martedì 11 febbraio 2014

Disservizio momentaneo

A causa di problemi tecnici, il blog non verrà aggiornato. Il disservizio durerà per qualche settimana.

Ci scusiamo con i lettori fedeli e occasionali.

A presto. Continuate a seguirci sulla nostra pagina twitter.

Leggi l'intero articolo

lunedì 10 febbraio 2014

iWinks Aurora e la "gestione dei sogni".

Ieri notte alla radio ho sentito parlare di un nuovo gadget davvero avveniristico ma al contempo controverso. Una start-up di San Diego ha deciso di sfidare Freud e i suoi eredi naturali, creando un dispositivo in grado, sulla carta, di influenzare i sogni. 


Si chiama Aurora ed è frutto delle ricerche e della progettazione della Società statunitense iWinks LLC. Ma di che cosa di tratta? Il Kit consta di una fascia da indossare la notte (in fronte) dotata di un software in grado di analizzare il tuo sonno, gestibile attraverso un App per il vostro smartphone.

Grazie ad un giroscopio e un accelerometro la banda è in grado di riconoscere la fase REM. I sensori integrati nella fascia analizzano le fasi del sonno rilevando le onde cerebrali, del movimento oculare e del movimento corporeo. Una volta nella fase REM, vengono attivati una serie di led colorati rossi, verdi e blu che utilizzati in una determinata sequenza ed accompagnati dalla riproduzione della musica scelta dall'utente, dovrebbero influenzare la fase del sonno e riuscire a compiere la magia.



La start-ip, come per altri progetti futuristici e futuribili (speriamo) si appoggia alla piattaforma di sponsorizzazione e foraggiamento su Kickstarter, che in poche ore ha riscosso una somma tre volte superiore rispetto a quella richiesta.

Naturalmente non ci sono solo voci entusiaste, infatti, alcuni utenti hanno mosso alcune perplessità sul progetto, naturalmente, una speranza quasi utopica visto e considerato che da sempre l’uomo cerca, tra i suoi obiettivi, di controllare la fase del sonno e soprattutto quella dei sogni. Comunque, staremo a vedere a progettazione finita.

Chi soffre di incubi frequenti forse non vedrà l'ora di poter controllare i propri sogni. I freudiani, sicuramente, non saranno entusiasti all'idea di poter influenzare i sogni, in quanto la manifestazione onirica del subconscio è ricca di informazioni utili alla comprensione della psiche e delle patologie psichiche. Influenzarle esogenamente, andrebbe ad esautorare l'interpretazione stessa.

Staremo a vedere.
Leggi l'intero articolo

sabato 8 febbraio 2014

"That NBC story 100% fraudulent": la rete si scaglia contro Richard Engel e NBC

Il post nasce da un video rilasciata dalla NBC News per voce di Richard Engel che, nella giornata di ieri, ha suscitato un polverone mediatico. 


Cosa può aver innescato tante polemiche a livello mondiale? Ovviamente loro: le Olimpiadi invernali aperte ieri sera (per l'Italia) nella cittadina di Sochi.

Già vi avevamo parlato delle indiscrezioni riguardanti la privacy degli spettatori e degli atleti sbarcati nella cittadina russa negli scorsi giorni, cavalcando questa notizia, la NBC ha calcato la mano, alzando un polverone non indifferente. Ma cosa c'è di vero? Cerchiamo di capirne di più.

Nel corso della giornata di ieri, alla vigilia dei Giochi olimpici invernali 2014, Richard Engel ha realizzato un'inchiesta per la NBC News per valutare la sicurezza della rete internet nello stato europeo. Prima di iniziare, vi invito a dare un'occhiata al servizio preparato da Engel per NBC News: QUI (il video è in lingua originale).

Engel sostiene che le reti in Russia siano un vero e proprio campo minato, per cui basta connettere un dispositivo elettronico ad internet per vedersi assolutamente privati della propria privacy in pochi minuti.



