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sabato 13 dicembre 2014

Instagram supera Twitter con 300 mln di utenti

Le Società di marketing ci andranno a nozze: l'applicazione gratuita che permette agli utenti di scattare foto, applicare filtri, e condividerle su numerosi social network, i propri elaborati mette al tappeto tutti i social network, compreso Twitter.


E', infatti, Instagram il social del momento. Il social network legato al mondo della fotografia, acquisita da Facebook nel 2012 per 1 miliardo di dollari, ha ormai duplicato il proprio numero di utenti rispetto al Settembre dello scorso anno.

In poco più di un anno gli iscritti alla community sono così passati da 150 a 300 milioni circa. In accordo con quanto dichiarato da Nomura Securities, questo incremento starebbe a significare che, allo stato attuale, Instagram avrebbe superato anche Twitter, che allo stato attuale conta 284 milioni di subscribers.

Gli analisti hanno dichiarato che la base utenti di Instagram sta crescendo molto più velocemente di quella di Twitter. Su scala annuale, il numero di nuovi utenti Instagram nel terzo trimestre di questo 2014 è cresciuto del 22%. Un dato destinato a calare nel corso dei prossimi mesi fino ad assestarsi il prossimo anno intorno al 14,8%.

Instagram ha poi dichiarato che oltre il 70% del traffico giunge da oltre i confini degli Stati Uniti; questo significherebbe che ben 210 milioni di utenti non sono collocati negli USA. Un numero molto simile a quello degli utenti Twitter extra-US, che dovrebbe essere di circa 220 milioni.

Insomma, un vero affare quello di Facebook!
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giovedì 24 luglio 2014

Putin firma la legge anti Facebook e Twitter

Dopo le strategie governative adottate dal governo russo nei mesi scorsi, il Primo Ministro russo ha compiuto l'ennesimo passo, nella direzione della chiusura nei confronti degli Stati Uniti.


Le nuove norme daranno il diritto alle autorità del Paese di bloccare tutti i servizi non conformi, e fanno pensare ad una potenziale ondata di censura su internet nel prossimo futuro.

Vladimir Putin, infatti, ha siglato la controversa legge che vieta il salvataggio di dati appartenenti a utenti russi in server che non risiedono nello stesso stato. Questo significa che il Cremlino chiude le porte in faccia a Facebook, Twitter, e ai social network non locali.

Il tutto ha avuto luogo martedì, quando è passata una legge che bandisce le proteste di strada reiterate nel corso del tempo, mentre mercoledì il Roskomnadzor, regolatore per le telecomunicazioni russo, ha chiarito un requisito per una normativa anti-anonimato per i blogger nazionali, che hanno l'obbligo di rivelare la propria identità su richiesta del governo. La legge entrerà in vigore in agosto.

Il governo russo non è mai stato particolarmente indulgente con i blog nazionali, soprattutto quelli dei cittadini dissidenti. Sono passati solamente pochi mesi dalla chiusura della pagina web di Alexei Navalny, e non sono sicuramente pochi i casi analoghi, come abbiamo scritto sul nostro blog. La nuova legge sullo storage dei dati personali è stata apparentemente sviluppata per proteggere i cittadini russi dagli hacker stranieri, con la promessa di migliorare le misure di sicurezza dei data-center nazionali e crittografare tutti i dati dei cittadini con algoritmi noti solamente alla Russia.

Tuttavia, le finalità potenzialmente distruttive di una legge simile sono sotto gli occhi di tutti. Il Roskomnadzor (ovvero l'agenzia incaricata di stilare la lista nera) avrà il potere di applicare le ordinanze del tribunale per "limitare l'accesso alle informazioni che vengono gestite contravvenendo alla legge sulla protezione dei dati personali".

Ecco perché, aziende come Facebook o Twitter che non dispongono di server in Russia, potrebbero venire chiamate in tribunale per rispondere di queste incontrovertibili accuse.

Questa "guerra elettronica" potrebbe non finire mai. La Russia fa terra bruciata attorno a sé, ma chi ci perderà veramente? Chi darà voce ai cittadini sovietici? Ops, lapsus freudiano.
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lunedì 30 giugno 2014

Facebook fa esperimenti su oltre 600 mila utenti. Siamo solo marionette?

Un portfolio utenti così vasto lo possono vantare solo pochissime Società al mondo. Ora, volete farmi credere che, la tentazione e il pensiero di giocare al burattinaio, tirando i fili di "noi marionette", non sia mai balenata nelle cavità craniche dei dirigenti di questi colossi?


Ebbene, una delle prime a cedere (o per lo meno a venire allo scoperto) è stata Facebook che, con il suo Social Network (assai limitato ma, ahinoi, alla portata di tutti) ha messo alla prova gli utenti, valutandone poi le reazioni.

Cosa si è inventato questa volta il cavallo di razza partorito dalla mente di Zuckerberg? Questa volta ha davvero esagerato, infatti, manipolando gli algoritmi per la visualizzazione di contenuti sulle News Feed di 689.003 utenti, ha condotto un impressionante e controverso esperimento psicologico sulle emozioni umane, con le relative implicazioni.

