayStation3.

Sviluppato da XDev e Sumo Digital, LittleBigPlanet 3 racconta l'incredibile avventura vissuta da Sackboy sul pianeta Bunkum. In questo mondo di meraviglie e stravaganze, gli abitanti vivono in una condizione di suprema felicità e creatività. Tutto è però rovinato da Newton, un folle creatore che ritiene di essere la mente più geniale di Bunkum.

Purtroppo, il suo difetto più grave è l'impazienza, al punto che le sue creazioni si rivelano quasi sempre raffazzonate e incomplete. L'incompetenza di Newton, unita alla sua arroganza, forma una miscela molto pericolosa. Quando Newton elabora un piano malvagio per liberare tre antichi Titani e assorbire tutta la creatività, Sackboy si rivela l'unico in grado di salvare la situazione. Ma non è un'impresa che può affrontare da solo e chiede aiuto a Toggle, OddSock e Swoop, tre nuovi personaggi che daranno al nostro piccolo eroe quella marcia in più per ripristinare l'equilibrio.

Il franchise LittleBigPlanet si basa sul principio dello user generated content, ovvero un sistema di "produzione" dei contenuti che permette a tutti gli utenti di personalizzare il proprio gioco e, al tempo stesso, di creare interi livelli di gioco da condividere con la community.

Un gioco fin da subito divertentissimo, soprattutto in compagnia.

BLOODBORNE (PS4)

Bloodborne è un'esclusiva per PS4 nata dalla creatività del team di From Software e di Hidetaka Miyazaki, uno degli sviluppatori più conosciuti dai videogiocatori in quanto "padre" di tutti gli episodi della serie "Souls".


Il gioco racconta la storia di Gascoigne, uomo solitario e cacciatore sanguinario che si reca nell'antica città di Yharnam, famosa per la produzione di una sostanza in grado di curare molte malattie. Ma Yharnam è anche la città nella quale si è sviluppato un virus che colpisce indistintamente tutti gli abitanti trasformandoli in creature demoniache, bestie e umanoidi.

Le premesse per un gioco di ruolo carico di azione e terrore ci sono tutte. Potrebbe rappresentare in futuro uno dei motivi più validi per acquistare una PlayStation 4.

Da avere assolutamente!

THE ORDER 1886 (PS4)

In The Order 1886 il giocatore verrà catapultato indietro nel tempo, più precisamente nella Londra del 1886.


A prima vista, ogni elemento sembra essere perfettamente in linea con l'epoca vittoriana: le carrozze, i cavalli, i palazzi, ma, guardando attentamente, ci si rende conto di essere in una Londra vittoriana alternativa, in cui la lotta contro un antico e potente nemico viene combattuta con armi tecnologicamente avanzate.

Anche la trama presenta risvolti interessanti: a vigilare sulla città uomini armati facenti parte dell' Ordine, un vero e proprio esercito creato da Re Artù, capeggiato da Sir Galahad Greyson e nato per contrastare un'antica stirpe nota come Half-breed (mezzosangue), creature sanguinarie che hanno subito mutazioni genetiche. Compito di Sir Galahad e dei suoi uomini sarà anche quello di contrastare i ribelli che si oppongono all'Ordine e al regime repressivo che esso rappresenta.

Per riuscire a sconfiggere nemici, sarà necessario avvalersi di armi e gadget altamente sofisticati e della Black Water, una misteriosa sostanza che permette di rigenerare le ferite e di rallentare il processo di invecchiamento.

Un po' troppo lineare a prima vista ma, sicuramente curioso!

SUNSET OVERDRIVE (Xbox One)

Sfrecciare lungo i cavi della corrente che illuminano a festa le case sottostanti o scorrere lungo le rotaie delle montagne russe di un livello ambientato in un luna park, sono azioni che in Sunset Overdrive assumono la stessa importanza della capacità di padroneggiare le folli armi che gli sviluppatori di Insomniac Games hanno messo tra le mani al pubblico della Milan Games Week 2014.


Armi ovviamente utili per poter sopravvivere in un mondo sì coloratissimo, ma anche infestato da da decine di orribili e deformi nemici mutanti. Un vero concertato di colori, movimenti repentini e situazioni bizzarre che piacerà soprattutto ai nostalgici legati ai titoli di stampo arcade.

Ci si diverte da soli, giocando una campagna ambientata in un ampio open world, ma lo si fa anche collaborando con un massimo di sette amici per portare a termine le missioni coop.

Avete già una console Xbox One o state correndo a comprarla?

HALO THE MASTER CHIEF COLLECTION (Xbox One)

Halo è... Halo. Ed è ancora più Halo se a fare bella mostra di sé tra gli stand della Games Week 2014 è una raccolta dei quattro capitoli principali della saga più amata dai fan di Xbox.


CI riferiamo naturalmente alla Halo The Master Chief Collection, in uscita in esclusiva su Xbox One il prossimo 14 novembre e testabile in anteprima da tutti i partecipanti alla kermesse meneghina.

Halo The Master Chief Collection includerà dunque Halo, Halo 2, Halo 3 e il quarto capitolo, tutti ottimizzati per Xbox One ed arricchiti dalla modalità multiplayer. I giochi gireranno a 1080p e 60 fps, vanteranno un centinaio di mappe e server dedicati e consentiranno di accedere alla beta di Halo 5 Guardians.

Una collection sontuosa e davvero solida, ricchissima di migliorie a svecchiarne il gameplay, ma comunque ancorata al suo glorioso passato.

