mercoledì 30 aprile 2014

104 borse di studio da 6000€ per giovani italiani, promosse da Google e Unioncamere

All'interno del più ampio progetto Made in Italy: Eccellenze in Digitale, Google e Unioncamere proseguono l'impegno nella digitalizzazione delle aziende italiane, assegnando 104 borse di studio da 6.000€


Google e Unioncamere assegnano 104 borse di studio a giovani laureandi e neolaureati che per sei mesi opereranno all'interno di 52 Camere di Commercio con il compito di affiancare le piccole e medie imprese nel percorso verso la digitalizzazione.

I giovani selezionati dovranno dimostrare di avere competenze di economia, marketing e management, competenze digitali orientate al web marketing e avere conoscenza della lingua inglese, del territorio e del contesto economico-sociale dell’area nella quale si candideranno a operare.

L'iniziativa è parte del progetto Made in Italy: Eccellenze in Digitale lanciato da Google e Unioncamere ed ha il patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico, con il compito di garantire la formazione ai laureandi e neolaureati per favorire la digitalizzazione delle PMI delle oltre 50 aree previste all'interno dell'iniziativa.

Chi verrà selezionato riceverà una borsa di studio di 6.000€ ed affronterà un percorso formativo realizzato da Google in collaborazione con Unioncamere e l'Agenzia Ice. La nuova iniziativa prosegue un progetto pilota sviluppato da Google e Unioncamere nel 2013 che ha coinvolto venti digitalizzatori in erba. Questi hanno conseguito già importanti obiettivi: sono state contattate 8.500 imprese solamente in sei mesi, fra cui 2.400 coinvolte in seminari, workshop e attività "door-to-door", e circa 500 direttamente assistite dai 20 giovani nei percorsi di digitalizzazione con servizi personalizzati.

Dei venti giovani selezionati, dodici hanno già trovato un posto di lavoro adeguato al proprio profilo, anche in realtà internazionali, o hanno scelto di dar vita a start-up innovative. Gli altri otto stanno vagliando le opportunità all'interno dei distretti in cui hanno operato, o progettano di avviare attività nell'ambito del web-marketing.

Dopo l'esperienza pilota realizzata nel 2013, decolla oggi una nuova e più articolata iniziativa che coinvolgerà i territori a maggior presenza di produzioni di punta del nostro made in Italy

ha dichiarato Ferruccio Dardanello, Presidente di Unioncamere.

Già il progetto Distretti sul web dello scorso anno ci ha rivelato che quando si mette in moto la creatività, la voglia di fare innovazione e la capacità di rimboccarsi le maniche si possono dare risposte concrete sia ai nostri ragazzi, sia alle nostre imprese, tante delle quali hanno una vera e propria sete di strumenti che siano in grado di renderle più competitive. È tempo di lanciare il cuore oltre la crisi, immaginando di portare sul web tutte le eccellenze che fanno grande ed unico il made in Italy.

Qui sopra (o a questo indirizzo) il testo del bando completo della nuova iniziativa, mentre in questa pagina è possibile visionare l'elenco con le Camere di Commercio di riferimento aderenti all'iniziativa. In questa pagina, invece, è possibile compilare il formulario per partecipare alla selezione per l'attribuzione di una fra le 104 borse di studio disponibili.

A seguire, il regolamento completo dell'iniziativa.


Infine, a questo indirizzo, potete visualizzare quanto già reso possibile attraverso l'iniziativa Made in Italy: Eccellenze in Digitale di Google.
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martedì 29 aprile 2014

Presto un nuovo device nella famiglia Apple

Se per l'ennesima volta Tim Cook si è pronunciato in questi termini: "nuove categorie di prodotti", non dev'essere un caso.


Se la prima volta si trattava di pure voci trapelate in rete, pure speculazioni o semplicemente pettegolezzi da bar, questa volta la fonte è ufficiale e universalmente riconoscibile. E' successo, infatti, durante un'intervista al Wall Street Journal.

E' ormai da tempo che Apple non introduce nuove una vera e propria rivoluzione del proprio parco prodotti. L'ultima trovata geniale introdotta da Cupertino, risale all'era del prolifico Jobs, quando nel 2007 venne introdotto il primo modello di iPhone. 

Durante un'intervista al Wall Street Journal, Cook ha parlato delle difficoltà che si incontrano quando si introduce una nuova categoria di prodotti sul mercato: "Fare le cose a modo richiede tempo", sono state le parole del dirigente della mela morsicata.

Puoi vedere molti prodotti sul mercato su cui non si è ragionato in maniera abbastanza profonda e, di conseguenza, questi prodotti non vanno bene.

Insomma, Apple non ha alcuna intenzione di entrare con affanno in un nuovo settore, ma vuole farlo con le dovute cautele e vagliando i rischi dell'impresa.

Sebbene non si sia parlato della tipologia specifica dei nuovi prodotti, da mesi ormai circolano le voci riguardanti iWatch, un nuovo orologio smart che dovrebbe aggredire una nicchia di mercato che non riesce ancora ad ottenere il successo sperato. A provarci sono stati tanti, fra cui anche nomi particolarmente blasonati (Samsung e Sony), tuttavia le masse hanno mantenuto le distanze dai prodotti ad oggi presentati, probabilmente per via di alcuni limiti intrinseci della tecnologia attuale.

Sicuramente, Apple può sfruttare la sua perfetta integrazione fra devices che le darebbe un margine di vantaggio sulla concorrenza. Inoltre, non essere il primo attore ad fare il proprio ingresso nel settore, da a Cupertino il vantaggio di poter studiare il mercato in maniera più globale, in modo tale da non ripetere gli errori dei competitors..

Ecco le parole di Cook:

Il nostro obiettivo non è mai stato quello di essere i primi, ma quello di essere i migliori. Per fare le cose a modo c'è bisogno di tempo. Puoi vedere molti prodotti lanciati sul mercato, su cui non si è ragionato in maniera abbastanza profonda e, di conseguenza, questi prodotti non vanno bene. Noi non facciamo molte cose, così investiamo un sacco di tempo su qualsiasi dettaglio, e questo aspetto di Apple non cambierà mai. È il modo in cui operiamo da anni, ed è il modo in cui continueremo ad operare. Ho fiducia su quello che sta per arrivare. Ho molta fiducia ed è più vicino di quanto non lo sia mai stato.

Quanto vicino? Alla domanda Cook non ha dato risposta, se non con un sorriso e sostenendo cheil lancio del nuovo prodotto è più vicino di quanto non lo fosse a gennaio, o ieri, o dieci minuti fa.

Durante l'intervista si è discusso anche delle novità nel settore dei pagamenti, al quale Cook non sembra particolarmente interessato, e dei risultati trimestrali di Apple, che dovrebbero mettere a tacere le voci su Apple come realtà in declino:

E i nuovi prodotti renderanno le cose ancora migliori

ha aggiunto Tim Cook durante l'intervista.
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lunedì 28 aprile 2014

Vic Gundotra lascia Google, gettando un'ombra sul futuro di Google+

La genealogia è lunga: in principio c'era Google Buzz, poi è arrivato Google Wave e, ora, sembra essere arrivato il momento di Google+.


Le potenzialità dell'ultimo arrivato sono enormi, dato il know-how della Società e al portfolio clienti potenziale a sua disposizione.

Come avrete potuto osservare, anche noi di Tecodiary2 siamo entrati a far parte della famiglia Google+, con un profilo dedicato. L'opportunità sembrava davvero ghiotta e potrebbe, potenzialmente, garantire una diffusione sempre più capillare alla nostra voce.

Gli utenti più assidui, avranno notato un certo snobismo per l'alternativa già rodata, ovvero il figlio primogenito di Zuckerberg: Facebook.