Il giornalista ha provato ad accedere ad internet con tre dispositivi, i quali sono stati tutti presi di mira dai presunti hacker: "la questione non è se li violeranno, ma quando", sostiene Engel riferendosi ai computer di chi visita la Russia per partecipare direttamente o indirettamente alle Olimpiadi invernali. Non appena si tenta di comunicare con qualsiasi mezzo, insomma, si è ormai spacciati.

Questo, almeno, secondo quanto riportato dalle testate giornalistiche generaliste, che hanno scatenato il polverone su un argomento decisamente discutibile e forse senza avere le necessarie competenze sul caso. Una situazione di questo tipo, come noto da chi conosce bene l'argomento, va analizzata con attenzione prima di esordire in ragionamenti senza alcun fondamento. Il web si è scatenato contro il pezzo lacunoso di Engel, dimostrando come la notizia sia stata manovrata dalla stessa emittente televisiva.

Fra gli oppositori di Engel, anche voci autorevoli, come ad esempio Errata Security in un articolo intitolato "Quella storia è falsa al 100%". Secondo l'autore dell'articolo, infatti, il racconto di Engel è stato approntato a tavolino con la consapevolezza di creare un dibattito su un argomento non del tutto vero.

Sono tante, inoltre, le incongruenze nella storia di Engel: il giornalista sosteneva di essere a Sochi nel momento in cui i suoi dispositivi elettronici venivano violati. Graham riporta invece che la reale ubicazione sia Mosca, ad oltre 1500km di distanza. Inoltre, i computer di Engel non sono stati violati perché connessi alle reti Wi-Fi di Sochi, come si evince dal riassunto del giornalista, ma perché i siti tematici sulle Olimpiadi invernali visitati contenevano software malevolo progettato appositamente. Gli stessi siti sono visitabili tranquillamente in tutto il mondo.

La differenza, una volta atterrati in Russia, è semplice: Google utilizza di default l'indirizzo IP del dispositivo per mostrare ricerche attinenti al luogo in cui si trova, in modo da migliorare il posizionamento dei contenuti locali. Andando in Russia, ai primi posti vedremo sostanzialmente siti russi.

Nessuna internet truccata, pertanto, ma l'utente deve semplicemente usare tutti gli accorgimenti del caso quando connesso ad una rete, a maggior ragione in Russia, patria del cybercrimine. Anche se Errata Security si sente di consigliare una nuova accortezza: semplicemente "non prestate il vostro smartphone a Richard Engel".

A parte l'ironia di ES, sembra di capire che tutto ciò non ha a che fare con KGB e con storie di spionaggio internazionale, bensì con un'arguta strategia di marketing dell'emittente statunitense.
Leggi l'intero articolo

venerdì 7 febbraio 2014

Le rivelazioni "irriverenti" di Woz

Steve Jobs è morto da quasi tre anni e nessuno si sarebbe mai immaginato di sentire queste parole da un altro Steve, peraltro non uno Steve qualsiasi, bensì il co-fondatore di Apple Steve Wozniak. Cosa avrà mai detto di destabilizzante per gli appassionati del brand della mela morsicata? 


Durante un'intervista a Wired, alla conferenza Apps World North America di San Francisco, Woz è stato protagonista di una serie di dichiarazioni ambigue e poco entusiasmanti per i fanboy.

Gli argomenti trattati sono stati particolarmente ampi, fra cui un suggerimento a dir poco insolito, quasi "eretico" (data la venerazione dei suoi "seguaci"), rivolto ai dirigenti di Apple: la società, secondo il suo storico co-fondatore dovrebbe produrre dispositivi Android.

Non importa se stiamo parlando dello stesso Android a cui Steve Jobs, altro co-fondatore della società, aveva promesso una guerra termonucleare:

Non c'è niente che trattenga Apple fuori dal mercato Android come proposta secondaria. Potrebbe competere molto bene anche in termini numerici. Alla gente piace l'aspetto pregiato, lo stile e la qualità dei nostri prodotti rispetto alle altre offerte Android. Giocheremo in due campi da gioco al tempo stesso.
Nonostante la posizione antagonista di Apple, Android è un progetto open-source, disponibile a tutti i produttori terzi che vogliono farne uso, quindi anche alla Società di Cupertino.. Apple potrebbe utilizzare una versione forked, alla stregua di Amazon, e creare una versione di Android esteticamente simile ad iOS.

