mercoledì 29 aprile 2015

Neo2Go G2: lo speaker impermeabile... e non solo (imperdibile!)

Siete dei bravi cantanti o siete i tipici artisti della doccia? Se, come noi, vi viene più facile cantare sotto la doccia che esibirvi su di un palco, allora troverete molto utile questo fantastico gadget. 


Ovviamente è adatto a tutti gli appassionati di musica, che se la vorrebbero portare con sé in ogni occasione.

Oggi parliamo del nuovo Neo2Go G2, uno speaker wireless ultra-portatile con un design accattivante e colori vivaci. La novità vera è la piccola tastiera di controllo, inserita nella griglia frontale che permette di gestire l’altoparlante in modo veloce e intuitivo.

E no, non serve solo ad ascoltare la musica, ma anche a parlare alte telefono mentre guidate, grazie alla connettività Bluetooth/NFC che lo rende collegabile a qualsiasi dispositivo compatibile. Un sensore touch posto sulla griglia, infatti, permette di rispondere alle telefonate con un tocco, mentre la tecnologia di riduzione rumori integrata consente di parlare senza essere disturbati da rumori di sottofondo e interferenze.

Il Neo2Go è dotato di ventosa removibile ed è impermeabile (altra caratteristica interessante), il che significa che potete usarlo anche sotto la doccia.

Lo speaker wireless, progettato in Svizzera, è disponibile in 6 colorazioni ed è distribuito in Italia da Audioclub al prezzo di 89,99 euro. Se siete interessati, lo potete trovare presso gli store specializzati e sul sito solomusicaonline.it.
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martedì 28 aprile 2015

WordPress: bug rivelata e già corretta

Jouko Pynnöen, ricercatore per la società di sicurezza informatica finlandese Klikki Oy, ha individuato e reso nota una falla 0-day che interessa una parte del core engine del sistema di gestione dei contenuti WordPress.


La falla rende i siti web che fanno uso di WordPress vulnerabili alla possibilità di esecuzione remota di codice sul web server per prenderne il pieno controllo.

La falla è di tipo Cross-Site Scripting ed è stata individuata all'interno del codice relativo al sistema di commenti di WordPress, le versioni del CMS interessate dal problema sono la 3.9.3, la 4.1.1, la 4.1.2 e la recente versione 4.2.

Pynnöen ha rivelato i dettagli della vulnerabilità, assieme ad un video e a una parte di codice proof-of-concept per sfruttare la falla, la scorsa domenica prima che il team di WordPress potesse rilasciare una patch. Il ricercatore ha voluto rendere nota la falla per mettere in guardia gli utenti di WordPress e perché per mesi ha tentato di comunicare al team di sviluppo del popolare CMS il problema, senza ricevere alcun riscontro. Inoltre gli sviluppatori WordPress hanno risolto questa settimana un'altra vulnerabilità simile, che però era stata notificata da Pynnöen circa 14 mesi fa.

La vulnerabilità permette ad un qualsiasi hacker di immettere codice JavaScript nella sezione dei commenti che appare al termine delle milioni di pagine di blog e siti di informazione che fanno uso di WordPress. Si tratta di un'azione che dovrebbe essere interdetta in circostanze normali. Questo però può portare l'attaccante a cambiare password, aggiungere nuovi amministratori o compiere altre azioni che di norma potrebbero essere condotte solamente dal legittimo amministratore del sito.

L'esempio di attacco elaborato da Pynnöen invia un semplice codice JavaScript come commento, aggiungendo 66 mila caratteri o superando i 64KB di dimensione. Se il commento testuale supera queste dimensioni, verrà troncato quando inserito nel database. La troncatura del commento va a compromettere la generazione del codice HTML, lasciando la possibilità di integrare comandi con commenti successivi. Quando il commento viene processato da qualcuno che ha i diritti di amministratore con WordPress, il codice viene eseguito senza dare alcuna indicazione all'amministratore e lasciando così all'attaccante la possibilità di penetrare il sito.

Se di default, WordPress non pubblica automaticamente il commento di un utente ad un post, fino a quando l'utente è stato approvato dall'amministratore del sito, gli hacker possono scavalcare questa limitazione, ingannando l'amministratore, prima con un commento innocuo, poi, una volta approvato, attraverso l'invio di altri commenti dannosi, che verrebbero quindi automaticamente approvati e pubblicati.

La Società che gestisce i blog ha provveduto a rilasciare una patch per eliminare la vulnerabilità, consigliando l'installazione della versione di WordPress 4.2.1, rilasciata poche ore fa, e di aggiornare tutti gli eventuali plug-in.

A partire dalla versione 3.7, WordPress ha introdotto gli aggiornamenti automatici: se correttamente configurati la versione 4.2.1 dovrebbe già essere stata installata.
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lunedì 27 aprile 2015

Google Glass 2... e forse 3

I Google Glass non hanno avuto il successo atteso? Non importa, anzi, Google rilancia e ci prova con la seconda generazione.


La prima edizione potrebbe essere considerata una sorta di  test, una versione adatta a sondare il terreno e a farlo conoscere ad alcune realtà professionali. E quali sono i benefici per coloro che li usano per diletto?

Diverse le problematiche che hanno colto il dispositivo wearable di Mountain View, partendo dalla mancanza di software specifico, passando per i parecchi problemi di natura tecnica finendo con il prezzo (1.500 dollari), non proprio alla portata di tutti.

Ma Big G non si da per vinta, anzi, facendo tesoro degli errori di gioventù, rilancia con la seconda generazione di occhiali smart. Quest'ultima potrebbe arrivare a breve, almeno stando alle parole di Massimo Vian, CEO dell'italiana Luxottica, nonché partner commerciale del gigante di Mountain View.

In un incontro con gli azionisti della società, Vian ha confermato che Google sta progettando una seconda generazione dell'headset e si discute su una terza revisione fra i vertici della società:

In Google si discute su alcune revisioni da operare sulla terza versione. Quella che conoscete è la prima e stiamo lavorando sulla seconda, che è in fase di preparazione

ha detto il CEO della multinazionale italiana, pur non specificando i tempi da attendere per il suo rilascio.

Il dirigente italiano non si è addentrato nemmeno in ulteriori dettagli, non facendo intuire neanche quanto si sia spinta Google nelle fasi di progettazione degli occhiali, e quali modifiche di natura tecnica si stiano progettando nei laboratori della società.

Ricordiamo che Google ha già lavorato con Luxottica per mezzo dei brand Ray-ban e Oakley, con gli italiani che hanno realizzato montature specifiche per le prime Explorer Edition dei Google Glass.

Si è detto ai tempi che le due società collaborassero per riuscire a consegnare il prodotto elettronico direttamente nei canali di rivendita di Luxottica, ma ancora è presto per poter giungere a conclusioni.
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sabato 25 aprile 2015

NVIDIA Shield Android TV

Sulla console Android TV da 200 dollari ormai non ci sono più dubbi, anche se fino ad ora, non era ben chiaro quale fosse il nome del devices NVIDIA, annunciato in occasione dello scorso Game Developers Conference.


NVIDIA Shield? NVIDIA Shield Console? Questi infatti erano i nomi circolati in passato. Con l'aggiornamento del sito ufficiale di Shield, la Società statunitense ha svelato l'arcano: si chiamerà NVIDIA Shield Android TV.

Un cambio di nome che potrebbe essere indicativo, visto che il nome "Console" poco si addice alla tradizione NVIDIA, che oltretutto con questo dispositivo punta principalmente al pubblico interessato ai contenuti televisivi.