Gli utenti di Big G non sono mai stati grandissimi amanti della piattaforma social made in Mountain View, a dir la verità, infatti, il tasso di utilizzo del servizio si è mantenuto sempre al di sotto delle aspettative.

Ora, però, l'allontanamento di una delle figure cardine del progetto g+ potrebbe comprometterne definitivamente la riuscita.

Come un fulmine a ciel sereno, uno dei volti più rappresentativi di Google ha annunciato le proprie dimissioni: Vic Gundotra, boss del social network G+, pare lascerà il motore di ricerca più famoso del mondo, dimettendosi da ogni carica e ruolo.


Un nome che, ai non addetti ai lavori, dirà poco. Ma Gundotra, ingengere indiano trapiantato da anni nella Silicon Valley, è una delle facce più conosciute e rappresentative di Big G. E, non da ultimo, papà di Google+, rimasto ora orfano del suo ideatore e sviluppatore principale. 

La decisione è stata ufficializzata con un lungo post su g+ dal carattere davvero inusuale: 

Il mese scorso, lo zio di mia moglie è morto in un tragico incidente a Los Angeles, dopo che la bicicletta presa per andare a pranzo è stata investita da un camion. Al funerale sua figlia ha condiviso una storia molto toccante. Ha detto che il padre (il suo migliore amico) la chiamava ogni giorno per parlare. Anziché iniziare le telefonate con il classico “Come stai?” oppure “Che succede?”, le conversazioni iniziavano con un “E allora?”. Suo padre vedeva ogni chiamata come la continuazione di quella precedente e ciò che la fa stare peggio è il fatto che non ci siano più altri “E allora?”. Ho pianto.

E continua:

[...] annuncio il mio addio a Google dopo oltre 8 anni. Sono stato molto fortunato a poter lavorare all'interno di Google. Non credo che, in tutto il mondo, esista un altro gruppo di persone dotate di talento e passione come quelle che ho incontrato in questi anni. Ma ora, continua Gundotra, è tempo per un altro viaggio, per un'altra avventura.

È tempo per un nuovo viaggio. Una continuazione. Un “E allora?”. Sono emozionato per quello che mi aspetta, ma non è il giorno giusto per parlarne. Oggi si celebrano gli otto anni trascorsi. Si piange. Si sorride. E si guardo avanti a quello che verrà.

L'addio, arrivato piuttosto improvvisamente, getta più di qualche ombra sul futuro del social network di Google. Gundotra, uno dei vicepresidenti esecutivi della società di Mountain View, aveva sempre difeso con le unghie e con i denti la sua creatura. Oggi, invece, il suo destino sembra piuttosto a rischio.

Nessun riferimento, dunque, a quella che sarà la sua prossima avventura professionale. Ad un paio di minuti di distanza anche il CEO Larry Page è intervenuto sul social network per salutare il suo amico e collega di lunga data.

Vic, grazie per questi incredibili otto anni in Google. Hai fatto molto per le nostre app mobile e per le relazioni con gli sviluppatori, trasformando i nostri sforzi in qualcosa di grande. La prima volta che ho utilizzato la navigazione passo-passo sono rimasto sbalordito. Salendo sul palco dell’I/O, lo scorso anno, è stato magnifico vedere l’entusiasmo dimostrato nei nostri confronti da chi sviluppa. Questi erano i progetti del vecchio Vic. Poi hai fatto nascere Google+ dal nulla, con un team di poche persone coraggiose e vogliose di iniziare un’avventura: sono davvero grato per tutto il vostro lavoro e la passione dimostrata. Mi piace usare Google+ ogni giorno, specialmente i filmati Auto Awesome che condivido con amici e parenti. Buona fortuna per il tuo prossimo progetto. Noi continueremo a lavorare duramente per dar vita ad esperienze grandiose e incrementare il numero di fans di Google+.

Ovviamente le dichiarazioni pubbliche non sono sintomatiche e soprattutto sono poco significative. Insomma la diplomazia non travalica le intenzioni.

Sta di fatto che Big G perde così un altro dei suoi volti maggiormente rappresentativi, come già avvenuto lo scorso anno con le dimissioni di Hugo Barra che, dopo l'avventura in Google, al lavoro sul progetto Android, che ha preferito intraprendere una nuova strada, approdando così nel team cinese del produttore Xiaomi.
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sabato 26 aprile 2014

Stampante 3D: Osteoid sostituisce il gesso tradizionale nel recupero dalle fratture

Ecco l'ennesima testimonianza della versatilità delle stampanti 3D. Sebbene lo scetticismo sia ancora dilagante e il prezzo delle periferiche di stampa sia ancora troppo elevato, l'implementazione di questa tecnologia nella vita quotidiana trova sempre più riscontri.


Il futuro sembra essere rappresentato (anche) dalla medicina. Le strade della tecnologia e della medicina, più volte hanno incrocialo la propria traiettoria, ed ora, grazie alla stampa 3D, ne rafforzano ancor più il legame.

La settimana scorsa vi avevamo parlato dell'implementazione dei Google Glass nell'equipaggiamento standard del "perfetto chirurgo" e di come ha trovato applicazione anche sul territorio italiano, durante un intervento chirurgico effettuato presso l'Humanitas di Rozzano (Milano). Quale contributo potrà portare la stampa 3D al settore medicale? Quale altra barriera potrà essere sfondata? 

Si tratta di un'innovazione minimale ma sensazionale al contempo, infatti, oggi parliamo del nuovo tutore protettivo che a breve potrebbe sostituire il vecchio gesso: una sorta di "gesso 2.0"! 



Il nome del prototipo per ora è Osteoid, e ha vinto il primo premio dell'A-design Award & Competition. Inventato dopo quattro mesi di studio a Izmir, Turchia, da un giovane designer locale, Denis Karasahin, che è stato premiato per l'enorme quantità di tecnologia, funzionalità e anche design contenuta nel suo prodotto.

Di cosa si tratta? Parliamo di un tutore-custodia stampato in 3D, non tossico e non deformabile, ovviamente personalizzabile al 100%, e soprattutto, in grado di collegarsi a un generatore LIPUS di ultrasuoni a bassa intensità, che sono in grado di accorciare di tempi di saldatura dell'osso rotto fino all'80%. La sfida dell'autore è stata soprattutto nel costruire un meccanismo protettivo della parte sofferente facendo sì che l'innesto del generatore LIPUS non fosse invasivo ma anche pratico.

Se da un lato, il gesso tradizionale permette di proteggere e bloccare l'arto, dall'altro risulta scomodo e vincolante (vedi i problemi di compatibilità con l'acqua, di peso, oltre che igienici).

Come funziona? Il prototipo, che è stato realizzato per un'ipotetica frattura al braccio, è stato stampato in 3D dopo aver effettuato una scannerizzazione laser della zona del corpo da proteggere: i dati sono stati poi elaborati da un software che, in base al tipo di situazione clinica, stampa l'apposita "custodia" da inserire in questo caso sopra l'avambraccio del paziente, calcolando il peso, la densità, il punto di bloccaggio e dove fissare il doppio attacco per il generatore LIPUS, prodotto e stampato anch'esso in 3D: la custodia è prodotta in due parti che si combinano come due pezzi di un puzzle, con incastri perfetti, sigillati poi del tutto con un sistema di bloccaggio. Ovviamente il paziente può scegliere il colore del polimero impiegato, non tossico, e interamente riciclabile.
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venerdì 25 aprile 2014

Sony cambia rotta e punta sul settore immobiliare con Sony Real Estate Corp.

E' davvero finita un era? Oggi parliamo di Sony Corporation, del cambio di passo e di strategia che la Società nipponica intende (e in parte ha già fatto) mettere in atto.