Nostalgia... tanti ricordi... la storia di Xbox!


Dopo questo ponte di congiunzione tra presente e passato, torniamo al Milano Gemes Week e nella fattispecie ad una software house nostrana: si tratta di Storm in a Teacup che, in occasione dell'evento ha presentato NERO (disponibile in prova alla fiera). 


NERO è presente in anteprima sia allo stand di Xbox che nell'area Indie della fiera, disponibile per la prima volta a livello mondiale; il lancio è previsto nei primi mesi del 2015 solo su Xbox.

Orgoglio italiano!
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sabato 25 ottobre 2014

OS X Yosemite: vediamo cosa cambia rispetto a Maverick?

Pochi giorni fa Apple ha rilasciato la nuova major release del proprio OSX: design più essenziale e nuove feature; questa sembra essere stata la linea seguita a Cupertino.


Come tutti i nuovi aggiornamenti Apple (vedi problemi con iOS8), anche Yosemite, così si chiama il nuovo OSX, non è esente da difetti.

Proviamo a sintetizzare le novità, passando in rassegna le varie feature del sistema operativo Apple. 

L'interfaccia

Come avvenne nel passaggio da iOS 6 a iOS 7, anche questo update appare molto polarizzante: piace o non piace, punto.

Non ci sono vie di mezzo. L'interfaccia è molto minimalista e piatta (too much?); e per fortuna che hanno lasciato almeno le ombre sotto le finestre, altrimenti sarebbe diventato tutto davvero indistinguibile.

La barra di Switch delle app spesso si confonde col contenuto del browser, e i colori appaiono troppo saturi, ma quello è il pallino di Jonathan Ive....

In generale, tutto è stato declinato in stile iOS; il font di sistema è passato da Lucida Grande ad Helvetica Neue, e le trasparenze si annidano dappertutto. Una scelta che potrebbe creare dei fastidi per alcuni utenti, soprattutto i fedelissimi che hanno permesso al Mac di rimanere a galla, anche quando iPhone non era altro che un'idea, balenata nella testa di Steve Jobs.

Finder e Dock

La "nuova dock" è una sorta di "ritorno al fututo".


La suggestione è chiara: iOS 8 vs OSX 10.4 Tiger

Il Dock torna infatti ad essere bidimensionale, ma questo può piacere o meno,altro discorso, invece, è la scomparsa delle preferenze del Dock dal Menu Apple, il che significa che per variazioni al volo occorre ricorrere alle Preferenze di Sistema.

Il Finder non è cambiato più di tanto, in fin dei conti; l'unica vera novità è rappresentata da iCloud Drive, per conservare i file da condividere con iPhone e iPad. Per il resto, si notano solo trasparenze e icone piatte.

I pulsanti delle finestre ora si comportano diversamente: il "+" verde ora non si limita a ingrandire la finestra all'estensione minima necessaria per visualizzare i contenuti come una volta; ora passa direttamente alla modalità Full Screen per le app che lo supportano. Per forzare il vecchio sistema, è sufficiente premere il tasto opzione (Alt) mentre si clicca sul pallino verde.

Centro Notifiche & Spotlight

Il Centro Notifiche ora somiglia moltissimo a quello di iOS e integra anche la vista Oggi. Tutto molto carino, ma troviamo un filo scomoda la necessità di dover cliccare per cambiare schermata: finirà che resterà fissa alle Notifiche e tanti saluti.

Il nuovo Spotlight ricerca non solo sul Mac, ma anche su Bing, su Wikipedia e su altre fonti. Inoltre, diventa ufficialmente anche un Launcher di app grazie ai suggerimenti.

iTunes, Safari, Mail, Anteprima

All'inizio iTunes 12 spiazza un po': non si capisce per quale ragione non si possa visualizzare il riepilogo di un dispositivo cliccando sul nome nella barra laterale è un mistero.


Safari è assolutamente uno dei Pro di Yosemite. Le prestazioni sono paragonabile alle vecchie versioni, ma l'interfaccia è molto più pulita. Inoltre, la pagina che scompare sotto la barra traslucida è un plus non indifferente.

Mail è praticamente immutato dalla versione precedente, a parte la presenza di Mail Drop, che consente di inviare allegati pesanti (fino a 5 GB) senza dover ricorrere a servizi esterni, e il supporto alle Estensioni, grazie al quale gli sviluppatori di terze parti possono aggiungere feature non previste originariamente da Apple. Esattamente come avviene su iOS.

Per quanto concerne Anteprima, invece la bocciatura è ineluttabile. Sembra quasi che, ogni volta che vi mettono mano, finiscano col creare un problema per ogni nuova feature. Gradevole la riorganizzazione dell'app, e le piccole migliorie; ma lo sfondo grigio omogeneo in luogo della quadrettatura rende più difficile visualizzare le trasparenze a colpo d'occhio. Inoltre, abbiamo sperimentato qualche piccolo bug qua e là.

Quindi...

Yosemite è gratuito, e riduce drasticamente le distanze con iOS. In effetti, la sua integrazione con iPhone e iPad è la sua killer app, a patto di avere dispositivi e computer recenti. L'ecosistema Apple sembra sempre più chiuso e ciò è un vantaggio a patto che si utilizzino esclusivamente dispositivi Apple (aggiornati ovviamente). 