La "Console" sarà basata sul nuovo SoC Tegra X1, in grado di elaborare giochi con grafica avanzata in locale alla risoluzione 1080p e di gestire tramite streaming le più recenti novità videoludiche.

Oltre al SoC Tegra, il device sarà equipaggiato con RAM da 3 GB, HDD da 16 GB (NAND Flash) e slot microSD (fino a 128 GB). Non mancherà una porta Gigabit Ethernet, una HDMI 2.0 con supporto HDCP 2.2 e due porte USB 3.0.

La commercializzazione è prevista a partire dal prossimo mese a 199$.
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venerdì 24 aprile 2015

Amazon: risultati fiscali primo trimestre 2015

Non temete, nonostante una perdita netta di 57 milioni di dollari nel primo trimestre fiscale 2015, raggiunge un fatturato di ben 22,7 miliardi di dollari. 


Il fatturato generato dalle vendite è cresciuto del 15% rispetto ai 19,7 miliardi di dollari dello stesso trimestre dello scorso anno. Come già accaduto con Facebook, però, se si escludono gli effetti sfavorevoli della variazione dei tassi di cambio, le vendite avrebbero registrato una crescita del 22% rispetto al primo trimestre dello scorso anno.

Il flusso di cassa operativo degli ultimi 12 mesi arriva a 7,84 miliardi di dollari, crescendo del 47% rispetto ai 5,35 miliardi dei 12 mesi precedenti. L'utile operativo cresce del 74% a 255 milioni di dollari, rispetto ai 146 milioni registrati nel primo trimestre 2014. La perdita netta corrisponde a 0,12 dollari per azione diluita, contro l'utile netto di 108 milioni di dollari del primo trimestre 2014 che corrispondeva ad un utile di 23 centesimi di dollaro per azione diluita.

E' interessante osservare le buone prestazioni di Amazon Web Services, con un giro d'affari da 5 miliardi l'anno e che nel trimestre in esame fa registrare un fatturato di 1,56 miliardi di dollari per un utile operativo di 265 milioni di dollari. L'utile di Amazon Web Services è praticamente pari alla metà dell'utile generato dalle vendite online nel solo territorio nord-americano.

Amazon Web Services è un giro d'affari da 5 miliardi di dollari e sta ancora crescendo velocemente. Nato dieci anni fa, AWS è un buon esempio di come approcciamo le idee e ci assumiamo i rischi in Amazon. Facciamo ogni cosa per concentrarci sul cliente, innovare rapidamente e guidare l'eccellenza operativa. Gestiamo due tratti che sembrano in contraddizione: l'impazienza di fare velocemente e la volontà di pensare a lungo termine. Siamo grati ai nostri clienti AWS e restiamo impegnati ad inventare per loro conto

ha dichiarato il CEO di Amazon.com Jeff Bezos.

Amazon prevede che per il prossimo trimestre le vendite nette possano essere comprese tra i 20,6 e i 22,8 miliardi di dollari (cioè una crescita tra il 7% e il 18% rispetto al secondo trimestre 2014). La società prevede inoltre di registrare un utile operativo compreso tra un passivo di 500 milioni di dollari e un profitto di 50 milioni di dollari.
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iOS Watsapp update: chiamate voice e poi?

Finalmente, come annunciato, WhatsApp Messenger si aggiorna acquistando le chiamate VoIP anche su iPhone. 


Il popolare servizio di messaggistica cross-platfmorm WhatsApp Messenger somiglia sempre più a FaceTime e Skype, con l'unica differenza che richiede un abbonamento annuale.

La novità più succosa è senza dubbio quella che consente di chiamare gratuitamente i propri contatti attraverso Internet, ma c'è pure una interessante estensione per iOS 8:

  • Chiamate WhatsApp: Chiama amici e parenti utilizzando WhatsApp gratis, anche se si trovano in un altro Paese. La funzione Chiamate WhatsApp utilizza la connessione Internet del tuo telefono e non i minuti voce compresi nel tuo piano telefonico. Potrebbero essere applicati costi per il traffico dati.
  • iOS 8 estensione per la condivisione: Condividi foto, video e link con WhatsApp da altre applicazioni.
  • Tasto rapido della fotocamera nelle chat: È ora possibile catturare foto e video, o scegliere una foto o un video recente dal rullino fotografico.
  • Modifica i contatti direttamente da WhatsApp.
  • Invia più video contemporaneamente, e ritaglia e ruota i video prima di inviarli.

La feature verrà attivata gradualmente nel corso delle prossime settimane.

Per il resto non cambia nulla, WhatsApp è scaricabile  al seguente indirizzo sull'App Store, il primo anno è gratuito e dal successivo saranno addebitati 89 centesimi.

Personalmente, rimaniamo più vicini al fratello russo Telegram, voi che ne pensate?
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mercoledì 22 aprile 2015

Microsoft al lavoro sui giochi per HoloLens

Sarà John Needham, attuale direttore di Lionhead Studios (il team britannico padre di Fable Legends) a supervisionare lo sviluppo dei giochi Microsoft per Xbox e HoloLens, la piattaforma di realtà aumentata che costituisce la riposta del colosso di Redmond alle soluzioni di realtà virtuale più recenti come Project Morpheus, HTC Vive e Oculus Rift.


Secondo Digi-Capital, il mercato dei simulatori di realtà aumentata è destinato a una forte espansione, che arriverà a 150 miliardi di dollari entro il 2020. 

Needham riferirà a Kudo Tsunoda, noto ai fan di Xbox per essere principalmente il volto dietro Kinect, e che oggi è il direttore degli interi Microsoft Game Studios.

Kudo Tsunoda gestirà lo sviluppo e gli investimenti negli Stati Uniti, in Europa e nel resto del mondo [...] John Needham si trasferisce nella sede di Microsoft di Redmond e occupa il ruolo di supervisore dello sviluppo di diversi giochi per Xbox e Microsoft HoloLens, riferendo a Kudo. Il resto delle competenze in Europa, Medio Oriente e Asia rimarranno al boss di Xbox, Phil Spencer.

si legge in un comunicato ufficiale di Microsoft.

La notizia arriva dopo le dimissioni di Phil Harrison dalla direzione della divisione europea di Xbox. Harrison ha fondato una startup chiamata Alloy Platform Industries, che sfrutterà tecnologie Microsoft per una nuova serie di prodotti destinati al mercato consumer.

Microsoft sta lavorando alacremente su HoloLens e sulle tecnologie che ne stanno alla base. Nella giornata di ieri, ad esempio, abbiamo visto Handpose, per il tracciamento avanzato delle mani.

Tutti movimenti che cementificano ulteriormente la posizione di Spencer a capo di Xbox. Adesso gli uomini più fidati di colui che ha sostituito Don Mattrick nel 2013 si trovano nelle posizioni cardine di Microsoft Xbox.

Fonte: Rosario Grasso
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Arriva l’archivio di tutte le vostre ricerche su Google

Volete tener traccia di tutte le vostre ricerche fatte tramite il motore di ricerca più famoso di sempre ma non sapete come fare? 


Beh, innanzi tutto Google già lo fa da tempo, però, ora sarà possibile consultare tale cronistoria, direttamente sul vostro computer. Stiamo parlando dell'intera cronologia ovviamente.

In pochi istanti potrete ricostruire la vostra storia: gusti personali, persone su cui avete cercato informazioni e molto altro ancora, compresi gli indirizzi che avete cercato su Maps.