Prima "make.believe", poi "be moved" e ora? Quale sarà il nuovo slogan del colosso giapponese? E' evidente che la situazione finanziaria del gruppo non è delle migliori; Sony, infatti, registra perdite per circa 1,1 miliardi di dollari.

L'orientamento sembra sempre più quello della diversificazione del business. Ricordiamo infatti che, solo qualche mese fa la Società ha abbandonato il brand Vaio e ora sembra pronta per la partenza di Sony Real Estate Corp (Sony Fudosan).

Il progetto rientra nell'ottica dell'Abenomics sul mercato immobiliare, crasi tra Abe e Economics. Si tratta del neologismo che sta ad indicare il nome del suo sostenitore (l'attuale Primo Ministro giapponese Shinzō Abe), e una serie di iniziative macroeconomiche messe in atto nella primavera del 2013 allo scopo di sollevare il Giappone dalla decennale depressione economica.

E' un vero salto generazionale: se negli anni '80 "Sony" e "tecnologia" erano un connubio indissolubile, ora la tendenza sembra stia per cambiare. Oggi il colosso giapponese vive un momento delicato. Ha rinunciato alla divisione Vaio e punta a diversificare sempre di più le fonti di guadagno. E così toglie il walkman dalle orecchie, mette da parte i computer e guarda al real estate. 

La dimensione internazionale di Sony stringe l'occhio alle grandi multinazionali americane, infatti, l'azienda effettuerà "audizioni e concorsi interni all'azienda" una volta ogni tre mesi per individuare nuovi progetti. Saranno valutati da Hiroki Totoki, senior vice presidente e responsabile della nascita, nel 2000, di Sony Bank, una delle poche divisioni capace di generare profitti. 

Alcuni dati della nuova crociata nipponica: la nuova società, come già anticipato, si chiamerà Sony Real Estate Corp. e inizierà ad operare da agosto, con un capitale di 250 milioni di yen (1,8 milioni di euro). Gli obiettivi sono ambiziosi: quotazione entro tre anni e fatturato da 350 milioni entro 5 anni.

Purtroppo non ha avuto i favori dei mercati, che probabilmente non hanno visto di buon occhio questo discostamento netto dal business core di Sony. Gli analisti, inoltre, non sono convinti che la diversificazione del business sia la soluzione per un gruppo che prevede una perdita d'esercizio da 1,1 miliardi di dollari e il taglio di 5 mila posti di lavoro.

Ovviamente, come ci si poteva aspettare, non tutti i punti di vista sono univoci e, sebbene molte siano le voci contrariate, altri esperti di settore si sono espressi a favore di Sony Real Estate, sottolineando le competenze maturate nel settore bancario e in quello assicurativo.

Forniremo servizi immobiliari pratici attraverso le nuove tecnologie e un call center

ha spiegato brevemente Sony in un comunicato.

Anche se la notizia già di per sé potrebbe lasciare basiti gli estimatori della Società nipponica, secondo il quotidiano economico Nikkei, Sony potrebbe entrare presto anche nel mercato dei giocattoli. Probabilmente si tratta di devices dall'alto contenuto tecnologico: droni, robot e similari. Questo permetterebbe di mantenere un certo legameme con le origini di profonda innovazione tecnologica, che da sempre hanno contraddistinto il marchio, nel settore che la vede protagonista da decine e decine di anni.
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giovedì 24 aprile 2014

Illum: nuova Light Field Camera di Lytro da 1.599$ rivoluziona il mondo della fotografia

Torniamo a parlare di Lytro Light Field Camera, azienda senz'altro interessante che, già a inizio 2012 aveva presentato un'innovativa macchina fotografica dall'estetica e dalle funzionalità davvero rivoluzionarie.


La fotocamera Lytro fu il frutto di ben quindici anni di studi e sperimentazioni presso l'Università di Stanford e fu commercializzata solamente l'anno scorso. Il dispositivo introdusse un concetto rivoluzionario nel mondo della fotografia, infatti, per la prima volta fu implementata la possibilità di scattare un'immagine e di metterla a fuoco in un secondo momento, scegliendo liberamente l'esatto punto da focalizzare. 

Ren Ng, presidente e fondatore della startup, è nel frattempo diventato una sorta di star del settore, costantemente cercato dalle più grandi testate internazionali e premiato in diversi frangenti (tra i quali Hipa Award), Ng negli ultimi tre anni ha ovviamente continuato a sviluppare la propria azienda, forte della possibilità di avere a disposizione più risorse. Ecco infatti arrivare il lancio di Illum, il secondo prodotto sviluppato da Lytro. 



Se Light Field Camera (che viene affiancata e non sostituita) è stata la fotocamera che doveva mostrare al mondo le potenzialità del progetto, Illum vuole invece dimostrare che non si tratta di un semplice esercizio di stile ma di un nuovo modo di fare fotografia. 

La nuova nata in casa Lytro è ovviamente costruita attorno agli stessi concetti di Light Field Camera: possibilità di effettuare un refocus ed un cambio di prospettiva anche dopo lo scatto. Illum a prima vista si presenta come una fotocamera dal form factor molto simile a quello di diverse mirrorless e bridge sul mercato. 

Subito evidente la grossa ottica zoom dotata di focale equivalente al pieno formato pari a 30mm-250mm e dotata di un diaframma dall'apertura massima costante F2. La parte posteriore è dominata dal display touch screen da 4" leggermente inclinato verso l'alto;moduli Wi-Fi e GPS integrati dimostrano la volontà di presentare una fotocamera non meno attuale e versatile della media delle fotocamere sul mercato. 

Per quanto riguarda le dimensioni del sensore, ancora non è stato detto nulla. Riguardo la definizione la casa (forse anche un po' furbescamente) non parla mai di megapixel ma solamente di "megaray" (alludendo evidentemente ai raggi di luce catturati la cui inclinazione è fondamentale per il funzionamento della fotocamera); ebbene Illum vanta la possibilità di catturare 40 milioni di raggi luminosi contro gli 11 di Lytro. 


L'azienda californiana vuole insomma aumentare le potenzialità dei proprio prodotti alzando il livello della qualità delle immagini e cercando di convincere in questa maniera più di qualche fotografo ad investire in attrezzature Lytro.

La fotocamera di punta di casa Lytro verrà lanciata sul mercato attorno alla metà di Luglio; sul sito di Lytro il prezzo di Illum viene fissato per $1.599, ma a quanti volessero effettuare un preordine fin da ora la casa riserverà uno sconto di $100.

Sicuramente i prezzi non sono alla portata di tutti, ma è molto difficile definire il prezzo di un dispositivo che per ora non ha eguali. Se il primo prodotto Lytro ha avuto un successo eclatante in termini di attenzione mediatica il secondo vuole invece dimostrare di voler fare sul serio e di portare una piccola (forse non proprio così piccola rispetto alla concorrenza dei soliti brand blasonati) rivoluzione in un universo, quello della fotografia, dove alcuni concetti base (messa a fuoco, scelta del punto di vista, prospettiva...) sono sostanzialmente immutati più o meno due secoli.

Lytro Light Field Camera o Illum? Davvero una valida alternativa allo standard proposto dalla concorrenza. Se la fotografia è il vostro mondo e il prezzo non è un problema... forse è la soluzione che fa per voi.
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mercoledì 23 aprile 2014

Il panorama del mondo di Google Nexus sta per cambiare?

Prima HTC, poi Samsung, attualmente LG e infine ancora il colosso taiwanese. Sembrerebbe la chiusura di un cerchio. 


Di cosa stiamo parlando? Ma ovviamente del ciclo di vita della famiglia Nexus, smartphone cardine della strategia Google. "Non di soli smartphone vive Google".