Le trasparenze si sprecano e i nuovi gradienti risultano abbastanza fastidiosi. Nonostante le problematiche riscontrate su alcune app, i progressi ci sono e sono evidenti.
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venerdì 24 ottobre 2014

Il 4K? Parola ai registi

Se siete soliti fare capatine al centro commerciale con "visita obbligata" al negozio di elettronica di riferimento, forse (anzi sicuramente), avrete notato che negli ultimi tempi, una sempre più ampia metratura dello store viene dedicata ai televisori mastodontici 4K.


Ovviamente sono sempre più di moda, hanno un design accattivante e dei prezzi esorbitanti, eppure, quanto sono utili?

Chi potrebbe essere più autorevole di un regista? Geoff Boyle, Rodney Charters e Bill Benett sono molto scettici a riguardo. Ultra HD? Viene spinto dall'industria della ripresa e della riproduzione video, ma non rappresenta una reale esigenza dei registi e dei direttori della fotografia. 

Non mi importa nulla della risoluzione: ho passato la mia vita a mettere retine, calze, filtri di diffusione davanti e dietro le ottiche perché generalmente è tutto troppo nitido. Quello che mi interessa veramente sono la gamma dinamica e la resa dei colori 

questa l'opinione di Geoff Boyle (Mutant Chronicles [2008], Street Fighter - La leggenda [2009] and Dark Country [2009]).

Sono argomenti simili a quelli utilizzati da Tarantino, Nolan e Abrams che si sono schierati per salvare le pellicole cinematografiche Kodak e poter girare film ancora negli anni a venire utilizzando questo mezzo al posto del digitale.

Sulla stessa linea anche Rodney Charters ( 24 [2001], Venerdì 13 [1987]) che rincara la dose dicendo che tutta quella risoluzione porta sullo schermo dettagli che possono anche avere un effetto negativo, ad esempio distraendo lo spettatore dalla vera scena che il regista voleva mettere davanti ai suoi occhi.

Bill Benett (Kiss or Kill [1997], In a Savage Land [1999] and Tentazione mortale [2001]) fa poi una considerazione molto pratica:

Spesso lavoriamo con attrici sulla cinquantina, molto brave e molto pagate: nessuna di loro vuole vedere puntata verso di sé una videocamera 4K (o 6K o 8K) senza che di fronte ad essa ci sia un filtro di diffusione. Nel momento in cui aggiungi qualunque forma di diffusione non hai più una cinepresa 4, ma ti porti dietro comunque tutto il carico di dati che questa comporta.

La gamma dinamica è uno degli aspetti chiave per i direttori della fotografia e al momento c'è molto lavoro attorno a questo tema nell'ambiente, anche perché all'occhio umano immagini con un migliore contrasto e una gamma dinamica aumentata danno l'impressione di maggiore nitidezza.

Addirittura Boyle è coinvolto in alcuni esperimenti per girare con due cineprese Arri in parallelo, non per ottenere immagini 3D, ma per arrivare a una gamma dinamica di 20 stop. Un altro elemento chiave sono i colori: in molti si sono resi conto che lo spazio colore Rec 709, utilizzato come standard per le TV ad alta definizione, faccia perdere moltissime informazioni di gamma cromatica.

Se si trova il modo invece di riuscire a portarle agli occhi degli spettatori l'impatto delle immagini in movimento può essere molto maggiore, ma servono nuovi standard nell'industria. Dolby è al lavoro su qualcosa di simile con la sua tecnologia Dolby Vision.



Se avete una mezz'ora di tempo potete guardarvi tutta l'interessante tavola rotonda a questo indirizzo o cliccando sul video incorporato qui sotto. 

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New Tube for London

Prima arrivarono il carro trainato dai buoi, poi fu la volta dei mezzi a motore e invine venne il tempo dei vettori aerei.


Prima di questi ultimi, però, arrivarono i mezzi su rotaia e le metropolitane. Ecco, è proprio di questo che vi parleremo oggi.

Qual è il servizio metropolitano per eccellenza? New York? Tokyo? Il servizio offerto dalle metropoli nostrane (muahahahahaha)! Forse è più vicina di quello che crediamo: parliamo infatti di Londra e del restyling completo delle sue linee.

Parliamo infatti della "più antica rete metropolitana del mondo, la più estesa d’Europa e la seconda del mondo per estensione, vantando ben 402 km di linea autonoma di cui il 45% costituito da gallerie sotterranee, superati solamente dai 537,4 km del recente impianto di Seul". Parola di Wikipedia Italia!

La flotta subirà grandi novità in termini di design, introducendo la possibilità di percorrere liberamente tutto il treno (in modo da guadagnare molto spazio). Le porte saranno raddoppiate per facilitare la discesa e la salita dei passeggeri. Le vetture saranno più piccole per dare maggiore flessibilità ai treni nel loro complesso. I vagoni saranno più vicini alla banchina.
A tutti ciò si devono aggiungere il LED di avvertimento, l'abbandono della carta in favore di una metro tutta digitale, con schermi, WiFi e aria condizionata (almeno su alcune linee).


La messa in funzione dei 250 treni nuovi di zecca è prevista per il 2020.
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mercoledì 22 ottobre 2014

Materiali programmabili Vs Stampa 3D



E se non fosse l'unico anello di congiunzione con il futuro? E se quei "gran cervelloni del MIT", ne avessero scoperta un'altra?