Wozniak ha parlato anche dei nuovi iPhone, nello specifico delle poche innovazioni introdotte sui modelli della precedente generazione:

Se già vendi qualcosa di così buono, non cambiarlo; non rovinarlo [...] Se prendi uno smartphone Samsung puoi dire 'Scatta' e lui scatta una fotografia, ma si tratta davvero di innovazione, questa? È semplicemente inserire un sacco di funzioni.
sono state le parole di Woz.

Secondo lo "Steve blasfemo", con tutta l'ironia del caso, la gente non è più attratta dall'avere il maggior numero di feature possibili all'interno degli smartphone e una grande azienda deve anche essere in grado di saper dire di no, quando serve.
Leggi l'intero articolo

giovedì 6 febbraio 2014

Giochi olimpici invernali 2014: connessioni violate e addio alla privacy

Ovviamente l'appuntamento dei Giochi olimpici invernali che avranno inizio domani a Sochi, catalizzerà su di se l'interesse di miliardi di individui. Gruppi d'ascolto, famiglie che sfoderano un po' di sano patriottismo e purtroppo anche associazioni criminali e gruppi anarchici. 


Ovviamente è anche l'occasione di mettere in campo l'intelligence nazionale, mostrando i muscoli alle altre nazioni. La Russia ha deciso di non lasciare nulla al caso e, per tutelare gli atleti e i visitatori, ha deciso di non tutelare la loro privacy, in senso informatico, ovviamente.

NBC Nightly News ha fatto un esperimento che mostra come il vostro computer o il vostro smartphone possono essere hackerati in pochi secondi una volta a Sochi.

L'azione può iniziare già dal momento in cui atterrate sul suolo russo. Richard Engel, giornalista di NBC, ha mostrato che i dispositivi introdotti a Sochi sono stati violati nel giro di pochi istanti dalla connessione alle reti wi-fi pubbliche. Naturalmente, erano dispositivi-esca, pieni di informazioni false. Ma non è successo con un solo dispositivo: ogni device portato da Engle è stato violato. C’è da dire che ovunque nel mondo le connessioni a wi-fi pubblici non sono certo le più sicure.

Ma questa è l’ultima di una serie di pessime notizie che gravitano attorno a questi controversi Giochi Invernali. In più, la Russia è nota per essere popolata da gente che ama infiltrarsi nei sistemi altrui. Quindi, se avete in programma di andare da quelle parti, vi consigliamo di mettere al sicuro i vostri dati prima di partire e di lasciare sui vostri dispositivi le cose meno significative e importanti, ammesso che non possiate togliere tutto.
Leggi l'intero articolo

mercoledì 5 febbraio 2014

Sony pronta a vendere la divisione PC?

In questa settimana, il marchio Sony è stato posto sotto i riflettori, prima per le voci che ormai si fanno sempre più insistenti, a proposito dell'interessamento di Lenovo al comparto PC della Società nipponica, e poi, notizia di ieri, per l'acquisizione di Renesas Electronics, Società responsabile della produzione dei chip DRAM che equipaggiano Wii U.


Sotto i riflettori, però, Sony ci rimarrà ancora per parecchio tempo, dato che le voci circolate qualche giorno fa, si fanno sempre più insistenti. La divisione PC del brand giapponese, responsabile dei prodotti a marchio Vaio, un must per gli appassionati del mondo notebook, anche se non verrà consegnato nelle mani di Lenovo, diretto competitor nella vendita di notebook, verrà ceduta ad un fondo d'investimento.

Il tutto migrerà in una nuova azienda, nella quale Sony manterrà una piccola quota societaria. Questo porterebbe Sony ad avere un marginale coinvolgimento nella proprietà societaria e di conseguenza un esiguo potere decisionale nelle strategie future del brand.