Esattamente, quando si parla di Android non ci si riferisce esclusivamente al mondo telefonico, bensì anche ai devices di taglia più grande: i tablet. 

Alcuni rumors diffusi nel corso delle settimane e dei mesi passati parlavano di un possibile nuovo tablet da 8 pollici di diagonale a interpretare il ruolo di tablet Nexus, altri indicano invece come probabile l'annuncio di due nuovi tablet: il classico Nexus 7 e un nuovo dispositivo da 8,9 pollici.

Secondo quanto appreso nelle ultime ore dovrebbe essere proprio la prima opzione a materializzarsi in questo 2014, ovvero una sola versione del tablet Google con un display da 8 pollici di diagonale. Le novità non si limitano però alla diagonale del display, secondo le voci diffuse, infatti, anche la produzione del dispositivo dovrebbe cambiare casa passando di taiwanese in taiwanese nelle mani di HTC.


Asus, dopo aver realizzato le ultime ed uniche due edizioni del tablet 7 pollici di Google, sembra essere destinata ad abbandonare il progetto decisa ad affermare e a dare una spinta alla propria linea di prodotti.

Google sembra quindi essersi rivolta ad HTC e, a quanto pare, l'azienda taiwanese dovrebbe aver questa volta accettato l'incarico. Già in passato, infatti, il colosso di Mountain View si era, secondo alcune leggende, rivolto ad HTC per la produzione del proprio tablet, ricevendo però un due di picche.

Nexus, però, è anche sinonimo di smartphone (come ampiamente sottolineato in apertura); infatti Google si sta dando da fare anche su quel fronte. O meglio questo è ciò che ci dicono le voci che si sono rincorse in queste settimane.

Un ipotetico Nexus da meno di 100$, sarebbe nei piani di Google che, vorrebbe aggredire il settore di fascia bassa del mercato, sfruttando una presunta collaborazione con MediaTek

Questa strategia potrebbe essere complementare a quella dibattuta nelle scorse settimane, che vede Google in prima linea nella sfida con Facebook, per la capillarizzazione del servizio internet.

Parallelamente, il colosso di Mountain View spera di consegnare uno smartphone, preferibilmente Android, nelle mani dei restanti 6 miliardi di individui che non hanno ancora avuto modo di accedere al mercato.

Per adempiere all'obiettivo, sembra che Google sia interessata ad entrare nel mercato degli smartphone di fascia bassa, con una soglia di prezzo non oltre i 100$. La società, secondo le indiscrezioni partite dalla Cina durante lo scorso fine settimana, avrebbe iniziato ad imbastire alcuni accordi di collaborazione con MediaTek, produttore di semiconduttori e, nello specifico, di SoC caratterizzati da un ottimo rapporto qualità/prezzo.

MediaTek è alla base dei prezzi assolutamente concorrenziali di molti smartphone provenienti dalla Cina. I SoC del produttore taiwanese, infatti, consentono prezzi di listino vantaggiosi rispetto alle soluzioni concorrenti con prestazioni analoghe. Xiaomi Hongmi, ad esempio, è proposto con un processore quad-core (MediaTek MT-6589) ad un prezzo di circa 130$ (intorno alle 100€ quindi).

Hongmi viene prodotto con un costo di 85$ in componenti, permettendo a Xiaomi di piazzare il prodotto sul mercato a prezzi estremamente abbordabili, nonostante le performance più che soddisfacenti per l'uso tradizionale. Il settore degli smartphone, inoltre, mostra valori di crescita molto interessanti nei mercati emergenti, mercati a cui Google probabilmente non vuole rinunciare.

Il nuovo modello non sostituirà naturalmente il prossimo Nexus 6, che potrebbe essere prodotto a sua volta da HTC, vista l'interazione con la Società taiwanese per quando riguarda il futuro tablet, ma, considerando le strategie di mercato di Google e la scelta di proporre lo smartphone esclusivamente (o quasi) all'interno dello store proprietario, è prevedibile il rilascio di uno smartphone estremamente competitivo sul fronte prestazionale in relazione al prezzo richiesto. Google ha storicamente margini di guadagno in pratica irrisori per quanto riguarda la line-up di dispositivi Nexus, da cui intende poi guadagnare attraverso l'utilizzo dei servizi online proprietari.

Per avere dei riscontri ufficiali, purtroppo, dovremo attendere. Sognare non costa nulla però. 
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martedì 22 aprile 2014

Il chip MU-MIMO 8x8 di Quantenna porta il Wi-Fi fino a 10Gbps

Dopo anni di ricerche e dopo il susseguirsi di progressi tecnologici, nelle trasmissioni dati tradizionali, delle reti dati e via cavo, finalmente toccherà anche al canale più versatile: parliamo di Wi-Fi.


Quantenna, azienda leader nel settore Wi-Fi networks, è al lavoro su un chipset Wi-Fi in grado di aumentare fino a dieci volte la velocità di trasferimento dati, rispetto agli standard attuali disponibili.

I router Wi-Fi basati sullo standard ac permettono di ricevere tre flussi di dati attraverso un chipset MIMO 3x3, mentre un modello di Asus (RT-AC87U) in arrivo utilizzerà il chipset Quantenna QSR1000 MIMO 4x4 in modo da raggiungere un throughput massimo di 1,7Gbps.

L'azienda canadese ha annunciato in settimana un nuovo chipset in grado di utilizzare otto stream di dati attraverso un'architettura MIMO 8x8. MIMO è l'acronimo di Multiple Input/Multiple Output, e rappresenta una tecnologia attraverso la quale numerosi stream di dati possono essere inviati e ricevuti su un singolo trasmettitore e ricevitore utilizzando più di un'antenna.

Il nuovo chipset di Quantenna utilizzerà la tecnologia MU-MIMO (Multi-User MIMO) che sfrutta la disponibilità di più terminali radio indipendenti per avere vantaggi sulla velocità di trasferimento di ogni singolo terminale. Il chipset utilizzerà lo standard Wi-Fi 802.11ac e sarà compatibile anche con i più diffusi 802.11a/b/g.

Il risultato finale sarà una bandwidth massima di 10-gigabit, permessa dall'uso di una tecnica chiamata channel bonding, in cui numerosi canali sulla frequenza 5GHz vengono congiunti in modo da formare un singolo canale che può sviluppare una banda di 160MHz. In paragone, gli attuali modelli di router 802.11ac utilizzano il channel bonding per raggiungere 80MHz di banda.

Nonostante le tecnologie MIMO stiano facendo una prima apparizione anche sui dispositivi mobile (ad esempio Galaxy S5 ha un modem MIMO), Quantenna ha specificato che il nuovo chipset da 10-gigabit non sarà compatibile con alcun tipo di dispositivo mobile. Potremo trovare la tecnologia su router, schede PCIe, schede madri desktop o, al limite, computer portatili.

I primi dispositivi che sfrutteranno le nuove tecnologie MIMO 8x8 di Quantenna saranno disponibili sul mercato nel 2015.

Non vediamo l'ora di testarli. Altro passo indispensabile, però difficile vederlo a breve, sarà la disponibilità di reti gratuite messe a disposizioni dagli esercenti (seguendo gli standard europei) e la distribuzione del servizio di Wi-Fi gratuito, non solo nelle piazze delle città metropolitane, bensì in tutte le realtà cittadine e non della nostra penisola. Per ora però, accontentiamoci di implementare la tecnologia di cui già disponiamo, anche grazie ai progressi prospettatoci da Quantenna.
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sabato 19 aprile 2014

Anche in Italia, i Google Glass varcano le porte della sala operatoria

Pensate che i Google Glass siano un gadget destinato esclusivamente iniziano a qualche nerd invasato? Beh evidentemente vi sbagliate, d'ora in poi sarà impiegato non solo per coadiuvare applicazioni divertenti o come Cicerone elettronico. La nuova frontiera della realtà aumentata sembra essere quella medica.