Mettiamo da parte per un secondo le stampanti 3D e cerchiamo di capire qualcosa di più, su questa nuova prospettiva ingegneristica: i ricercatori del MIT stanno lavorando alla possibilità di realizzare tecniche di stampa a quattro dimensioni, che permettano cioè di realizzare oggetti con caratteristiche strutturali che possono mutare nel corso del tempo, affidandosi all'acqua, al calore o alla luce per innescare il cambiamento.

Beh! Eureka parrebbe di capire. Tutto ciò potrebbe far impallidire la tecnologia attualmente adottata sulle stampanti 3D. Cerchiamo di capirci di più.

Si tratta della possibilità di realizzare materiali programmabili, cioè con caratteristiche tali per cui sia possibile prevedere esattamente le loro modificazioni a seguito di un evento scatenante. Per comprendere meglio, è sufficiente pensare a ciò che accade ad una piccola striscia di legno quando viene bagnata: essa si torce in maniera imprevedibile, poiché le modificazioni che subisce sono legate al tipo di legno, ai pattern della fibra del legno al modo e alla zona in cui si bagna e via discorrendo. La possibilità di prevedere le modifiche strutturali permetterebbe quindi, in linea teorica, di usare un pezzo di legno che si modifichi nella forma voluta, aggiungendo semplicemente acqua.

E' facile capire come questo sia impossibile a farsi con il legno naturale. La stampa 3D permette però di realizzare dei surrogati del legno di qualunque composizione spessore e caratteristiche di grana: una adeguata comprensione del modo in cui il materiale si comporta, grazie anche a modelli computazionali, permette di stampare quindi un pezzo di legno artificiale che sia stato pre-programmato, progettando strati costruiti con vari spessori e direzioni della grana, in maniera che si possa "arricciare" nella forma voluta semplicemente bagnandolo.
Il MIT Self-Assembly Lab, sotto la direzione di Sklyar Tibbits, ha sviluppato una serie di materiali programmabili, lavorando inoltre su materiali tessili e su altri materiali più esotici come la fibra di carbonio.


I ricercatori hanno lavorato a stretto contatto con Carbitex, una società che sviluppa una fibra di carbonio flessibile, realizzando una serie di materiali in fibra di carbonio che possono piegarsi, arricciarsi ed arrotolarsi in risposta ad una serie di eventi-trigger.

Stampando vari materiali con questa fibra di carbonio è possibile dare luogo a curvature e pieghe localizzate esponendo il materiale alla luce, al calore o all'umidità, aprendo la porta ad una vasta gamma di applicazioni.


Il grande vantaggio di questi materiali programmabili è rappresentato dalla possibilità di realizzare elementi mobili in grado di reagire all'ambiente circostante senza dover ricorrere a complessi e costosi sistemi di attuatori e all'elettronica necessaria per controllarli.

Il settore aerospaziale sta già investendo su questo genere di cose (Airbus sta lavorando con il MIT alla realizzazione di un regolatore per le prese d'aria dei motori jet) ma Tibbits ha già sottolineato come queste cose possano consentire la realizzazione di capi d'abbigliamento e calzature con lacci "automatici".

Il MIT sta già confrontandosi con una compagnia specializzata in arredamenti per realizzare mobili che possano essere allestiti allo stesso modo in cui si apre una spugna.
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martedì 21 ottobre 2014

iCloud: l'ombra del governo cinese

Vi ricordate il pasticcio occorso al Cloud di Apple, poche settimane fa? Ebbene, non è finita, infatti, se pare rientrato l'allarme americano, ora nell'occhio del ciclone ci entra la Cina.


Accedendo alla homepage del servizio con alcuni browser diffusi come Chrome e Firefox si riceve l'avviso di un potenziale pericolo per la sicurezza, mentre con il più diffuso browser cinese, Qihoo, tutto questo non avviene.

La cosa strana è che fino a settimana scorsa non si riceveva alcun tipo di avviso e iCloud risultava libero da qualsiasi tipo di problematica.

Cosa è successo? Chi sta dietro questa anomalia?

Molti esperti delle società di sicurezza concordano nel sospettare un attacco su larga scala nientemeno che da parte del governo cinese, motivando questa linea di pensiero su basi che possiamo ritenere abbastanza solide.

Fin dal 1998 Pechino è al lavoro su quello che viene chiamato Golden Shield Project, noto anche come Great Firewall (per assonanza con Great Wall, la Grande Muraglia), ovvero un sistema di sorveglianza sul traffico internet di tutto il Paese. Entrato in funzione in via sperimentale nel 2003, il Great Firewall è una realtà consolidata fin dal 2006.

Oltre a filtrare siti ritenuti illegali dal governo cinese (pornografia e molti siti occidentali che possono potenzialmente diffondere propaganda e modelli di vita non graditi alle autorità), il sistema permette anche di monitorare il traffico praticamente nella sua interezza.

L'infrastruttura internet cinese è volutamente connessa al resto del mondo attraverso pochi cavi in fibra, tutti monitorabili dalle autorità. Il Great Firewall, insomma, può fare il bello e cattivo tempo sull'instradamento del traffico e sul redirect verso questo o quel sito, il tutto con grande efficienza. Pur eludibile con una VPN (un cinese mediamente competente può quindi dare sfogo agli istinti più hard e andare su Facebook), il traffico resta comunque monitorato e l'utente identificato con facilità grazie al monitoraggio di tutto il traffico in entrata e uscita.


E' necessario chiedersi: nel caso di phishing in esame, chi avrebbe potuto mettere in piedi con facilità un sito identico e con lo stesso IP se non chi muove le fila del Great Firewall?