Sony, stando a quanto riportato dal quotidiano finanziario Nikkei, starebbe infatti negoziando i termini di un accordo con un fondo d'investimento, Japan Industrial Partners, al quale vendere la divisione PC. Il controvalore dell'operazione dovrebbe essere pari a circa 50 miliardi di yen, corrispondenti a poco meno di 500 milioni di dollari.

Qualora l'accordo venga concluso ai termini indicati la conseguenza per Sony sarebbe quella di dover registrare a bilancio una perdita per la cessione della divisione, data dalla differenza tra valore di bilancio e quanto incassato dall'operazione. La conseguenza sarebbe per Sony quella di dover chiudere l'esercizio fiscale 2014 (in chiusura alla fine del mese di Marzo) con una perdita netta per la prima volta in 2 anni.

L'uscita di Sony dal mercato dei PC rientra nella strategia dell'azienda di riposizionarsi nei settori all'interno dei quali può svolgere un'attività maggiormente competitiva e meglio differenziarsi rispetto alla concorrenza. Quello dei PC è un settore che non ha più l'attrattiva di un tempo per aziende come Sony, impegnate su molteplici versanti: l'evoluzione tecnologica è ormai più spinta nel settore dei dispositivi mobile ed è verso questi che l'azienda si deve rivolgere.
Leggi l'intero articolo

1000 Tweets

In occasione del millesimo tweet pubblicato dalla nostra pagina twitter dedicata, festeggiamo con voi una piccola tappa raggiunta da Tecnodiary2.


Leggi l'intero articolo

martedì 4 febbraio 2014

Sony acquisisce Renesas Electronics, la casa dei chip DRAM di Wii U

Sony, da sempre attiva su più fronti nel settore dell'elettronica consumer, ancora una volta non vuole perdere troppo terreno rispetto alla concorrenza sempre più agguerrita.


L'hardware è un business molto sensibile per la Società nipponica, ecco quindi che in questi giorni è arrivato l'accordo per l'acquisizione dell'impianto di produzione di semiconduttori di Tsuruoka Japan, che si occupa della produzione delle DRAM usate da Nintendo per Wii U. 

Il contratto prevede ora il trasferimento dell'impianto di Renesas Electronics e di tutto il suo equipaggiamento alla Sony Semiconductor Corporation, una sussidiaria di Sony per 73 milioni di dollari. L'operazione dovrebbe essere completata il prossimo 31 marzo. Come già detto, l'acquisizione fa parte di un progetto di rafforzamento di Sony che punta in questo caso a implementare le proprie risorse nel settore della produzione di sensori.

Renesas è famosa soprattutto per essere il produttore delle memorie DRAM utilizzate da Nintendo per la propria console (non certo fortunata) Wii U. Né Sony né la stessa Nintendo hanno chiarito se l'acquisizione possa avere un impatto sulla produzione di Wii U.

Sony sta esplorando la possibilità di rafforzare la propria capacità di produzione di sensori, una componente chiave per molti smartphone e tablet, per i quali la domanda è sempre in crescita

si legge nel comunicato ufficiale diramato da Sony.

In ogni caso, il fatto che la fabbrica sia destinata a continuare la produzione di componenti per i propri clienti ancora per un certo periodo fa pensare che, in effetti, parte dell'hardware di Wii U sia prodotta da Sony, almeno temporaneamente.

Quali saranno le implicazioni di questa acquisizione? Avrà ripercussioni sul destino di Wii U? Stando ad una clausola, Sony dovrà impegnarsi (almeno per un certo periodo) a continuare i lavori precedenti di Renesas con i suoi partner, e quindi Nintendo. Chi l'avrebbe mai detto che Sony avrebbe fatto l'interesse della rivale Nintendo?
Leggi l'intero articolo

lunedì 3 febbraio 2014

Il vademecum per i possessori di smartphone

Se siete possessori di un PC dotato di sistema operativo Microsoft, sicuramente non avrete rinunciato ad un antivirus. Gli altri OS, anche se non completamente risparmiati, sono meno soggetti ad attacchi malevoli. 