Eureka! O forse no. Ebbene, alcuni di noi potrebbero avere qualcosa da nascondere e malediranno il giorno in cui Big G ha implementato questa funzione.  Ma, nella mente di coloro i quali hanno partorito quest'idea, a cosa pensavano sarebbe servita?

Sicuramente non lo useremo come "album dei ricordi"; potremmo però utilizzarlo come deterrente o come  alibi in situazioni spiacevoli.


Evidentemente Google è cosciente del potenziale pericolo di tutto ciò. Per questo motivo hanno creato il messaggio qui sopra riportato. Potete scaricare l'archivio, è vero, ma potete anche cancellarlo. Per fortuna è tutto molto semplice. Per sapere come fare, qualunque cosa abbiate deciso di fare, cliccate qui.

E' risaputo che, il potere smisurato delle risorse di Google, non smette mai di stupirci, però, se riteniamo pericolose queste informazioni, salvate sul nostro PC, pensate quanto lo sarebbero, collocate sul terminale di un nostro rivale in affari o, perché no, in amore. 
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lunedì 20 aprile 2015

QUIC: vi presento il nuovo protocollo di Google

Avete già sentito parlare di QUIC? Se siete fruitori del browser web di Google, no state già sfruttando da qualche tempo.


Secondo quanto riportato da Big G in settimana, circa la metà delle richieste ai servizi proprietari, che provengono da Chrome, sono adesso servite attraverso il nuovo protocollo denominato QUIC.

Quest'ultimo è l'acronimo di Quick UDP Internet Connection, e il suo obiettivo è quello di prendere il meglio del protocollo TCP e unirlo al più rapido ed efficace UDP. L'ultimo menzionato è il protocollo spesso preferito, per le sue basse latenze, dai videogiochi.

Tuttavia a fronte della probabile perdita di pacchetti, durante la trasmissione, non è utilizzato altrettanto spesso per il caricamento delle pagine web. È decisamente più leggero del protocollo TCP, soprattutto alla luce del fatto che utilizza meno servizi per la correzione degli errori. In parole povere, client e server non monitorano costantemente la presenza di eventuali pacchetti persi.

Ecco perché l'UDP è preferito soprattutto sui giochi, dove si ha bisogno soprattutto di una comunicazione a bassa latenza e meno complessa possibile. Pensate ad un LAN party, che vi vede protagonisti di sfide avvincenti al vostro splatter preferito: siete sicuri che preferireste perdere decimi di secondo (o addirittura secondi), per cercare di inviare nuovamente pacchetti di file non ricevuti da un server?

È chiaro che ad oggi il protocollo UDP non è consigliabile per il caricamento delle pagine web, in quanto la potenziale perdita dei pacchetti potrebbe non garantire il download di tutti i dati presenti. Con QUIC, tuttavia, Google vuole correggere tale problematica ed offrire le feature migliori di UDP e TCP in un unico protocollo, e con i più avanzati strumenti per la sicurezza.

Ecco come Google cerca di esemplificare il tutto:


Su una connessione TCP sicura (con TLS), il browser deve eseguire più passaggi affinché possa garantire al server il diritto per l'invio dei pacchetti di dati.

Con QUIC, almeno secondo quanto riportato da Google, il browser può iniziare a "dialogare" con il server senza alcuna latenza, a patto che i due sistemi abbiano comunicato precedentemente.

QUIC non è l'unico progetto che Google ha in ballo per l'ottimizzazione della velocità di caricamento delle pagine. Il suo SPDY è già alla base del nuovo standard HTTP/2, ma a differenza di QUIC si basa ancora sul più lento protocollo TCP.

Quest'ultimo, tuttavia, è solitamente gestito dal sistema operativo in uso, e Google non ha la possibilità di effettuare modifiche consistenti:

QUIC ci permette di testare e sperimentare nuove idee, e di ottenere i risultati sin da subito

spiega il team alla base del protocollo, che spera nell'integrazione delle sue caratteristiche sui protocolli TCP e TLS integrati nei sistemi operativi.

QUIC, stando a quanto sostiene Big G, dovrebbe riuscire a velocizzare il processo di caricamento della pagina di Google Ricerche del 3%, ma è probabile che su altri siti più pesanti e meno ottimizzati i vantaggi siano più consistenti. Grazie ad alcune delle nuove feature di QUIC, come "congestion control" e "loss recover over UDP", gli utenti di YouTube potrebbero verificare il 30% di rebuffer in meno, mentre ulteriori vantaggi potrebbero essere riscontrati da chi si collega con connessioni lente.

QUIC ad oggi è solo un esperimento integrato su Chrome, ma potrebbe non rimanere tale per molto tempo.
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sabato 18 aprile 2015

Partnership Microsoft-Cyanogen

Nonostante Windows Phone sia ancora lontana dal ben più diffuso Android, Microsoft sta rodando sempre più la propria strategia, per posizionarsi in modo sempre più invasivo sul mercato mobile.


Partendo dal presupposto, secondo il quale, i numeri stanno dando ragione al Colosso di Mountain View, Satya Nadella, nuovo (o quasi) CEO Microsoft ha deciso di puntare sui dispositivi di fascia bassa, per cercare di aggredire i mercati emergenti.

E' evidente che, se a Redmond vogliono puntare alla leadership del segmento di mercato, strategia perseguita da sempre dalla Società,  puntare sui mercati emergenti e sui prodotti low cost non è sufficiente.

In abbinata, il gigante di Redmond sta piazzando una serie di "stoccate", proprio all'avversario più titolato: l'OS Android. Microsoft sta infatti introducendo le sue applicazioni proprietarie come native sugli smartphone Android più interessanti.

Troviamo le varie soluzioni di Microsoft sui nuovissimi Galaxy S6 di Samsung, ad esempio, e attraverso un nuovo accordo commerciale con Cyanogen, troveremo Bing, Skype, OneDrive, OneNote, Outlook e Microsoft Office installati nativamente sui dispositivi basati ufficialmente sulla celebre ROM custom.

Cyanogen sta da tempo ricercando la propria indipendenza, e questo sembra proprio un gran bell'assist.

Android è una piattaforma aperta e consente un livello di interazione elevatissimo ai vari OEM, tuttavia sono presenti delle clausole sulle applicazioni offerte nativamente che limitano le loro liberta. 

L'accordo commerciale è infatti importante non solo per Microsoft, ma anche per Cyanogen:

Gli utenti in tutto il mondo usano il sistema operativo di Cyanogen e i popolari servizi di Microsoft per interagire sui propri dispositivi mobile con quello che conta di più per loro [...] Microsoft sostiene che continuerà a far vivere esperienze di alto livello su Windows per quanto concerne la produttività e la comunicazione, e siamo lieti che gli utenti Cyanogen saranno presto in grado di approfittare di questi stessi servizi

ha commentato Kirt McMaster, CEO di Cyanogen Inc.

Microsoft dà quindi una nuova sferzata sul mondo Android promettendo, fra i termini dell'accordo, di integrare "funzionalità native" all'interno della Cyanogen. L'ufficializzazione della partnership arriva dopo una serie di indiscrezioni su un possibile investimento di 80 milioni da parte del gigante di Redmond sulla società alla base della ROM custom.