Per ora il traffico viene deviato solo da uno dei numerosi IP a cui iCloud fa riferimento (fonte, fra le tante, The Verge), sfruttando tecniche di Man in the Middle, motivo per cui non è così scontato di finire nella rete governativa, ma il problema c'è ed è molto grave poiché sono a rischio credenziali di accesso e tutto ciò che può esseere caricato su iCloud, e mediamente la gente ne fa un uso massiccio e disinvolto.

Inoltre, nei mesi scorsi sono stati scoperti diversi malware spia molto efficienti per iOS, localizzati soprattutto su iPhone sbloccati ad Hong Kong. Essendo questa regione amministrativa speciale un punto caldo dal punto di vista socio-politico, nasce forte il sospetto che l'attacco ad iCloud sia pensato soprattutto per ottenere informazioni di qualsiasi tipo legate alle sommosse degli ultimi tempi, individuare individui particolarmente reazionari e via dicendo.

Hong Kong è uno dei centri cinesi più "anomali" e occidentalizzati (ricordiamoci che fino al 1997 era di fatto britannica), dove la diffusione di iPhone e iPad è di gran lunga superiore rispetto al resto della Cina, insieme a Macao, altra regione amministrativa speciale.

Gli scontri fra studenti e governo degli ultimi tempi hanno spostato le attenzioni internazionali e di Pechino proprio in quest'area, motivo per cui anche il perché sarebbe chiaro. Per ora da Apple tutto tace, e ovviamente non aspettiamoci mai un eventuale commento da parte del governo cinese.

Resta il fatto che l'attacco può avere già fatto molti danni dal punto di vista della privacy e non solo, sebbene la Cina non sia certo famosa per il rispetto dei diritti fondamentali, anche quelli più importanti.

[fonte: hwupgrade.it]
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lunedì 20 ottobre 2014

Anche Microsoft avrà il proprio Smartwatch

Secondo quanto ha riportato Forbes, dopo Google ed Apple anche Microsoft starebbe lavorando ad uno smartwatch.


Forbes sostiene che il dispositivo sarà uno smartwatch "che traccerà passivamente il battito cardiaco dell'utente e funzionerà su più piattaforme".

"Fonti vicine al progetto", sostengono che il dispositivo avrà una batteria in grado di durare due giorni interi, il che sarebbe un vantaggio rispetto agli attuali smartwatch Android. Inoltre, i rumor dicono che lo smartwatch arriverà in tempo per lo shopping natalizio, quindi nel giro di poche settimane.


Ovviamente Microsoft non ha voluto commentare la notizia, mentre Tom Warren su The Verge ha aggiunto che il dispositivo va oltre il semplice monitoraggio del fitness. 
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sabato 18 ottobre 2014

Logo 3D sui devices Apple del futuro

La ricerca estetica della perfezione perseguita da Apple non ha mai fine, a volte va a scapito della funzionalità dei prodotti stessi, mi verrebbe da dire. La notizia di oggi, unitamente ai problemi dovuti all'upgrade a iOS8, depone proprio a favore di ciò che ho appena affermato.


A partire dalle prossime generazioni di dispositivi Apple, infatti, il logo posto sul retro diventerà un moderno effetto tridimensionale. Quali sono le motivazioni che hanno portato gli uomini di Cupertino a tale passo non le conosciamo, ma è evidente: non si tratta certo di priorità!

Secondo le fonti di Digitimes, presto verrà lanciato un nuovo tipo di logo sul retro dei dispositivi con la mela, caratterizzato da un "effetto 3D".

Digitimes non è sempre stata una fonte affidabile, per essere precisi, in ogni caso, il rumor riferisce proprio che Apple si intenzionata a svecchiare un po' il logo che è impresso su ogni suo dispositivo e computer, e che per l'occasione stia sviluppando una innovativa tecnologia di taglio e laminazione che conferisca alla mela un aspetto molto più tecnologico ed elegante.

Apple ha in programma di aggiornare le tecnologie utilizzate per stampare il suo logo sui dispositivi, e utilizzerà tecniche di taglio laser e tecnologie integrate uniche per conferire al suo logo un effetto 3D che brilli lungo i contorni. A partire dal 2015, tutti i prodotti Apple avranno questo nuovo logo, a cominciare all'iMac di prossima generazione.

Che dire, staremo a vedere.
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venerdì 17 ottobre 2014

Will.i.am presenta il suo smartwatch smartphone-free!

Ovviamente è la moda del momento, tutti i brand più titolati (vedi Apple, Samsung, LG) si sono gettati a capofitto nel nuovo mercato degli smartwatch. 


Pochi però hanno azzardato, implementando la feature che permette loro di svincolarsi dallo smartphone: fra questi ricordiamo Samsung Gear S.

Si, esatto, la lista non è molto lunga, eppure da oggi, c'è un'offerta più ampia: si chiama Puls ed è il nuovo indossabile prodotto, presentato e promosso da Will.i.am, il famoso rapper dei Black Eyed Peas.

Will.i.am ha realizzato il particolare braccialetto con la sua compagnia di elettronica di consumo, i.am+. Il dispositivo in grado di indicare l'orario e, a differenza di molti altri smartwatch, consente di accedere ai più tradizionali servizi online grazie al modulo 3G integrato. Il wearable verrà lanciato inizialmente solo negli Stati Uniti, con AT&T, e nel Regno Unito con l'operatore O2.