Con la diffusione sempre più capillare di smartphone e tablet, con i quali è possibile fare transazioni bancarie, navigare in rete e molto altro, è aumentata anche la probabilità di incorrere in virus e malaware vari. Sistemi Android e non solo, sono avvisati. Tornando alla premessa iniziale, questi nostri fedeli terminali non sono dotati di default con sistemi di sicurezza ad hoc. 

Tuttavia, per renderci meno appetibili ai cracker che popolano la rete, è indispensabile ricorrere a piccoli accorgimenti. Se pensate di non avere nulla da imparare in questo campo e, se credete di essere al sicuro, provate a dare un'occhiata a questa serie di dieci esempi, che mettono in luce alcune negligenze nell'uso ordinario dello smartphone. Violazione della privacy e truffe sono all'ordine del giorno: vedremo in seguito come sottrarci a certe situazioni spiacevoli.

La maggior parte degli utilizzatori sottovaluta i possibili rischi collegati ad un utilizzo superficiale dello smartphone ecco perché il post di oggi, si riferisce in particolar modo un recente rapporto di Protect Your Bubble, compagnia assicurativa statunitense, che stila una classifica delle 10 abitudini più pericolose legate all'utilizzo degli smartphone. 

Ci siamo ovviamente posti la domanda su che tipo di campione la compagnia di assicurazione abbia basato le proprie ricerche, senza arrivare a un dato preciso poiché le fonti citate sono molteplici. Le riportiamo per chi volesse approfondire.


Quanto letto, pur in maniera non approfondita, ci ha convinti che la base scelta può essere ritenuta attendibile, pur riferita all'utenza USA. Resta il fatto che i suggerimenti per un utilizzo più consapevole dello smartphone valgono ovunque e per tutti, e nei commenti terremo conto delle eventuali differenze attualmente esistenti fra l'utenza media USA e quella nostrana. 


Problema 1: nessuna password a protezione del device. La ricerca evidenzia un dato abbastanza significativo, secondo cui ben il 62% degli utilizzatori non adotta una password per proteggere il proprio smartphone o tablet. Stiamo parlando della password che serve a riabilitare l'utilizzo dello smartphone dopo lo spegnimento del display o lo stato di standby, per intenderci. Quasi 2/3 degli utilizzatori ritiene superfluo adottarla, vuoi per pigrizia, vuoi perché non sa che si può abilitare. Il consiglio è quindi quello di abilitarla, poiché in caso di smarrimento costituisce un prima barriera molto importante per i nostri dati e anche per il nostro portafogli, qualora venga ritrovato da una persona che inizia ad utilizzarlo con il nostro credito.


Problema 2: memorizzazione user e password. Questo è un punto per certi versi critico e su cui non vi è una grande percezione di rischio specie per i meno esperti. Risulta sicuramente comodo, quando navighiamo in generale (PC o smartphone), delegare al browser il compito di memorizzare utenze e password in modo da non doverle riscrivere ogni volta che ci colleghiamo a un sito che richiede autenticazione. Molti però non sanno che è possibile dare consenso a questa pratica solo per alcuni siti, mentre per altri scegliere l'inserimento manuale ad ogni accesso.

Il 32% degli utenti sfrutta il completamento automatico dei campi user e password anche per i siti bancari, esponendosi a gravi rischi in caso di smarrimento (e nel caso non vi sia una password all'accesso). Il consiglio è quindi di leggere attentamente ciò che la app che utilizziamo per navigare ci propone, senza dire "sì" ad ogni cosa. Le conseguenze di questa negligenza possono essere davvero spiacevoli anche sul piano personale e più frivolo, qualora qualcuno si divertisse a fare il bello e il cattivo tempo con il nostro account Facebook, Twitter o mail.