I termini economici degli accordi maturati fra le due società non sono stati rilasciati, tuttavia i vantaggi per gli utenti potrebbero essere assoluti. Sebbene gli accordi "produrranno" dei software bloat (applicazioni di dubbia utilità per le quali non è richiesta l'installazione da parte dell'utente. Samsung, ad esempio, mette in commercio i suoi dispositivi Android con circa 600 megabyte di applicazioni di questo genere) sull'interfaccia pulita di Cyanogen OS. Lo stesso non varrà per la CyanogenMod, sebbene le due società rassicurano gli utenti che tutto il nuovo software sarà disinstallabile.

Microsoft ha già proposto alcuni dei suoi software su Android, come ad esempio Next Lock Screen, Journey & NotesTorque, senza dimenticare la suite Office. In più, alcuni rumor parlano dell'arrivo di Cortana su iPhone e i terminali Android.

Le voci di corridoio (prendetele come tali) vorrebbero l'assistente virtuale come funzione nativa integrata su Cyanogen OS. Non ci resta che attendere nuove indiscrezioni.
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venerdì 17 aprile 2015

Wi-Fi condiviso anche in Italia grazie a Vodafone e Fon

Vodafone Italia ha annunciato una nuova partnership che reinventerà (mutuandola da mercati già raggiunti dal servizio come la Spagna) il modo di connettersi alla rete.


La Società partner in questione è Fon, una realtà spagnola operante nel campo delle comunicazioni wireless, nata originariamente come movimento cooperativo senza fini di lucro.

Vodafone lancia così la propria offerta per il cosiddetto Wi-Fi condiviso, una tipologia di servizio che in Italia ha incontrato forti ostacoli sui versanti burocratico e legislativo, che sembrano essere scomparsi per quanto riguarda la nuova offerta della Società telefonica.

La Società fondata da Martín Varsavsky promuove la propria rete condivisa nata in Spagna nel 2005 da un'idea di Martin Varsavsky, che ipotizzava un servizio in cui ogni utente poteva condividere gratuitamente la propria connessione privata a tutti gli utenti della community, i cui singoli esponenti venivano chiamati foneros.

Il servizio, nella fattispecie, è oggi attivo in 15 paesi, con Vodafone che diventa il primo operatore italiano ad offrirlo all'interno dei nostri confini. A partire dal 17 aprile, tutti gli utenti di offerte Fibra e ADSL in possesso di una Vodafone Station 2 o Revolution potranno accedere al servizio registrandosi al sito wificommunity.vodafone.it e collegare i propri singoli dispositivi, smartphone, tablet o PC, alle reti Vodafone Wi-Fi Community.

Iscrivendosi alla community, non solo sarà possibile collegarsi agli hotspot disponibili in tutto il mondo, ma verrà anche dato l'accesso alla propria connessione privata agli altri membri. Il tutto potrà essere impostato attraverso la stessa app, App Station, con cui i clienti Vodafone gestiscono la propria rete fissa. Questa integra una nuova funzione dedicata con cui è possibile visualizzare sulla mappa tutti gli hotspot disponibili nei dintorni, o in una zona specifica, ed eventualmente collegarsi.

Per fugare ogni dubbio legato alla privacy, Vodafone sottolinea che, in ciascuna Vodafone Station della community, si apre una nuova rete Wi-Fi a cui si possono collegare fino a 3 dispositivi contemporaneamente. La rete condivisa è separata da quella domestica, pertanto "sicurezza, privacy e velocità di connessione del cliente saranno sempre garantite e prioritarie".

Seppur Vodafone ci tenga a rassicurarci, perché mai dovremmo fornire la nostra connessione a degli sconosciuti? Ma forse potrebbe essere il futuro delle connessioni in mobilità. Che dire? Attendiamo i primi risultati sul campo, da parte di Vodafone.
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giovedì 16 aprile 2015

Nuova linfa ai BitCoin grazie all'Africa

Oggi parliamo di rimesse, ovvero quelle spedizioni di denaro da parte di emigrati a beneficio di connazionali residenti nel paese d'origine.


Se restringiamo il focus al continente africano e ci abbiniamo la moneta elettronica per eccellenza, ecco che spuntano nuovi mercati emergenti per quest'ultima.

Alcune piccole compagnie africane specializzate nell'offerta di servizi di cambio Bitcoin, infatti, potrebbero dare una svolta al mercato descritto in testa all'articolo, estromettendo i tradizionali operatori che si occupano di trasferimenti monetari e offrendo alle aziende nuove modalità di pagamento in un continente dove la penetrazione delle carte di credito è bassa e dove esiste ancora un fortissimo uso del denaro contante. Parliamo per esempio di Igot, Beam, BitPesa e BitX.

E' evidente che l'occasione è ghiotta e le Società sopra citate hanno fiutato il business: solo per citare qualche numero, vi ricordiamo che oltre 30 milioni di africani vivono al di fuori del Paese d'origine ed inviano a familiari ed amici complessivamente 40 miliardi di dollari all'anno, per una media di circa 1200 dollari per migrante.

Il costo di queste transazioni è però piuttosto oneroso per chi invia e riceve denaro. Il volume d'affari generato dalle commissioni su questo tipo di operazioni ammonta a circa 1,4 miliardi di dollari all'anno. Società come Western Union e MoneyGram si spartiscono il 50% circa del mercato e richiedono una media del 12,3% di commissione per l'invio di somme modeste (attorno ai 200 dollari).

Timothy Stranex, CEO del servizio di cambo BitX, afferma che la valuta digitale può avere un impatto notevole sulle rimesse internazionali in termini di velocità, efficienza e costi. La maggior parte delle realtà che gestisce rimesse in BitCoin chiede infatti commissioni del 3% sulle transazioni, ben al di sotto di quanto richiesto dalle società che operano in maniera tradizionale.

I trasferimenti internazionali necessitano di vari giorni per essere processati usando i sistemi tradizionali. I pagamenti in BitCoin vengono invece eseguiti in pochi minuti. Questo offre la possibilità di effettuare pagamenti internazionali più velocemente. Le tradizionali compagnie che gestiscono le rimesse possono sfruttare inoltre questa tecnologia per irrobustire le operazioni di backend e risparmiare sui costi mantenendo meno liquidità

ha dichiarato Stranex.

Il problema principale, osserva Stranex, è quello dell'"ultimo miglio", ovvero la consegna del denaro al destinatario finale. Dal momento che spesso i destinatari delle rimesse non sono titolari di un conto bancario, il denaro viene corrisposto in contanti, che è costoso e inefficiente da gestire.

L'impiego di valute virtuali come il BitCoin permetterebbe al destinatario di aprire senza particolari problemi un wallet BitCoin sul proprio smartphone, anche in assenza di un conto bancario. Il problema dell'ultimo miglio potrebbe quindi essere risolto e gestito elettronicamente.

Rick Day, fondatore del servizio di cambio Igot, che ha registrato 200 mila transazioni in pochi mesi dal lancio, osserva come l'impiego dei BitCoin possa effettivamente offrire una soluzione interessante alle commissioni richieste dai servizi tradizionali:

L'operazione è peer-to-peer ed è quasi istantanea. Il ricevente può cambiare i BitCoin in valuta locale usando un servizio di cambio. Questo significa che il costo di inviare rimesse è minimo ed il contante è disponibile per il ricevente praticamente nello stesso giorno, nella maggior parte dei casi.

Ovviamente stiamo parlando del continente africano, dove solo il 3% della popolazione è titolare di una carta di credito, i bonifici bancari sono costosi come le rimesse e PayPal non è ancora diffuso. Il terreno fertile per le Società del settore, che potrebbero quindi fornire la degna soluzione al problema, soprattutto a fronte di una certa predisposizione del popolo africano verso forme alternative di trasferimento di denaro e di servizi di pagamento mobile come M-Pesa.