Vi sembra una realtà lontana? Forse un progetto futuristico d'oltreoceano, che tarderà ad arrivare in terra nostrana? Per una volta questo scetticismo va messo da parte, infatti, un modello appartenente alle Explorer Edition è stato utilizzato durante un intervento chirurgico all'Humanitas di Rozzano, in provincia di Milano, mostrando così, quali possano essere le applicazioni in ambiti professionale.

L'Istituto è riuscito ad aggiudicarsi il prototipo dei Glass attraverso un accordo con la società Vidiemme Consulting, che possiede ben quattro unità dell'indossabile di Mountain View.


Ad indossarli è stata la dottoressa Patrizia Presbitero, specialista in cardiologia ed attualmente Responsabile dell'Unità Operativa di Emodinamica e Cardiologia Interventistica all'Istituto Humanitas.

Abbiamo deciso di sperimentarli perché rappresentano un'opportunità nella formazione dei medici", ha specificato la dottoressa. "Attraverso i Glass abbiamo mostrato il punto di vista di chi opera a una platea radunata in un'aula esterna. Le persone che hanno assistito all'intervento hanno visto cosa guardavo, su cosa mi soffermavo e qual era il rapporto con il personale di sala.

Le stesse finalità già espresse la scorsa estate da un gruppo di chirurghi dell'Università dell'Ohio, capitanati dal Dr. Christopher Kaeding. Tuttavia, i Google Glass potrebbero esprimere il loro potenziale in molteplici applicazioni. Oltre alle funzionalità didattiche, infatti, sarà possibile controllare i parametri vitali di un paziente in maniera molto più rapida, così come sarà estremamente più semplice ottenere consigli e pareri sulle metodologie di esecuzione dell'intervento da colleghi che non si trovano in sala.

Quello che è stato mostrato un primo esperimento diventerà, a detta dello stesso Istituto Humanitas, la prassi per ogni intervento chirurgico di rilevante importanza. In attesa della commercializzazione del prodotto da parte del colosso di Mountain View, infatti, l'ospedale ha intenzione di implementare una serie di applicazioni possibili per i Glass in sala operatoria. Il loro uso sarà infatti spiegato ai medici già specializzati con competenze avanzate dalla stessa dottoressa Presbitero, relativamente agli ambiti dell'emodinamica e della cardiologia interventistica.


Grazie alla straordinaria interfaccia vocale i Glass si prestano soprattutto a quegli utilizzi in cui chi li indossa deve operare a mani libere [...] È chiaro che ad oggi si sta parlando solo di prototipi, ma grazie al kit di sviluppo messo a disposizione da Google, società come la nostra sono in grado di programmare i Glass aggiungendo nuove funzionalità.

ha specificato Giulio Caperdoni, COO di Vidiemme. 
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venerdì 18 aprile 2014

Dopo i 24 anni le performance del videogiocatore decadono inesorabilmente!

Pensate che i videogames siano materia esclusiva dei giovani o credete che i gamers della terza età siano una specie da salvaguardare?


Chiacchiere da bar o per meglio contestualizzare la cosa, da LAN party? Non più, d'ora in poi, potremo stabilire, con certezza scientifica, quanto l'età anagrafica influisca sulle performance del videogiocatore. 

Il dato, però, metterà in crisi non solo i più "vecchietti", lascerà basiti anche gli "sbarbatelli"!

Dopo lo spegnimento delle 24 candeline, sebbene il confine temporale sia del tutto relativo e labile, i riflessi e la vostra capacità di giocare ai videogiochi si ridurranno progressivamente. 

Infatti, secondo un nuovo studio chiamato "Over the Hill a 24", i riflessi peggiorano inevitabilmente dopo aver passato la soglia dei 24 anni. Per arrivare a tali conclusioni, va detto francamente deprimenti , alcuni scienziati provenienti dalla Simon Fraser University (British Columbia) hanno osservato 3.305 giocatori di StarCraft II di età compresa tra i 16 e i 44 anni. I ricercatori hanno concluso che il tempo di reazione di un giocatore così come la sua velocità dopo quell'età scende molto di più del previsto.

Dato sconfortante francamente, soprattutto per quelli come me che i 24 li hanno superati ormai da qualche anno! Non tutto è perduto però, infatti, anche se i riflessi peggiorano, i giocatori "anziani" potrebbero compensare questa regressione con altre abilità di gioco.

In fondo non disperiamo: per i videogiochi in cui bisogna gestire diversi task contemporaneamente non sembra infatti esserci alcun calo di prestazione.

Sei stato battuto da qualche tuo amico più giovane? Ora lo puoi spiegare scientificamente, o semplicemente ti sei creato l'alibi per la sconfitta.
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giovedì 17 aprile 2014

Il crowdfunding made in Torino

Più di una volta abbiamo trattato il tema della ricerca fondi e del sovvenzionamento dei giovani imprenditori creativicon. Fra i sempre più numerosi siti crowdfunding destinati questo tipo di progetti, Kickstarter è una delle più consolidate realtà.


Qualche tempo fa era stata la volta di Petcube, il cubo dotato di fotocamera, sensori di movimento e puntatore laser che serve per intrattenere il vostro animale domestico e controllarlo a distanza quando siete lontani da casa.

I profani potrebbero definirle "americanate" e voi che ne pensate? Abbiamo importato i fast food, la Coca Cola e molte altre delizie distruggi fegato, saremo in grado di emulare, e magari implementare in modo sapiente, un modello di questo tipo? 

A quanto pare, qualcosa si sta muovendo, non solo a livello d'imprenditoria privata (a dire il vero ancora un po' sottotono), bensì anche sul fronte universitario. 

Per la prima volta, anche il mondo della ricerca si apre al sistema del crowdfunding, rendendo così potenzialmente infinito il numero dei finanziatori. 

La piattaforma è stata costituita nel 2012 su iniziativa dell'Università di Torino e della Fondazione Cassa risparmio di Torino ed è sviluppata dalla Fondazione Fondo Ricerca e Talenti. 

La piattaforma è online da qualche giorno e propone, volta per volta, tre progetti di ricerca dell'Università degli studi di Torino che potranno essere adottati da chiunque voglia effettuare una donazione, di qualsivoglia entità, a partire dai 5 euro per raggiungere un tetto minimo di almeno 3mila euro. I tre progetti verranno rinnovati sul portale ogni due mesi e sostituiti con tre nuove iniziative. I donatori potranno seguire in tempo reale il progredire delle donazioni che si chiuderanno appunto dopo 60 giorni. 

I primi tre progetti già on line e per i quali sono aperte le donazioni riguardano la creazione, proposta da alcuni ricercatori del Dipartimento di giurisprudenza, di uno strumento multimediale per raccontare la Costituzione. 

Siamo consapevoli che si tratta di uno strumento nuovo e che non sarà sempre facile raccogliere fondi, avverte Luigi Somenzari direttore generale del Fondo Ricerca e Talenti, ma siamo anche convinti del valore aggiunto di questa iniziativa che mossa da vera passione e solo su base volontaria può sensibilizzare il territorio sulla ricerca 

Per il lancio del portale la Fondazione Fondo Ricerca e Talenti ha predisposto nelle prossime settimane una fitta agenda di attività di sensibilizzazione grazie alla rete di volontari. 

Torino farà da palcoscenico a numerose iniziative tra cui un flashmob, un'edizione di triathlon non competitivo che vedrà sfidarsi giovani nelle vesti di scienziati del passato e altre originali e inaspettate incursioni nella vita cittadina. 