Puls ha 16 GB di storage integrato e 1 GB di RAM, consente la geolocalizzazione tramite modulo GPS e integra una batteria che si sviluppa intorno al braccialetto, la cui autonomia operativa resta ignota.

Fra sensori avremo un pedometro ed un accelerometro, mentre il sistema operativo usato non è Android Wear, ma una versione estremamente personalizzata di Android. Il SoC integrato è un Qualcomm della famiglia Snapdragon non meglio precisato.

Durante l'evento di presentazione il rapper ha fatto salire sul palco alcuni modelli che indossavano abiti in grado di mantenere in vita il wearable, a suo dire, fino a 2 giorni e mezzo, funzione possibile tenendo a contatto il dispositivo con il polsino.

La feature è stata svelata, secondo TheVerge, con le seguenti parole:

Pardon me for dreaming, but fuck it - let's dream.

Non sono ancora noti la data esatta del rilascio e il prezzo dello smartwatch Puls, ma le voci lo vorrebbero sugli scaffali entro entro le vacanze natalizie e sarà proposto nei colori nero, bianco, rosa e blu. Ci saranno anche versioni più esclusive, in oro ed oro e diamanti. Vero rapper style!
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giovedì 16 ottobre 2014

Futura generazione Android Nexus: 6, 9 e Player

Apple lancia i suoi iPhone? Bene, Google rilancia e presenta i suoi due attesissimi dispositivi: il phablet Motorola Nexus 6 e il tablet HTC Nexus 9. Non contenta, Big G ha presentato anche Google Nexus Player, l'evoluzione di chromecast.


Ecco il tris delle meraviglie targato Mountain View; ecco i dispositivi ideali per testare il nuovo Android 5.0 Lollipop.

Iniziamo con il dire che, il nuovo OS di Google, reinterpreterà l'anima Android, non si limiterà ad aggiornare quello precedente, ma questo l'avevamo già detto.

I primi terminali a ricevere l'aggiornamento saranno, come sempre, i Nexus e i Google Play edition, compresi i Nexus 4 e i Nexus 10 (nonostante abbiano ormai superato la finestra temporale dei 18 mesi dal lancio in cui Google garantisce il pieno supporto software). Oltre a questi, naturalmente, anche Nexus 5 e tutti i Nexus 7 avranno l'update ad Android 5.0 Lollipop.



Questo si traduce con la disponibilità di Android "puro" su un ventaglio di dispositivi particolarmente eterogeneo, a partire dai 4,7" di Nexus 4 per arrivare ai 10" di Nexus 10, passando per tagli da 5, 6, 7, 9 pollici. La scelta è praticamente vastissima, ed incontra anche le esigenze degli sviluppatori che vedono nei terminali Nexus i migliori reference possibili su cui effettuare i test delle app in sviluppo.

Non sono attualmente note le date esatte per il rilascio. Google ha specificato che l'aggiornamento ad Android 5.0 Lollipop arriverà sui Nexus "nelle prossime settimane", senza fornire ulteriori dettagli.

Non è tardato ad arrivare l'annuncio di Motorola, società che si è mostrata decisamente solerte in quanto ad aggiornamenti negli ultimi anni. Nel comunicato di presentazione di Motorola Nexus 6, il colosso americano rilevato di recente da Lenovo ha annunciato quali dispositivi riceveranno Android 5.0 Lollipop. Li riportiamo di seguito.

    • Moto X (prima e seconda generazione)
    • Moto G (prima e seconda generazione)
    • Moto G LTE
    • Moto E
    • Droid Ultra
    • Droid Maxx
    • Droid Mini

Nexus 6

Il nuovo phablet Motorola è sostanzialmente un grosso Moto X, ma è dotato di uno schermo 2K da 5.96", un processore Snapdragon 805, 3GB di RAM e 32GB di storage interno (ma ce n'è anche una versione da 64GB).

Il dispositivo pesa circa 180 grammi ed è spesso 10 mm, cosa che lo rende uno dei phablet più sottili in commercio. Rientra nella famiglia dei device che si ricaricano wireless ed è alimentato da una batteria da 3.220 mAh supportata dal Turbo Charger di Motorola che consente un'autonomia di 6 ore dopo appena 15 minuti di ricarica.



Google mantiene gli stessi doppi altoparlanti, lo chassis in alluminio e il flash ad anello sul retro. La fotocamera è da 13 megapixel (da 2 quella frontale), come sul telefono di Motorola, ma con stabilizzatore ottico di immagini per avere foto migliori in caso di scarsa luminosità e in HDR+. La stessa specifica presente sia su Galaxy Note 4, iPhone 6 Plus, il che significa che è diventato imprescindibile, per i dispositivi di quel rango.

Motorola ha fatto sapere che il phablet arriverà in due colori: Midnight Blue e Cloud White. Si potrà prenotare (negli States) dal 29 ottobre a 650 dollari per la versione da 32GB e 700 per quella da 64, ma le spedizioni inizieranno a Novembre.

Nexus 9

Anche l'attesissimo e chiacchieratissimo phablet da 6" ha fatto il suo esordio, e coincide con il ritorno di HTC nel segmento dei tablet. E' un Pure Google è dotato di un display da 8,9" a risoluzione 2048x1536 con aspect-ratio di 4:3, proprio come iPad. Il design è molto curato e minimalista.


Sotto la scocca troviamo probabilmente quello che è il migliore hardware disponibile su mobile: il cuore pulsante del sistema è il SoC Tegra K1 di NVIDIA, con doppia CPU Denver da 2,3GHz, GPU con architettura Kepler e 2GB di RAM LPDDR3.