Stranex osserva:

Se le persone adottano i pagamenti elettronici hanno l'opportunità di compiere un balzo in avanti rispetto ai metodi di pagamento tradizionali e di andare direttamente verso tecnologie più economiche e semplici come i BitCoin, che si adattano bene al mondo mobile. Il successo dei pagamenti mobile in Kenya ha dimostrato che questo genere di soluzioni sono in grado di funzionare molto bene in Africa. I BitCoin sono inoltre utili in quei paesi instabili dove banche e valute locali sono inaffidabili.

Nikunj Handa, CEO di Beam, società ghanese che si occupa di gestire rimesse in BitCoin, sostiene che la rivoluzione del mercato delle rimesse da parte dei bitcoin dipenderà solamente dall'adozione, specie da parte dei commercianti, e dalla possibilità in futuro di essere usata direttamente senza necessità di cambio:

Se ciò dovesse accadere BitCoin sarà un modo eccellente perché le persone possano inviare soldi tra loro direttamente, senza intermediari, in modo veloce ed economico. In questo senso il BitCoin rivoluzionerà veramente le rimesse. I BitCoin non sono accettati come Visa o MasterCard, ma sono sempre più un modo interessante per i commercianti africani di accettare pagamenti da una base clienti globale.

Le preoccupazioni attorno alla sicurezza potrebbero rappresentare un ostacolo in questa visione, ma è opportuno osservare che il protocollo Bitcon è molto solido e sicuro. Del resto la maggior parte dei problemi di sicurezza che hanno afflitto servizi di cambio più o meno noti (il caso più famoso è stato il collasso di Mt.Gox) si sono verificati per condotte superficiali se non addirittura dolose da parte dei gestori del servizio. 

Fonte Andrea Bai (HW)
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mercoledì 15 aprile 2015

Progetto Fi: così Google diventa MVNO

A Gennaio vi avevamo parlato dell'intenzione di Google di diversificare il proprio business, approcciandosi al mondo della telefonia, seppur in modo un po' particolare.


Nonostante non approderà sul territorio nazionale, si suppone andrà a stimolare la competizione del settore telefonico d'oltreoceano. Google, come già anticipato mesi fa, diventerà presto un operatore telefonico virtuale (MVNO).

A confermarlo è stata la stessa società al Mobile World Congress che, durante l'evento Sundar Pichai (tenutosi a Barcellona), aveva palesato l'intenzione di offrire un servizio wireless a "corto raggio", ovvero sarebbe diventato un MVNO (mobile virtuale network operator).

Acquistando il diritto d'uso delle reti di un operatore telefonico vero e proprio, Google avrebbe cominciato presto ad offrire un proprio servizio per la connettività in mobilità. A tal proposito, però, giungono le indiscrezioni di Android Police.

Le novità sono state intraviste all'interno del codice di un'applicazione chiamata Tycho, presente su un firmware di Nexus 6, pubblicato probabilmente per errore su un sito chiamato MotoFirmware.center.

Il firmware faceva parte di una versione per tester e addetti ai lavori, ed è stato infatti subito rimosso successivamente alla pubblicazione del report di Android Police.

Tycho è l'applicazione per gestire il servizio e quest'ultimo dovrebbe essere chiamato proprio "Fi". Si tratta probabilmente di nomi in codice, anche se di "Fi" all'interno del firmware appare anche il possibile logo.

L'app consente di monitorare spese, utilizzo dei dati nel piano tariffario e di gestire determinati dettagli sul piano scelto. Attraverso il software si potrà anche cambiare il numero telefonico, o attivare e chiudere un determinato account.

Il concetto alla base di "Fi" è che il cliente paga quello che usa, all'interno comunque di un abbonamento "flat".

Una volta superato quanto concesso dal proprio piano tariffario, ad esempio, Google ci farà automaticamente pagare una tariffa prestabilita per ogni gigabyte extra utilizzato. Nell'account si potranno addebitare anche delle spese "Extra", probabilmente, specula la fonte, relative ad acquisti su Google Play Store o sui servizi proprietari di Big G.

Project Fi utilizzerà in America le reti di T-Mobile e Sprint, con una funzionalità di auto-switching che permetterà di scegliere la migliore sulla base della qualità in un dato momento del segnale offerto da entrambe le scelte.

Non poteva mancare la parte relativa ai banner pubblicitari: Google starebbe pianificando l'invio di pubblicità mirata all'utente del servizio partendo dalla cronologia delle chiamate, probabilmente per offrire tariffe più competitive rispetto agli stessi operatori che le offrono le reti.

Non sappiamo ancora quando Google diventerà un vero e proprio MVNO e quali saranno i prezzi che applicherà, tuttavia la novità potrebbe essere imminente, anche se per molto tempo esclusiva per gli utenti d'oltreoceano.

E' di oggi la notizia secondo la quale Big G è nell'occhio del ciclone, accusata dall'Antitrust UE di abuso di posizione dominante: il futuro sarà più roseo sotto questo punto di vista? Lascio a voi la risposta.  
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martedì 14 aprile 2015

Wedding Online: il matrimonio secondo Ikea (sdoganamento?!)

Pensavate che un evento solenne come il matrimonio venisse risparmiato dall'ondata di app e di gadget tecnologici che stanno invadendo la quotidianità?


Ebbene, la risposta è evidente: no! E' per questo che il colosso del fa multinazionale svedese Ikea, fiutando il business ha lanciato una nuova iniziativa.

Considerando che sempre più persone, per lavoro o per amore, migrano verso paesi, spesso lontani dalla propria casa d'infanzia; aggiungeteci ora la lista di zii, cugini, parenti e amici vari che non potete non invitare al vostro lieto evento, qual è il risultato? Tutto questo si traduce in stress, che metterebbe a dura prova persino il più brillante degli wedding planner.

Ma se nonostante lo "sparpagliamento della propria parentela" si potesse comunque stare insieme senza doverlo fare davvero? E' questa l'idea alla base del nuovo progetto Ikea.

State esultando perché non aspettavate altro? Ebbene il vostro romanticismo è morto da tempo pare, ma questo esula dal tema di oggi. 

Scegliete una destinazione lontana, come una fattoria, un bosco o una spiaggia romantica (non sarebbe da voi, vista la scelta di smembrare la famiglia, seguendo la filosofia Ikea), invitate tutti gli amici di Facebook (ah già, stiamo parlando del matrimonio hi-tek) e il matrimonio è servito.

Naturalmente, se volete che la cosa abbia un valore legale, vi serve qualcuno che abbia i poteri per unirvi in matrimonio e dei testimoni veri, questa volta, però, tutti nella medesima stanza.
Già che ci siete, ricordatevi di recarvi anche voi (gli sposi) sul "luogo del misfatto"!

Qual è il limite oltre il quale la tecnologia non si dovrebbe spingere?
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lunedì 13 aprile 2015

Batterie long-life by Google

Pochi giorni fa avevamo affrontato il tema della nuova tecnologia alla base delle batterie di alluminio.


Secondo voi, un management scaltro come quello di Google poteva lasciarsi scappare un'occasione così ghiotta? Pensando al futuro di Big G (automobili a guida autonoma, indossabili, smartphone e tablet) non ci viene difficile comprendere l'importanza di realizzare batterie integrate ad alta efficienza, sia sotto l'aspetto della capacità, sia sotto quello della velocità di ricarica. 