Problema 3: "foto hot" sullo smartphone. Circa il 20% dei teenager USA, ma verosimilmente anche da noi, è solito utilizzare lo smartphone per farsi foto osè da spedire poi ad alcuni contatti. Il 17% di chi riceve questi scatti è solito condividere quando ricevuto con altri, ad insaputa della persona ritratta. In questo caso non vi sono le scusanti per un mondo cambiato troppo in fretta o via dicendo. Il buonsenso dovrebbe essere alla base di un utilizzo proprio e consapevole del dispositivo ma non siamo certo qui a fare del moralismo, quanto a cercare di sensibilizzare sui possibili rischi di diffusione non voluta. Ognuno usi il proprio smartphone come desidera, ma ne tenga presente i rischi. Come si sa, servono anni a farsi una reputazione e cinque minuti per mandare tutto all'aria.


Problema 4: rispondere a mail false che vogliono truffarci. Sono circa 156 milioni al giorno le email apparentemente mandate da mittenti sicuri, spesso banche o assicurazioni, che invece nascondono una truffa ai nostri danni per farci scrivere dati personali e numeri di carte di credito. Il fenomeno viene chiamato phishing ed è alla base del 4% di tutti i furti di identità. Un numero che sembra piccolo ma che in realtà non lo è. In questo noi italiani siamo più fortunati: per ora mail di questo tipo sono di solito goffe e scritte in un italiano discutibile, spesso senza accenti e quasi sempre destinati alla cartella "spam". Negli USA le cose sono completamente diverse, con modelli e sintassi praticamente perfette. Molto più facile cadere nell'inganno.


Problema 5: postare foto in tempo reale quando siamo in vacanza. Un problema che suona eccessivo e probabilmente lo è, ma ha il suo fondamento. Oltre il 75% di persone condannate per furto ha ammesso di aver tenuto traccia dello spostamento delle proprie vittime anche seguendo i social network. Insomma, molti ladri non solo si appostano per vedere se in casa non c'è nessuno, ma possono comodamente controllare dove si trova una famiglia semplicemente aprendo Facebook. Il tutto dal divano di casa. 


Problema 6: postare foto con la geolocalizzazione attivata. Un problema simile al precedente del quale non vi è spesso consapevolezza da parte degli utilizzatori. Praticamente tutti gli smartphone, a prescindere dal sistema operativo, chiedono al momento del primo avvio cosa si vuole fare con la geolocalizzazione, mantenendola attiva salvo caso contrario. Questo significa che se scattiamo una fotografia e la mettiamo su Facebook, apparirà un "nei pressi di ...", senza che magari l'utente ne sia consapevole, poiché quando ha acquistato lo smartphone ne sapeva poco o nulla delle potenzialità. Mettendoci nei panni di chi non sappia minimamente cosa significhi geolocalizzazione applicata agli smartphone, appare chiaro che quel sì o no in fase di configurazione sia una questione simile a un testa o croce.



Problema 7: furto di dati via telefono. In questo caso il problema è generalizzabile e non riferito ai soli utenti di smartphone, ma in virtù dell'utilizzo sempre più massiccio del telefono mobile a svantaggio di quello fisso, la problematica è ricaduta anche in questo settore. Il 27% dei furti di identità e dati importanti avviene per via telefonica, dove fantomatici dipendenti di banche, gentilissimi, chiedono agli utenti conferme di dati e molto altro. Anche in questo caso gli USA sono più soggetti al problema perché là sono pratiche più diffuse, mentre da noi raramente le banche ci chiamano se non per segnalarci uno scoperto sul conto. Anzi, a volte passiamo decine di minuti in attesa per parlare con qualcuno.


Problema 8: non utilizzare una cover protettiva. Il 25% degli utenti non utilizza una cover per il proprio smartphone poiché la ritiene antiestetica. In realtà è stato dimostrato che una cover può garantire un surplus di protezione non trascurabile, oltre a scongiurare in molti casi la rottura dello schermo.


Problema 9: accesso disinvolto a reti Wi-Fi non protette. Risulta in ascesa il problema che vede coinvolti molti smartphone a cui sono stati sottratti dati importanti semplicemente perché sono stati connessi a Wi-Fi aperte, posizionate ad hoc da malintenzionati, specie in grossi centri urbani. In questo caso sono gli appassionati le vittime predilette, felici di aver trovato una Wi-Fi aperta dove meno se lo aspettavano. Chi si tiene alla larga dalla tecnologia in senso ampio rischia molto meno in questi casi: non sa nemmeno dove partire per connettersi, nella maggior parte dei casi. 