Pronti alla vostra prima donazione?
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mercoledì 16 aprile 2014

L'allarme Heartbleed scatta anche per smartphone e tablet con OS Android

Il fenomeno virale di Hearbleed, o meglio le conseguenze del suo passaggio, si stanno palesando e gli utenti devono stare in allerta, o per lo meno mettersi al riparo... ammesso siano ancora in tempo.


Infatti, nonostante le misure precauzionali, il Canada Revenue Agency (il fisco canadese) ha subito la sottrazione di 900 numeri di previdenza sociale da parte di anonimi malintenzionati che hanno sfruttato il bug Heartbleed. L'agenzia per motivi precauzionali ha disabilitato l'accesso al pubblico dei propri servizi lo scorso 8 aprile, quando il mondo è venuto a conoscenza della pericolosa vulnerabilità.

Se i possessori di tablet e smartphone finora si sono sentiti relativamente tranquilli, i ricercatori del settore hanno lanciato un allarme che riguarda anche questi dispositivi seppur limitatamente all'OS Android.

Mentre i ricercatori di Symantec riportano che la maggior parte dei browser non si basano su OpenSSL per implementare l'HTTPS, e questo li mette al riparo da Heartbleed, lo stesso non si può dire per il sistema operativo Android.

Ars Tecnica spiega come un dispositivo che monto il sistema operativo mobile di Google potrebbe essere stato compromesso.

Lo scenario più probabile, spiegano, prevede che l’utente venga attirato su un sito pieno di trappole e che contenga exploit in grado di caricare dati delle banche o altri dati sensibili di servizi online in una tab separata. Immettendo traffico malevolo su una tab, l’autore dell’attacco può estrarre contenuti dalla memoria corrispondenti ai siti caricati in altre tab. Una versione meno sofisticata dell’attacco, ma anche molto più facile da portare avanti, permette di immettere comandi malevoli in un browser Android vulnerabile e usarli per estrapolare dati sensibili dai contenuti della memoria.

Con tutte le versioni customizzate di Android in circolazione non è facile fornire una lista esaustiva dei dispositivi potenzialmente a rischio. Ma la buona notizia è che è appena uscita Heartbleed Sicurezza Scanner, un'app gratuita sviluppata da Lookout Mobile, in grado di dirvi se il telefono o il tablet sono in pericolo.

Scaricate l'app e lanciatela. L'app vi dirà anche se l'estensione Heartbeat che contiene il codice buggato è abilitata. Nel caso i test diano esiti negativi, o indichino che l’estensione non è abilitata, potete stare tranquilli. Altrimenti è meglio essere molto cauti nell'usare il dispositivo, finché non arriva la patch che risolve il problema.
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martedì 15 aprile 2014

FaceBank: il nuovo business di Facebook

Pensate che l'era di Facebook sia giunta già da tempo all'apice della propria parabola evolutiva? Beh è quello che ci ripetiamo da molto tempo.


Quando lo stallo iniziava ad essere davvero "ingombrante", il co-fondatore della Società Mark Zuckerberg, ha deciso di giocare una nuova carta: ecco che dalla manica di Zuck spunta l'asso. Parliamo del settore dei servizi finanziari: Facebook diventa banca!

Ripercorrendo gli ultimi mesi, ricordiamo l'inanellamento di una serie di acquisizioni a dir poco rilevanti: WhattsApp (19 miliardi di dollari), Instagram (1 miliardo di dollari) e in ultima istanza Oculus.

Se pensavate che la realtà virtuale fosse la prossima frontiera del business di Zuck, lo avete sottovalutato: nel mirino di Facebook, infatti, ci sono i servizi finanziari.

Lo riporta il Financial Times, che spiega come manchino "poche settimane" prima che il social network ottenga l'autorizzazione dall'Irlanda per il via libera ad offrire il servizio di deposito virtuale del denaro. I profili diventerebbero cioè una sorta di portafoglio elettronico. Attraverso la rete si potrebbero poi scambiare flussi di credito, in una specie di Money Transfer social, o fare pagamenti diretti.

Per questo la società statunitense starebbe discutendo potenziali collaborazioni con almeno tre start up londinesi (TransferWise, Moni Technologies e Azimo) che offrono servizi internazionali di trasferimento denaro online e via smartphone. Per quest'ultima, Facebook avrebbe messo sul piatto 10 milioni di dollari per ingaggiarne il co-fondatore come direttore dello sviluppo del prodotto.

Ovviamente la Società non ha commentato i rumors, anche se nel passato di Fb c'è già stato un tentativo del genere (stroncato in malo modo) con i crediti virtuali. Del resto, il successo iniziale dei BitCoin è stato fatto oggetto di speculazioni malevole (vedi implicazioni nel Deep Web) e ha messo in luce le problematiche legate al furto e all'attacco dei carcker. A parte le difficoltà di gestione, però, l'idea di una valuta virtuale è potenzialmente vincente e Facebook non vuole perdere il treno.

L'altro elemento chiave insito nella pubblicazione dal Financial Times, pare il contesto nel quale si vuole sviluppare l'idea. Nell'articolo, infatti, si parla chiaramente della strategia secondo cui Facebook "Vuole diventare una utility nei Paesi emergenti", e in quest'ottica le rimesse, cioè i flussi di denaro dagli emigrati verso la madrepatria, sono la leva che permetterà di entrare nel mercato finanziario di quei territori.

E' notizia di poco tempo fa che in India, ad esempio, Facebook conti più di 100 milioni di clienti; ciò dà la dimensione del business possibile. Dalla sola Italia, per intendersi, ogni anno partono più di 7 miliardi verso i Paesi d'origine dei migranti.

La mossa verso la "FaceBank" è anche una risposta ai tentativi di Tencent e Alibaba, ma anche di Google e delle compagnie telefoniche come Vodafone, di spingere sulle piattaforme per i pagamenti in mobilità. L'anno scorso, soprattutto in relazione ai giochini online, Facebook è già stata in grado di gestire 2,1 miliardi di dollari di transazioni e si è garantita una fetta del 30% di commissioni su quella cifra. Il business dei pagamenti pesa per il 10% dei ricavi della società di Menlo Park. 

Secondo la società di analisi Ovum, specializzata nel digitale, Facebook era data per attiva nel settore dei pagamenti mobili e la sua "attenzione sui trasferimenti di denaro ha un senso" in quest'ottica. Per gli analisti "la base di utenti di Facebook nei mercati emergenti sta crescendo rapidamente (circa 200 milioni in Asia nel solo quarto trimestre 2013)", ma per quanto riguarda i pagamenti mobili e i servizi finanziari "Facebook avrà il suo bel da fare: la sfida più grande sarà la fiducia dei consumatori".

Per Ovum solo l'1% dei consumatori si fida dei social network come gestori di denaro virtuale, contro il 43% nei confronti delle banche e il 13% verso le carte di credito. Vincere questa sfida d'immagine sarà il prossimo passo necessario a Zuckerberg per fare una nuova rivoluzione.

Onestamente il timore di veder violato il proprio account, non è poi così infondato, basti vedere quel che è successo in questi anni. Infatti, anche il blasonato social network, per sua stessa ammissione, è stato uno dei tanti siti attaccati da Heartbleed, il bug scoperto nella libreria crittografica open-source OpenSSL.
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lunedì 14 aprile 2014

Qual è il destino dei nuovi iMac Low-Cost?

Da tempo diciamo che il 2014 sarà l'anno delle vere novità Apple. La Società di Cupertino, infatti, quest'anno ha in serbo per i suoi fedelissimi un iMac economico.