I laboratori Google X sono infatti al lavoro su questo. Capitanato dal Dr. Ramesh Bhardwaj, il progetto ha avuto inizio nel 2012, almeno stando al nuovo report del Wall Street Journal che ha introdotto la novità. Il team è composto attualmente da quattro dipendenti e opera all'interno dei misteriosi stabilimenti del reparto ricerche, del gigante di Mountain View, avendo l'obiettivo di migliorare le tecnologie agli ioni di litio diffuse ad oggi.

Google X, inoltre, sta cercando di ridurre i costi di produzione delle batterie a stato solido, in modo da integrarle proficuamente all'interno di prodotti di consumo. I vantaggi di soluzioni di questo tipo sono molti: le dimensioni, soprattutto, dal momento che la corrente elettrica attraversa materiali solidi e non liquidi; ma anche l'assenza di elettroliti liquidi infiammabili, che le rende naturalmente più sicure rispetto alle tecnologie ad oggi più diffuse.

La divisione X di Big G aveva già realizzato progetti come Google Glass e le lenti a contatto smart. È chiaro che il successo dei suddetti devices sarà favorito dall'implementazione di batterie performanti.

In aggiunta al team del Dr. Bhardwaj, Google collabora anche con società di terze parti con lo stesso obiettivo. Il Journal cita AllCell Technologies, al lavoro con Google, nello specifico, per portare avanti Project Loon ed altri tre progetti hardware non meglio specificati. In questo caso, Google non ha bisogno solo di maggiore efficienza, ma anche di una resistenza superiore alle temperature più estreme.

Per gestire il freddo delle elevate altitudini in cui si trovano i palloni aerostatici, al momento vengono utilizzati degli alimentatori agli ioni di litio rivestiti di cera e grafite. La società starebbe tuttavia sviluppando nuove unità d'alimentazione trattate con materiali studiati appositamente per resistere meglio al freddo. Con l'avvento di nuovi dispositivi sempre più piccoli e di nuove categorie di prodotto alimentate a batteria, Google è solo uno dei tanti nomi che sono scesi nel campo dello sviluppo nel settore.

Tesla, ad esempio, sta pianificando l'apertura di uno stabilimento per la progettazione e produzione di batterie per i propri veicoli elettrici, mentre anche Apple sembrerebbe voler entrare in prima persona nel campo con una divisione specifica.
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sabato 11 aprile 2015

MacBook Pro Retina 13": problemi di batteria e di GUI

Pochi mesi fa Apple annunciava l'upgrade della line-up MacBook Pro Retina da 13", con l'introduzione di un nuovo trackpad force e l'aggiornamento della CPU. 


Qualche settimana dopo l'annuncio, però, emergono delle problematiche legate al fastidioso problema alla GUI, e non solo.

In alcuni casi, il nuovo e potente MacBook Pro Retina tende a esibire fastidiosi ritardi nel rendering dell'Interfaccia Grafica di OS X Yosemite, inoltre, presenta delle lacune dal punto di vista della longevità della batteria. poco.

Troubles:

  • Il numero di casi rilevati è limitato ma continua a crescere.
  • Su diversi forum del Web, si sono aperti thread sull'argomento e la situazione sembra oramai richiedere l'intervento di Cupertino.
  • In queste ore molti utenti stanno sperimentando un certo ritardo e una marcata "scattosità" dell'Interfaccia Grafica di Yosemite sotto scheda grafica Intel Iris 6100, ovvero quella montata di default sull'ultima generazione di MacBook Pro Retina 13".
  • Molti registrano una scarsa autonomia, che non supera le 5 o 6 ore al giorno, segno che le risorse vengono sciupate a causa di bug o chissà che altro.

Solutions:

Alcuni utenti hanno risolto con il reset della PRAM, mentre altri hanno dovuto semplicemente attendere che il Mac, dopo il primo avvio, portasse a termine l'indicizzazione di Spotlight. Altri ancora hanno limitato un po' i fastidi, riducendo le trasparenze e aumentando il contrasto dell'interfaccia.

Si tratta in ogni caso di palliativi, e non di soluzioni ottimali o definitive. Ovviamente, sarebbe auspicabile reinstallare da zero OS X, evitando di importare i backup potenzialmente corrotti (o per lo meno, testate il Mac "vergine" con un account di prova prima di importare tutto) e verificate se il problema si manifesta anche così.

In attesa dell'intervento Apple, ci chiediamo: dove è finita la cura per i dettagli della Mela?
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venerdì 10 aprile 2015

Google pensa all'acquisizione di Facebook

L'indiscrezione di oggi giunge dall'Inghilterra: secondo quanto riportato dal Telegraph, Google avrebbe fatto un'offerta per l'acquisto di Twitter.


La notizia è verosimile, soprattutto alla luce del fatto che, Google+ sta registrando una deludente crescita del numero di utenti, e che il bacino di utenza di Facebook (228 milioni di utenti attivi al mese) è assolutamente irraggiungibile.

L'acquisto della piattaforma di microblobbing potrebbe essere l'ingresso a gamba tesa di Mountain View proprio in un settore in cui non è riuscita a sfondare.

La cifra proposta da Google si aggirerebbe attorno agli 1,5 miliardi di dollari (oltre il valore di mercato di Twitter).

Ma non si esaurisce qui l'indiscrezione, infatti, Big G non è l'unica interessata al Social Network di Zuckerberg; anche un'altra Società avrebbe contattato Dick Costolo (CEO Twitter) per il medesimo scopo (se vi state chiedendo a quanto ammonti il valore attuale di Twitter, la risposta è: circa 34 miliardi di dollari).

E' evidente che Google non abbia problemi di liquidità e questo è confermato da Telegraph: Big G può contare su un disponibilità pari a 60 miliardi di dollari.

L'asta è aperta?
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giovedì 9 aprile 2015

Popcorn Time disponibile su iOS! Eureka!

Ricordate Popcorn Time? Ne avevamo parlato qualche mese fa, riferendoci all'applicazione che permette di fruire gratuitamente di film in streaming, anche se per vie non del tutto limpide.


L'obiettivo era quello di rendere il download di contenuti multimediali pirata semplice come la riproduzione di film sui canali leciti, come ad esempio Netflix, o l'italiano Infinity.

Popcorn Time è riuscito nel proprio obiettivo, consegnando un servizio con trasferimenti in peer-to-peer (del tutto trasparenti per l'utente) di grande qualità con prestazioni paragonabili, se non superiori, ai servizi più blasonati del settore.

Dopo essere sbarcato su Android e Chromecast, Popcorn Time è riuscito a valicare anche le ferree restrizioni di App Store.

Il servizio illecito di video streaming è oggi disponibile anche su iPhone e iPad con software non modificato (senza jailbreak quindi). Il tutto è possibile attraverso un installer da eseguire su un PC Windows, con il quale appunto installare l'applicazione sul dispositivo iOS senza troppe procedure complesse.

Apple non starà sicuramente a guardare in modo passivo l'ascesa di questa spina nel fianco, è chiaro, ma quale saranno le tempistiche d'intervento?

Il team alla base del servizio ne è comunque consapevole:

I ragazzi che hanno sviluppato l'installer non hanno dubbi che questo sarà un lungo percorso in cui si giocherà al gatto e topo con Apple [...] (Apple) probabilmente non gradirà che è stato infranto il suo ecosistema chiuso. Ma considerando il loro lavoro attuale, e i futuri aggiornamenti previsti per l'installer su cui stanno già lavorando, possiamo dire che siamo già pronti ad affrontare ogni ostacolo che Apple lancerà in questo percorso.

ha dichiarato lo stesso a TNW.