L'integrazione sempre più massiva di Facebook nelle nostre vite, e l'utilizzo inconsapevole dello stesso, rischia di causare danni davvero devastanti. La portata del fenomeno è talmente estesa, che ci potremmo invischiare in situazioni più grandi di noi.

Cosa ce lo fa pensare? Basta sintonizzarsi su qualsiasi telegiornale, per capire quanto sia dannoso riversare la propria vita su un social network, ma ora, a rendere tutto ancora più inquietante, c'è il nuovo studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Science da parte della stessa Facebook.

L'esperimento è stato condotto in una singola settimana nel 2012, in cui la società ha alterato volutamente gli algoritmi per la riproduzione di contenuti nelle pagine di 689.003 utenti del proprio servizio per individuare il modo in cui "l'esporre gli utenti ad emozioni diverse influisse nella tipologia di contenuti pubblicati".

Parte degli utenti ricevevano nella loro News Feed contenuti essenzialmente "positivi", mentre gli altri contenuti negativi.

I post che gli "utenti cavia" pubblicavano, di riflesso, non venivano in alcun modo alterati e potevano essere visualizzati dagli amici sul social network come impostato dallo stesso utente nelle proprie impostazioni della privacy.

Con lo studio, gli scienziati che hanno condotto i test hanno dimostrato che l'apporto emotivo di un post è contagioso, in quanto gli utenti che ricevevano contenuti positivi si sono dimostrati in media più positivi nelle attività dei giorni a seguire sul social network. Viceversa, gli utenti che hanno avuto modo di entrare in contatto con contenuti emozionali "negativi" hanno ricevuto un'influenza negativa nell'umore e nei contenuti pubblicati nei giorni successivi.


Facebook ha dimostrato qualcosa che è assodato nei rapporti interpersonali tradizionali. L'umore è infatti contagioso: vedere ad esempio un amico in difficoltà può sconvolgere di riflesso anche il nostro animo e, grazie alla nuova ricerca, si è scoperto che anche il semplice contenuto testuale è un "canale sufficiente" per riprodurre lo stesso effetto:

Le interazioni interpersonali o i gesti non verbali non sono strettamente necessari per il contagio emotivo

sono le parole che si leggono sullo studio. La compagnia ritiene il nuovo esperimento come una prima assoluta nel suo genere, sia per le sue finalità che per l'enorme mole di dati a cui si è potuto attingere.

Si tratta, tuttavia, di uno studio estremamente controverso, che ha indignato gran parte della popolazione del web nello scorso fine settimana.

La società sottolinea di essersi comunque attenuta ai termini di servizio del social network, spesso poco considerati dagli utenti: questi ultimi, registrandosi al servizio, danno l'esplicito consenso al sottoporsi ad esperimenti, oltre ad una serie di fattori passati spesso in secondo piano.

Allo stesso tempo, tuttavia, il compimento senza preavviso delle sperimentazioni è stato visto come un abuso di posizione e popolarità da parte della compagnia di Zuckerberg. Sono state tante, infatti, le lamentele da parte degli utenti che hanno scoperto nel week-end di essere state cavie da laboratorio a loro totale insaputa. A tal punto che Adam D. I. Kramer, data scientist di Facebook e co-autore dello studio, è stato costretto a divulgare un comunicato ufficiale, spiegando i connotati più nascosti dello studio.

Abbiamo effettuato questa ricerca perché ci preoccupiamo dell'impatto emotivo di Facebook sulle persone che utilizzano il nostro prodotto [...] Abbiamo ritenuto che fosse importante studiare una credenza popolare, secondo la quale la gente si sente negativamente o emarginata dopo aver letto continui contenuti positivi da parte di amici. Allo stesso tempo, eravamo preoccupati che l'esposizione alla negatività degli amici potesse portare le persone ad abbandonare Facebook

 sono state le sue parole.

Kramer fa notare che lo studio è stato condotto su una piccola percentuale di utenti (circa lo 0,04% degli utenti registrati al social network), ed è stato indispensabile per contraddire una credenza convenzionale, in quanto è stato dimostrato come i contenuti positivi portino ad ulteriori contenuti positivi.

In un'intervista separata al Guardian, la società ha dichiarato che la ricerca è stata pensata per "migliorare i nostri servizi e per rendere i contenuti che la gente vede su Facebook il più rilevanti e coinvolgenti possibile".

Un punto che batte lo stesso Kramer sul suo comunicato su Facebook:

L'obiettivo di tutti i nostri studi sul social network è quello di imparare a fornire un servizio migliore. Col senno di poi, i benefici della ricerca non giustificano tutto il disappunto mostrato dagli utenti del servizio durante il fine settimana.

Dal 2012, in base alle parole di Kramer, Facebook ha migliorato le sue pratiche di revisione interna, e le ricerche future prenderanno in severa considerazione le reazioni ottenute dalla pubblicazione dello studio degli scorsi giorni.

Quindi, per Kramer è meglio migliorare un servizio, peraltro non richiesto dagli utenti che rispettare la privacy degli stessi?

Se vi chiedevate come potevano sentirsi le cavie di laboratorio, durante gli esperimenti delle multinazionali farmaceutiche, forse un'idea un po' più chiara ve la sarete fatta. Non so se l'avete notato però, non sono altre cavie a sottoporre i propri omologhi agli esperimenti...
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