Ora dovremmo capire cosa si intende per "economico", e soprattutto quale significato gli attribuiscano alla Apple. Basta pensare all'ultima volta che è stata usata, ovvero in occasione del lancio di iPhone 5C, evidentemente low-cost non è un termine universalmente riconosciuto. iPhone 5c si è dimostrato uno smartphone performante al pari di iPhone 5 ma dotato di uno chassis in policarbonato.

E in quale linguaggio questo si può tradurre in "economico"? Dovremo aspettarci anche sul fronte iMac, "un'innovazione così poco innovativa"?

Come per iPhone 5C, verosimilmente possiamo dire che nemmeno iMac economico sarà un prodotto low-cost, bensì un iMac entry level che verrebbe venduto meno caro. Non aspettiamoci quindi un iMac a 699€, però considerando l'attuale prezzo degli iMac 21,5" venduti a 1329€, è evidente che il desktop Apple è caro, sopratutto se pensiamo che le sue prestazioni potrebbero essere migliori; basterebbe un Fusion Drive di serie, invece di un hard disk da 5400 giri/minuto, per favorire di molto l'iMac.

Se guardiamo all'evoluzione dei prezzi degli iMac, dal 1998 ad oggi (vedi sotto), l'attuale iMac è caro persino rispetto agli iMac del passato, il che lascia a intendere che c'è margine affinché Apple abbassi il prezzo di qualche centinaio di euro. Volendo fare una previsione, il prossimo iMac entry level costerà all'incirca 1000€, salvo ritocchi per questioni stilistiche di marketing.


Il prezzo dell'iMac è altalenato nel corso degli anni, seguendo al passo le innovazioni introdotte da Apple. Il prezzo delle novità era alto sui nuovi modelli, calando poi progressivamente. L'iMac originale, per esempio, era venduto a 1299$, ma nel 2000 venne proposto un modello a 799$!

Il trend si invertì però e i prezzi ripresero a salire rapidamente con la commercializzazione dell'iMac G4, il primo modello ad avere uno schermo piatto. I prezzi poi scesero di nuovo, fino a quando non apparvero gli iMac in alluminio nel 2007.

Infine, il prezzo del all-in-one di Apple ha subito un altro rialzo quando la gamma è stata rivisitata due anni fa, introducendo l'attuale design ultrasottile.

La storia degli iMac ci fa intravedere un'altra possibilità per spiegare l'arrivo di un iMac del prezzo ridotto: Apple potrebbe stare preparando un rinnovo sostanziale della linea iMac, mantenendo l'attuale modello entry level ad un prezzo fortemente scontato.

Gli indizi a supporto di questa storia ci sono tutti: Intel sta per lanciare nuovi processori, fra cui una variante di punta Core i7-4790K che, assieme al chipset Intel Z97, fornisce migliori prestazioni coi drive M.2 SATA Express. Questo equivarrebbe ad un balzo in termini di velocità di clock di almeno 100 MHz in più, costituendo la naturale evoluzione delle CPU attualmente installate su tutti gli iMac, con esclusione dell'iMac entry level da 21,5”.

Quest'ultimo sfrutta infatti una versione speciale dell'i5-4570R potenziato con chip grafico Intel Iris 5200; proprio questo modello ha tutte le carte in regola per rimanere in catalogo ad un prezzo ben inferiore rispetto ai modelli più avanzati, che resterebbero così ad un prezzo a partire da 1300€.
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sabato 12 aprile 2014

Toy Car RC: giocattili + realtà aumentata

Fate parte di quella categoria di persone che ritiene la TV alienante e non cederebbe mai il proprio smartphone ai propri figli per intrattenerli e placare i loro animi agitati?


Forse allora non dovreste leggere questo post che, spinge ancora più in là l'asticella della tecnologia applicata alla formazione e all'intrattenimento delle giovani menti, attraverso il videogames e alle applicazioni dedicate in genere. Non solo l'intrattenimento virtuale potrebbe cambiare; anche il mondo ludico potrebbe essere rivoluzionato.

Qual è il limite tra giocattolo e gadget super tecnologico? La startup berlinese Toywheel ha pronta la sintesi dei due mondi. Con la sua prima app Toy Car RC - Drive a Virtual Car in the Real World with Augmented Reality, infatti, Toywheel sfrutta la realtà aumentata per raggiungere il suo scopo.


Per giocare a Toy Car RC occorre stampare una pista con la stampante tradizionale e posizionarla su tutta l'area di gioco, che può essere il soggiorno o la stanza dei bambini. Poi basta inquadrare queste figure con la telecamera di cui è dotato il tablet per guidare una macchina virtuale all'interno della pista. Mentre i giochi di questo tipo normalmente puntano sulla competizione e richiedono abilità nella guida, Toywheel invece si concentra sul contributo creativo e personale, dando la possibilità di disegnare le proprie piste.

La nostra esperienza con il fai da te ci insegna che i bambini si approcciano ai mondi interattivi nello stesso modo con cui si approcciano ai mondi reali. Non distinguono gli uni dagli altri [...] Ecco perché vogliamo collegare entrambe le realtà in un unico grande e intuitivo parco giochi. L'attuale tecnologia di realtà aumentata è già abbastanza potente e si evolve rapidamente grazie soprattutto a prodotti come Google Glass.

ha detto Evgeni Kouris, fondatore di Toywheel. 
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venerdì 11 aprile 2014

L'allarme Heartbleed suona in ritardo

La parola chiave di oggi è Heartbleed. Purtroppo, però, non si tratta di qualche diavoleria progettata da qualche ingegnere, in un attimo particolarmente prolifico, bensì di una minaccia per i vostri PC.


Heartbleed una delle vulnerabilità scoperta nell'ambito del protocollo Open SSL che ha colpito il 66% dei siti mondiali e circa il 40 percento tra i primi mille più frequentati in Italia.

Il problema è stato reso noto da Google Security e Codenomicon ma già ieri Google, Facebook, Instagram, YouTube e Yahoo! (Flickr compreso), Bing, Microsoft e Wikipedia hanno posto rimedio. LinkedIn, eBay, PayPal non sono mai stati a rischio. Pinterest e WordPress non hanno ancora chiarito se abbiano o meno risolto la questione.

Cnet sta stilando un elenco dei siti fornitori di servizi online che hanno già fornito una risposta. Se utilizzate un servizio online di un sito che ha risposto positivamente alla domanda "Avete già applicato la patch per sanare la falla Heartbleed?", allora potete cambiare la password.

La diffusione massiva dell'infezione, che potrebbe avere esposto i vostri dati personali registrati nei siti, nei social network, nei servizi di posta, potrebbe essere in atto già da qualche anno, per la verità. 

Proprio in relazione a questa ipotesi iniziano a circolare alcuni elementi che sembrano provare uno sfruttamento di Hearbleed ben prima di quando è stato reso di pubblico dominio. Stando a quanto riporta ArsTechnica, infatti, Terrence Koeman di MediaMonks ha affermato di aver individuato nei log dei propri server tentativi di sfruttare la falla che risalgono al novembre del 2013.

Koeman ha scoperto infatti tracce di una serie di pacchetti in ingresso contenenti elementi simili a quelli illustrati nel proof-of-concept, e provenienti da due IP che fanno parte di una botnet probabilmente adibita ad una scansione della rete per individuare quali server potessero essere vulnerabili al problema.

In ogni caso, anche se non l'abbiamo potuto fare in precedenza, è importante agire in modo tempestivo almeno ora.

E' infatti importante che oggi gli utenti cambino le password sui siti che hanno già applicato la patch in Open SSL: ecco i consigli degli esperti per mettersi al sicuro. Innanzitutto bisogna accertarsi che i siti e i servizi a cui ci colleghiamo per le nostre attività online abbiano applicato la patch, aggiornando OpenSSL alla release 1.0.1g.