Le due fotocamere sono da 8 e 1,6 MP, fra cui solo quella posteriore ha un flash a LED ed è dotata di auto-focus. Da 6.700mAh la batteria, chiamata ad alimentare l'hardware che abbiamo menzionato e i due altoparlanti stereo Boomsound disposti sulla superficie frontale.

Il tablet utilizza le tecnologia MIMO 2x2 per il controller di rete, che supporta il protocollo Wi-Fi 802.11ac. Il peso della soluzione è di 425g.

Sul fronte dei prezzi nessuna piacevole sorpresa: Google affronta il mercato con proposte di qualità quest'anno, e prezzi relativamente paragonabili ai produttori più blasonati dei vari settori.

Nexus 9 sarà venduto a 389€ per la variante da 16GB, che diventano 479 per il modello da 32GB e 599€ per il top di gamma da 32GB con supporto alle reti LTE.

Nexus 9 sarà disponibile per la prenotazione dal 17 ottobre, e nei negozi a partire dal 3 novembre, insieme alla tastiera Folio con "tasti meccanici da viaggio" installabile rapidamente grazie a NFC e ai supporti magnetici.

Google lo ha annunciato durante la presentazione dei nuovi Nexus 9 e Nexus 6, definendolo proprio come "il dispositivo di gioco Android di riferimento". Si va a piazzare nella stessa fascia di mercato di Amazon Fire TV e permetterà di fare lo streaming di video, app e videogiochi.

Google Nexus Player

Se gli utenti lamentavano le limitate capacità di Chromecast, A Santa Clara devono aver pensato: come sfruttare a pieno il potenziale di Chromecast? La risposta è Google Nexus Player, ovvero il device progettato da Asus (che ha curato anche il gamepad).



Si presenta come un disco nero accompagnato da un telecomando capace di riconoscere anche i comandi vocali (in stile Google Now!).

E' facilmente collegabile al proprio televisore e permette agli utenti di connettersi a tutte le applicazioni del Google Play attraverso un'interfaccia di tipo Android TV disegnata per l'occorrenza.

Gli utenti possono anche trasmettere contenuti provenienti da tablet, PC e altri dispositivi usando un processo similare a quello del dongle Chromecast. Come il Fire TV (made in Amazon), inoltre, è dotato di un gamepad dedicato con due stick analogici e quattro pulsanti dorsali, che verrà venduto anche separatamente a $39.99.

All'interno del set-top-box si trova un processore quad-core Intel Atom operante alla frequenza di 1.8GHz. È contemplato il supporto 802.11ac 2x2 (MIMO) WiFi e non manca l'uscita HDMI.

Anche Androi Nexus Player, come anticipato, sfrutterà il nuovo OS Android (Android Lollipop).

Chi risiede nel Nord America potrà iniziare a pre-ordinare il dispositivo dalla giornata di domani, mentre per tutti gli altri, le consegne inizieranno il 3 novembre. Per noi europei, attendiamo un comunicato ufficiale, per ora dovremo stare a guardare.

Il dispositivo, che avrà un costo al pubblico di $99.99.
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mercoledì 15 ottobre 2014

Infinity: servizio clienti :-) :-(

La TV ha cambiato forma negli anni: prima il colore, poi il digitale terrestre e contestualmente le Pay TV.


Il post di oggi sarà un po' autoreferenziale, ma serve a condividere con i potenziali telespettatori le esperienze dei servizi cliente.

E' doveroso dire che, i servizi che nomineremo non sono direttamente confrontabili, anche se per l'accesso, in tutti i casi è dovuto un abbonamento (mensile o annuale) o l'acquisto singolo di film o pacchetti. 

Senz'altro nessuno nega che, Netflix spazzerebbe via ogni dubbio: "dove mi devo registrare? Ti voglio!", ma come saprete, al momento è impossibile registrarsi, solo con un account americano (o comunque non italiano). 

Allora quali sono i servizi a pagamento più gettonati? Sicuramente i due rivali sky e Mediaset Premium, ma ultimamente, per quanto concerne il mondo del cinema, si è affacciato un ulteriore servizio made in Milano, ovvero Infinity.

Sebbene la rete è satura di scettici e di persone che lamentano la scarsità di film di recente datazione, ho provato e sto provando il servizio sulla mia Smart TV: come sarà andata?

Iniziamo con il dire che la categoria Fiction è di discutibile gusto, ma è inevitabilmente collegata al palinsesto Mediaset, che fa delle massaie e delle ragazzine il proprio target principale.

Finalmente scorgo la Serie con Ale e Franz (Buona la prima) e mi dico: "perché no?". Evidentemente le mie aspettative erano troppo alte, oppure ho solo creduto che quel "5000 titoli in HD" significasse proprio "5000 titoli in HD". Sprovveduto!

Ebbene, veniamo ai pezzi forti: anche se non sono molti i film recenti, ci sono titoli che risalgono al 2013, ed alcuni di ottima fattura.

La galleria Serie TV è ricca di titoli come la produzione Netflix "Orange is the new black" e la serie pluripremiata (già trasmessa su Sky) "Breaking bad".

Ora il vero tasto dolente: la compatibilità con le Smart TV.

Non tutti i televisori moderni possono usufruire nativamente di Infinity. In realtà solo Samsung e LG sono abilitate al servizio, direttamente selezionando il canale 899.