Ad oggi, dopo un anno dalla sua diffusione di massa, nessuno è riuscito ad ostacolare Popcorn Time, ed è probabile che i ragazzi alla base dello sviluppo dell'installer per iOS sappiano il fatto loro.

L'applicazione per iOS è comunque parecchio primordiale ad oggi: l'interfaccia non è per niente curata e le prestazioni decisamente migliorabili ma, per molti utenti, è già una gran cosa poter accedere al servizio, disponendo di una corposa libreria di contenuti pirata (in lingua inglese e con eventuali sottotitoli).

Qual è la morale di tutto ciò? Ebbene, l'intero ecosistema Apple è stato scardinato da un prodotto che viola, in maniera palese, le norme principali dello Store ufficiale della Mela, il tutto senza nemmeno scomodare il jailbreak.
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mercoledì 8 aprile 2015

La nuova frontiera delle batterie? L'alluminio!

Ne hanno parlato i telegiornali ieri, ovviamente in modo superficiale e poco esaustivo, proviamo ad entrare un po' più nel dettaglio.


Per chi non l'avesse ancora capito, ci riferiamo alla nuova tecnologia nata nei laboratori della Stanford University, sotto la supervisione del professore di chimica Hongjie Dai, che permette alle batterie di ricaricarsi in un solo minuto.

Si tratta di una batteria flessibile agli ioni di alluminio che è in grado di immagazzinare la stessa quantità di energia delle batterie tradizionali (piombo-acido e nickel-metallo idruro), ma con la capacità di ricaricarsi in appena un minuto. La nuova batteria, inoltre, è molto più longeva, e garantisce un numero maggiore di cicli di carica/scarica.

Il progetto in questione avrebbe molteplici vantaggi, se per ora è possibile realizzare solamente batterie di piccole dimensioni (4,5 V), in un futuro prossimo, sarà possibile ottenere vantaggi in diverse applicazioni, e, perché no, anche in quella dell'immagazzinamento di energia a livello di rete elettrica, permettendo la realizzazione di batterie per dispositivi indossabili o portatili.

Quali sono i vantaggi portati dalla nuova categoria di batterie? Le celle agli ioni di alluminio sono un'alternativa interessante a quelle tradizionali in quanto:
  • l'alluminio è disponibile in abbondanza e di conseguenza è economico;
  • è un materiale abbastanza inerte, il che porta alla realizzazione di batterie più sicure e con un basso grado di infiammabilità.
L'alluminio, non è l'unico metallo con queste peculiarità, ed è per questo che molti team di ricerca stanno lavorando su batterie agli ioni di litio studiando le possibilità di impiego di potassio, sodio e manganese.

Dal punto di vista chimico, l'alluminio ha tre elettroni di valenza rispetto al solo elettrone del litio (un ringraziamento al mio professore di Chimica all'Università degli Studi... allora a qualcosa serviva...). Le reazioni di carica/scarica muovono quindi tre elettroni per ciascun atomo, il che significa che, una batteria in alluminio, può contenere il triplo dell'energia di una controparte agli ioni di litio.


Da tempo scienziati e ricercatori hanno tentato di realizzare batterie a base di ioni di alluminio, senza però trovare una strada efficace per sviluppare un adeguato sistema chimico.

Tra i vari tentativi: l'impiego di anodi solidi in alluminio, elettroliti liquidi contenenti alluminio e vari materiali di catodo come ossido di manganese, nanocavi di vanadio e polimeri drogati.

Il migliore di questi sistemi ha mostrato basse tensioni di scarica, una longevità inferiore a 100 cicli di carica/scarica e notevoli decadimenti nella capacità di stoccaggio dell'energia. Inoltre, in tutti i casi, il catodo ha mostrato una degradazione piuttosto rapida.

Il Prof. Dai e i colleghi sono riusciti ad ideare un catodo in grado di migliorare le performance dei predecessori ed è basato su una schiuma tridimensionale di grafite, altamente porosa e leggera, realizzata in laboratorio.

Il materiale può così intrappolare un elevato numero di ioni di alluminio, permettendo a questi ultimi di muoversi velocemente nel materiale, portando quindi a tempi di carica/scarica piuttosto rapidi.

I ricercatori hanno inserito il catodo di grafite assieme ad un un sottile foglio di alluminio come anodo e ad un elettrolita ionico liquido all'interno di una sorta di astuccio flessibile. Questa struttura, una vera e propria cella di batteria, può essere ricaricata ad una densità di corrente di 5 ampere per grammo in circa un minuto e, ponendo una capacità specifica vicino a 70mAh/g, può essere scaricata in circa 34 minuti.

La densità di energia della batteria, di circa 40Wh/Kg, è comparabile a quella delle batterie al piombo-acido e alle batterie NiMH, ma permette una longevità molto più estesa (pari a circa 7500 cicli di carica senza perdita di capacità). Le batterie agli ioni di litio hanno una longevità pari a circa 1000 cicli.

La nuova batteria ha una densità di potenza di 3000 Watt/Kg, caratteristica che la rende molto simile ad un super-condensatore. L'unica differenza, e che la rende una batteria, è rappresentata dalla stabilità della tensione con cui avviene la scarica: un super-condensatore infatti è caratterizzato da una tensione di scarica che si riduce in maniera continua.

I ricercatori stanno ora lavorando per affinare il progetto e stanno cercando un'alternativa più economica all'elettrolita liquido ionico, che possa rendere la batteria più competitiva dal punto di vista commerciale, oltre a verificare la possibilità di incrementare la capacità di stoccaggio dell'energia della grafite usata per costruire il catodo.

Il Prof. Dai ha comunque affermato che già alcune aziende si sono fatte avanti per cercare di ottenere una licenza per l'impiego della tecnologia. Come dar loro torto!
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martedì 7 aprile 2015

Microsoft festeggia 40 anni: lettera del fondatore più celebre!

Correva l'anno 1975 quando il diciannovenne Bill Gates e l'amico ventiduenne Paul Allen fondarono Microsoft (al secolo  Micro-Soft Company).


Il 4 aprile i due amici hanno festeggiato i 40 anni dall'inizio dell'avventura trionfante. All'epoca, il computer era una commodity rivolta ad una nicchia di mercato costituita da attività commerciali/industriali.

I due giovani geni, però, ambivano a stravolgere il panorama dei personal computer, raggiungendo la capillarità della distribuzione degli stessi. Un PC su ogni desktop! Se ora vi sembra banale, pensate a quanto potesse sembrare assurdo quarant'anni fa.

Fu proprio allora che, Gates e Allen, riuscirono a sviluppare una versione personalizzata del linguaggio di programmazione BASIC, in modo da essere sfruttato su Altair 8800, uno fra i primi microcomputer in assoluto.

Un anno dopo, nel 1976, nasceva Apple Computer, destinata a divenire l'acerrimo nemico del Colosso di Redmond. In principio, Apple e Microsoft si ponevano sul mercato con due mission differenti: se il primo puntava a consegnare macchine all-in-one Stand-alone, la seconda puntava a progettare esclusivamente software. 