A questo punto ecco cosa fare:

  1. cambiate password scegliendone una forte, lunga almeno 8 caratteri, con caratteri alfa-numerici e speciali (compresi i segni di interpunzione ? e !);
  2. controllate per almeno una settimana tutta l’attività sugli account dove transitano le informazioni come conti bancari ed email. Infatti a rischio furto sono password ed altri dati sensibili;
  3. infine, grazie a test (come Qualys SSL Server Test), fate sì che gli amministratori del sito controllino se le loro proprietà online ne sono affette.

Oltre ai colossi citati in precedenza, anche altri siti potrebbero essere stati colpiti: quelli di Mashable hanno fornito un elenco dei siti maggiormente a rischio per via della falla.

Naturalmente, il fatto che alcuni siti siano vulnerabili, non significa che sicuramente i vostri dati (password, carte di credito, username, etc) siano stati rubati. Ma siccome non c'è modo di saperlo con certezza, è meglio mettersi al sicuro seguendo la procedura sopra indicata.

Mashable dice anche quali siti hanno già provveduto a scrivere una patch per chiudere la falla. Di seguito trovate una lista dei siti sui quali gli account possono essere stati a rischio, ma che hanno risolto il problema:

          • Facebook
          • Pinterest
          • Tumblr
          • Google
          • Yahoo
          • Gmail
          • Amazon Web Services
          • TurboTax
          • Dropbox
          • OKCupid
          • SoundCloud

Ricordiamo inoltre che, cambiare la password su un sito ancora a rischio, per ovvie ragioni, non ha senso, mentre lo ha nel caso dei siti che sono corsi ai ripari (vedi immediatamente sopra)

Se il rivale di sempre (Microsoft) è stato colpito dall'attacco ma ha già posto rimedio al problema, da Cupertino fanno saper che che OSX e i "servizi web chiave" di Apple, non sono stati interessati dal problema.
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giovedì 10 aprile 2014

Facebook preferisce Messenger alla chat

Oggi ci occuperemo delle nuove strategie, legate alla messaggistica, della Società co-fondata da Mark Zuckerberg.


Se inizialmente, presi dall'entusiasmo, si sono lanciati nel mondo della messaggistica, ora Facebook sta cercando di pianificarne la rimozione di ogni funzionalità, almeno all'interno dell'app per dispositivi mobile.

Gli utenti che vorranno scambiare messaggi attraverso il servizio di chat del social network avranno la necessità di scaricare l'app specifica Messenger.

A partire dalla serata di ieri, riporta TechCrunch, alcuni utenti europei hanno ricevuto una notifica che informava che, nelle prossime settimane, avrebbero potuto accedere ai messaggi del social network esclusivamente attraverso l'app Facebook Messenger. 


Secondo un portavoce della società non si tratta di un esperimento, ma di una novità che verrà implementata internazionalmente con il passare del tempo. Messenger è più veloce di Facebook e i messaggi vengono sincronizzati il 20% più veloce rispetto all'app tradizionale. 

Abbiamo sviluppato un'esperienza più veloce ed affidabile su Messenger, e adesso secondo noi è meglio focalizzare su questa esperienza tutte le nostre energie e risorse 

ha specificato il portavoce di Facebook a TNW. La notifica arriverà a tutti gli utenti nelle prossime settimane, e verrà dato il tempo necessario per scaricare Messenger ed apprenderne il suo funzionamento prima di rendere necessario il passaggio. 

Vengono esclusi dalle novità gli smartphone Android di fascia bassa con limiti nella disponibilità di memoria RAM, che potranno accedere al servizio di messaggistica anche dall'app nativa. Vengono esclusi anche i dispositivi Windows Phone ed i tablet, mentre su Paper la funzionalità relativa ai messaggi rimarrà inalterata. 

Facebook spinge ancora sul settore della messaggistica con i propri servizi proprietari, nonostante la faraonica acquisizione di WhatsApp. La manovra ha un senso: in alcuni paesi Facebook riscuote un maggiore successo rispetto a WhatsApp e, con il servizio di messaggistica proprietario ed un'app dedicata, può contrastare meglio le soluzioni concorrenti ed avere quote decisamente importanti in un settore in costante fermento. 

In ogni caso, con l'ascesa di Telegram, Facebook rischia di bruciare un investimento milionario (WhatsApp) senza coglierne realmente i frutti.
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mercoledì 9 aprile 2014

StoreDot: la ricarica speedy (30 sec) per il vostro smartphone dal 2017

Batterie estesive, kit per il proprio smartphone con cover più batteria incorporata, dispositivi di ogni tipo popolano gli scaffali degli store di elettronica.


Gli smartphone si sono sviluppati in diverse direzioni, il comparto energivoro, ovvero quello legato alla gestione dell'alimentazione, della gestione dei consumi e quindi della durata della batteria è rimasto un tabù.

Si sono visti interventi di ampliamento delle batterie e di impiego di nuovi materiali tecnologici più efficienti ma, questa volta parliamo di un aspetto della ricarica davvero curioso: il tempo di ricarica.

Durante una conferenza a Tel Aviv, StoreDot ha presentato la sua novità: un prototipo di batteria capace di essere ricaricata in circa 30 secondi. La tecnologia è basata su Nanobots ed è finanziata da un grosso produttore di smartphone, ma non sembra prevista prima del 2016-2017.

Il primo sample del caricabatterie è stato mostrato alla conferenza di Microsoft Think Next a Tel Aviv ed è progettato sulla base delle caratteristiche di Samsung Galaxy S4. Oltre alla capacità di essere ricaricate più rapidamente, le batterie di StoreDot saranno in grado di resistere a "migliaia di cicli di carica e scarica, prolungando considerevolmente la durata della batteria".

L'arrivo sul mercato di massa non è tuttavia previsto prima del 2016, tempistica specificata a TNW dal CEO di StoreDot, Doron Myersdorf.


Quello che abbiamo sviluppato è una nuova generazione di elettrodi con nuovi materiali che chiamiamo MFE, Multi Function Electrode.

ha dichiarato il dirigente alla pubblicazione americana.

Da una parte agisce come un supercondensatore (quindi si ricarica molto velocemente), mentre dall'altro come un elettrodo a litio (scarica lenta). L'elettrolita viene modificato con i nostri nanodot, al fine di consentire una buona efficacia al nostro MFE.

L'obiettivo di StoreDot è quello di realizzare batterie con capacità equivalente ad una batteria agli ioni di litio da 2.000mAh, con un processo di scarica previsto in tempistiche simili. L'obiettivo potrebbe essere già raggiunto entro un anno, ma come dicevamo poco sopra la produzione in massa è prevista non prima degli ultimi mesi del 2016.

Il progetto è finanziato, a detta del CEO di StoreDot, da un grosso produttore di smartphone asiatico non meglio specificato, anche se il video riportato nel post e il prototipo realizzato su specifiche di Galaxy S4 rendono d'immediata comprensione le conclusioni.

StoreDot ha ricevuto lo scorso anno un grosso finanziamento di 6 milioni di dollari, in modo da sviluppare ulteriormente la propria tecnologia. Nanodots, caratterizzata dall'uso di "cristalli di scala nanometrica prodotti con una sintesi chimica di molecole peptidiche bio-organiche", potrebbe essere utilizzata non solo nelle batterie dei dispositivi del futuro, ma anche su altri prodotti elettronici.

StoreDot cita ad esempio dispositivi di storage flash o una nuova generazione di tecnologie per i display. Tuttavia, "Nanodots" potrebbe rimanere solo su carta e non svilupparsi mai come desiderato, come successo a molti progetti che abbiamo segnalato nel corso degli anni.
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