Ben il 52% degli utenti non perde occasione di collegarsi a una rete Wi-Fi aperta non appena ne trova una, fidandosi molto più di quanto dovrebbe e talvolta senza che ve ne sia necessità. Il problema suona allarmistico e probabilmente in parte lo è, poiché la quasi totalità degli hot spot gratuiti non costituisce una minaccia. Il problema sta nel "quasi", e il fenomeno è in ascesa.


Problema 10: assenza di assicurazione sul proprio smartphone. Ok, la ricerca è stata commissionata da un'agenzia di assicurazioni, quindi possiamo vedere della faziosità in questo problema, elencato di fianco ad altri oggettivamente più sentiti. Circa il 60% degli utilizzatori non ha stipulato una polizza sul proprio dispositivo (negli USA, da noi probabilmente siamo vicini al 90%). Coperture di questo tipo garantiscono la sostituzione del display o dell'intero dispositivo in caso di furto o smarrimento, il tutto in tempi rapidissimi, oltre ad altri servizi accessori. Come dicevamo, prendiamo questo decimo problema un po' con le pinze, ma ciò non toglie che l'elenco delle potenziali minacce ci abbia guidato in un utilizzo più consapevole del nostro smartphone.

Forse tutto ciò vi sembrerà banale e un po' scontato, eppure molti utenti, non ricorrendo a questi piccoli accorgimenti, incappano in truffe, compromettendo i propri dati. Di conseguenza, anche se tutto ciò suonano un po' come i "consigli della nonna", cercate di adottarli per rendere il lavoro dei cracker, o più semplicemente dei truffatori informatici, più complesso.

Fatene buon uso! 
Leggi l'intero articolo

sabato 1 febbraio 2014

Lo smartphone sempre a PORTAta di mano

L'introduzione di smartphone sempre più performanti e app sempre più interattive, potrebbe rivoluzionare anche il mondo delle combinazioni e dell'accesso attraverso l'apertura porte e casseforti.


Non sembra poi così lontana la prospettiva di poter accedere alla porta di casa o a quelle d'albergo evitando di ricorrere ai tradizionali tasti combinazione, sfruttando invece le potenzialità dei nostri fedeli smartphone.

La catena Aloft Hotels, situata a New York, ma anche nella Silicon Valley, è particolarmente sensibile alle nuove tecnologie. Questa vocazione è insita nella mentalità della Silicon Valley, patria delle più grandi aziente attive nel business della tecnologia. Rispettando questa filosofia, anche quelli di Aloft Hotels stanno pensando di offrire ai propri clienti la possibilità di aprire la porta della propria camera d’albergo con il cellulare. 

Starwood Hotels Resorts Worldwide integrerà il principio della chiave virtuale alla sua applicazione mobile, che consente addirittura di effettuare il check-in senza passare attraverso la hall e ottenere la vostra chiave senza dover fare la fila al banco della reception.

Frits van Paasschen, CEO di Starwood, ha detto al Wall Street Journal di essere convinto che questa nuova tecnologia diventerà uno standard e una sfida per tutti i gestori di hotel. Questa tecnologia è basata sull'uso del Bluetooth accoppiato al dispositivo mobile (iPhone 4S e versioni successive e Android 4.3 e versioni successive) ed un sensore di bloccaggio integrato e collegato alla porta. Le serrature sono alimentati indipendentemente, a batteria. Ciò significa che possono essere sbloccate anche in caso di mancanza di alimentazione.

Starwood spera di implementare questa tecnologia in tutti gli hotel Aloft da qui fino alla fine del 2015. Naturalmente, non sarà obbligatorio utilizzarla. A seguire, ecco una esemplificazione del concetto poc'anzi espresso:

Leggi l'intero articolo
 
Tecnodiary2 © 2011