Anche gli altri televisori possono accedervi attraverso App dedicata, ma sono una risicata quantità di modelli, è certificato Infinity. Questo è quello che mi è stato detto dal servizio clienti Infinity.

Dopo aver erroneamente scaricato un film (Edge of tomorrow) a noleggio (di default non è richiesto alcun PIN per la conferma) e pagato quindi 4,99€, ho iniziato a "godermi" il film: su 113 minuti, il ahimè si è bloccato sei o sette volte.

A questo punto, sconcertato, mi riprometto di contattare il servizio clienti che, dopo la segnalazione, decide gentilissimamente di offrirmi un film gratuito a scelta fra una lista da loro messa a disposizione.

Il mio tasso di nervosismo è salito alle stelle però, dato che per vedere questo film, ho impiegato ben due giorni, dato che il primo giorno, si è interrotto 7 volte e, il secondo, altre 7.

Stiamo scherzando? Cosa fare? Chiediamo spiegazioni al Servizio Clienti, mi sono detto. Sono stati così gentili la prima volta! Si, ho detto bene, la prima volta! 

Questa volta non è andata altrettanto bene, infatti, quando ho chiesto spiegazioni, mi sono stati chiesti il modello di Smart TV e la velocità di connessione della rete a cui ero collegato. 

Se per la velocità non ci sono stati problemi, alla visione di "Sony", l'operatrice ha storto il naso. Mi ha inviato la lista dei televisori nipponici compatibili e il mio, misteriosamente, non fa parte della lista, nonostante sia del 2014 e che la sorellina minore, con una diagonale inferiore, vi sia inclusa.

Dopo aver consultato il sito Sony, però, ho notato una certa discrepanza dalla lista presente sul sito di Infinity. Segnalo il tutto all'operatrice (si, sempre la stessa) che si dissocia da quanto riportato dal partner. "Tu devi consultare il solo il sito Infinity!" mi è stato detto.

"Purtroppo noi non sappiamo cosa i Partner scrivono sulle pagine ufficiali e se scrivono il falso, ad ogni modo puoi vedere Infinity da molti altri dispositivi a patto che siano abilitati alla visione come: PC, DECODER, PS3, PS4, XBOX ONE, CHROMECAST, TABLET/iPAD, SMARTPHONE/iPHONE " 

indicandomi poi la procedura di annullamento della somministrazione.

Non c'è altro da dire insomma. Serve un servizio clienti, per liquidare un potenziale cliente in questo modo?

Non è compatibile! STOP! Arrangiati! Guardati il film in HD sul tuo smartphone!

E io, nel frattempo continua ad utilizzarlo. Il problema rimane circoscritto ai film noleggiati ma... se l'operatrice dice che non faccio parte delle cerchie elette... chiedo scusa!
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martedì 14 ottobre 2014

Ancora problemi di privacy: ora tocca a DropBox

Le credenziali sono state già pubblicate, seppur in minima parte, su Pastebin. Di chi stiamo parlando? SnapChat (oltre 13 GB di foto e video trafugati)? No, già successo pochi giorni fa; celebgate forse? Assolutamente no, è questione di qualche mese ormai. 


Questa volta parliamo di Dropbox, celebre software di cloud storage multipiattaforma, al quale sono stati sottratti 6.937.081 nomi utente e password che, ora sarebbero a disposizione di un gruppo di hacker, che ovviamente starebbero minacciando di rendere pubbliche le credenziali mancanti, in seguito alla ricezione di donazioni tramite Bitcoin.


A riportare la notizia è stato TNW nel corso della giornata di lunedì, riportando che, fra le quasi 7 milioni credenziali d'accesso, al momento sono 400 quelle rese pubbliche.

Dropbox, inevitabilmente si dissocia, allontanando da se la responsabilità diretta su quello che è accaduto.

Dropbox non è stata violata. Questi nomi utente e password sono stati sfortunatamente rubati da altri servizi ed usati per cercare di effettuare l'accesso agli account Dropbox [...] Abbiamo precedentemente rilevato questi attacchi e la maggior parte delle password pubblicate sono scadute ormai da tempo. Tutte le altre password sono anch'esse scadute.

Dropbox ha pertanto provveduto a rendere inefficaci le password trapelate nelle scorse ore, tuttavia è ancora poco chiaro se i restanti 6,5 milioni di account siano ancora vulnerabili o meno.

Come scrive TNW, inoltre, nei primi momenti dal rilascio del "leak", alcuni utenti su Reddit hanno confermato il corretto funzionamento di alcune delle credenziali trapelate.

Quello violato nelle scorse ore, Dropbox, è uno dei servizi di cloud storage più diffusi e popolari in assoluto, a cui milioni di utenti si affidano per conservare dati sensibili ed estremamente personali. 

Ad onor del vero, Dropbox ha spesso consigliato l'attivazione della verifica in due passaggi per il log-in sul proprio servizio, fattore che rende inutili eventuali tentativi di attacchi da terzi. Per maggiori informazioni sulla feature, e sulle procedure di attivazione vi rimandiamo alla pagina d'assistenza ufficiale.

Come per SnapChat, anche in questa occasione le vittime erano state attaccate in seguito all'uso di tool di terze parti, scelti per accedere a funzionalità altrimenti non disponibili sui client nativi. 

Se una tirata d'orecchi a DropBox è doverosa, lo è altrettanto quella dovuta agli utenti che si affidano a canali non ufficiali.
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