L'approccio di Microsoft si rivela vincente, infatti, nel 1979 la Società si componeva di tre dipendenti e un modesto fatturato di 16 mila dollari, ma solo un anno dopo i guadagni superavano i due milioni di dollari, e i dipendenti diventavano 28. Nel 1990, Microsoft era già un Colosso, con oltre 4 mila dipendenti e ricavi annui prossimi al miliardo di dollari.

Celebre per MS-DOS e Windows, Microsoft ha dettato l'evoluzione informatica negli ultimi quarant'anni, passando naturalmente fra alti e bassi.

Fra i pionieri del settore degli smartphone con Windows Mobile, la società ha perso il carro negli scorsi anni ritardando l'introduzione di Windows Phone, la visione moderna della categoria secondo Redmond.

La piattaforma ancora oggi cerca di rincorrere le proposte più diffuse, iOS e Android, tuttavia deve confrontarsi con un ritardo di alcuni anni che ha portato ad una scarsa partecipazione da parte di sviluppatori e pubblico. Con Steve Ballmer al timone, Microsoft aveva assunto i connotati del pachiderma, grande ma difficile a destreggiarsi.

I vertici della Società di Washington sono ora affidati a Satya Nadella, il nuovo CEO di origini indiane che ha cambiato radicalmente marcia, mostrando una Microsoft notevolmente più viva e con lo sguardo rivolto ai nuovi trend. Quest'ultimo ha portato avanti un processo iniziato con Ballmer, con cui la società è divenuta un produttore hardware e fornitore di servizi, oltre che uno sviluppatore software. In più, Microsoft ha abbracciato il settore dei wearable, con una fitness band e un visore per la realtà aumentata, HoloLens.

Con Nadella ai vertici, Microsoft intende correggere il fallimento di Windows 8 con una versione aggiornata in diversi campi per poter essere facilmente gestibile sia con input touch che con i tradizionali mouse e tastiera. Windows 10 è già nelle mani dei primi "Insider", che stanno già apprezzando le novità sul piano grafico e funzionale, a pochi mesi dal rilascio ufficiale.

Bill Gates non è più Amministratore Delegato da anni, tuttavia, è rimasto un esponente chiave della società, è proprio per questo che, in occasione di un compleanno così importante, ha voluto celebrare la storia della Società mediante una personale lettera aperta a tutti i dipendenti. A seguire la stessa tradotta:

Domani è un giorno speciale: è il quarantesimo anniversario di Microsoft. 
Agli albori, Paul Allen ed io avevamo l'obiettivo di portare un computer su ogni scrivania e in ogni casa. Era un'idea audace e un sacco di gente pensava che fossimo fuori di testa a immaginare che fosse possibile. È incredibile pensare a dove sia arrivato il settore informatico da allora, e tutti noi possiamo essere orgogliosi del ruolo svolto da Microsoft in questa rivoluzione. 
Oggi, però, penso molto di più al futuro di Microsoft che non al suo passato. Credo che l'informatica si evolverà molto più rapidamente nei prossimi 10 anni, rispetto a quanto non sia accaduto in passato. Viviamo già in un mondo multi-piattaforma, e l'informatica diventerà ancora più dilagante. Ci stiamo avvicinando al punto in cui i computer e i robot saranno in grado di vedere, muoversi e interagire naturalmente, sbloccando nuove possibilità d'uso e potenziando ulteriormente le capacità della gente. 
Sotto la guida di Satya, Microsoft è nelle condizioni migliori per poter portare questi progressi. Abbiamo le risorse per guidare e risolvere problemi difficili. Siamo impegnati in ogni aspetto dell'informatica moderna e stiamo impiegando il massimo impegno per la ricerca nel settore. Nel mio ruolo di consulente tecnico di Satya, mi capita di partecipare alle fasi di revisione dei prodotti e sono impressionato dalla visione e dal talento che vedo. Il risultato è evidente in prodotti come Cortana, Skype Translator e HoloLens, e queste sono solo alcune delle innovazioni che stiamo portando a termine. 
Nei prossimi anni, Microsoft avrà la possibilità di raggiungere ancora più persone e organizzazioni in tutto il mondo. La tecnologia è ancora fuori portata per molte persone, perché complessa o costosa, o perché semplicemente queste non ne hanno accesso. Spero quindi che penserete a quello che potrete fare per rendere il potere della tecnologia accessibile a tutti, per connettere tutta la gente, e per rendere l'informatica disponibile ovunque, grazie anche al fatto che quello che può fare un PC è ormai caratteristica di tutti i dispositivi. 
Abbiamo fatto molto insieme durante i nostri primi 40 anni e rafforzato innumerevoli imprese e la gente a sfruttare il loro vero potenziale. Ma ciò che conta ora è ciò che faremo dopo. Grazie per averci aiutato a rendere Microsoft una compagnia fantastica, adesso e per i decenni a venire.

Che dire: auguri Microsoft!
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sabato 4 aprile 2015

Buona Pasqua!

Auguriamo a tutti i lettori di Tecnodiary2 una Pasqua felice e spensierata, in attesa di ciò che più ci interessa: la tecnologia!


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venerdì 3 aprile 2015

Sony Computer Entertainment acquisisce OnLive

Dopo un periodo tempestato di esuberi del personale e cessioni di alcune divisioni della Società, Sony assesta un bel colpo ai competitor, o per lo meno questi sono i presupposti. 


La notizia arriva direttamente da OnLive, che ha fatto sapere di aver terminato tutte le sue operazioni e di aver venduto la tecnologia alla base del cloud gaming alla divisione videoludica di Sony.

Si conclude così uno dei tentativi più decisi di rivoluzionare dell'industria dei videogiochi e del modo di elaborare la grafica.

Sony Computer Entertainment sembra intenzionata a investire massicciamente sul cloud gaming, visto che si impossessata della tecnologia di OnLive dopo aver acquisito Gaikai nel 2012 per 380 milioni di dollari. Il servizio di game streaming di Gaikai è alla base di PlayStation Now, che consente di fare lo streaming dei giochi dai data center Sony alle console permettendo di giocare titoli di precedente generazione su PS4.

Fra i vari asset di OnLive, adesso diventano di proprietà di Sony Computer Entertainment anche tutti i brevetti relativi alle "innovazioni nel cloud gaming". OnLive è stata una compagnia pioniere nel trasferire l'elaborazione della grafica dal locale al cloud, permettendo di avere giochi con grafica avanzata anche sugli smartphone e i tablet.

La sua strategia è stata in seguito adottata anche da diverse altre compagnie, come la già citata Gaikai, ma anche NVIDIA e le startup Shinra Technologies e Improbable.

Queste acquisizioni strategiche ci danno la possibilità di offrire nuove opportunità ai giocatori, conferendo a Sony un formidabile portfolio di proprietà nel cloud gaming. Per l'ennesima volta dimostriamo ai nostri fan di voler continuamente innovare il gaming su PlayStation

ha detto Philip Rosenberg, president of global business development di Sony Computer Entertainment.

OnLive ha offerto fino a oggi servizi in abbonamento e noleggio dei giochi elaborati tramite il cloud. Gli utenti continueranno ad avere accesso ai servizi di OnLive fino al 30 aprile, ma da oggi in poi non dovranno più pagare per utilizzarli. Chi ha rinnovato l'abbonamento oltre il 28 marzo, inoltre, riceverà un rimborso. Nel momento in cui saranno risolte tutte queste pendenze, poi, OnLive cesserà di esistere come compagnia e terminerà tutte le sue operazioni.

L'imprenditore della Silicon Valley Steve Perlman aveva fondato OnLive nel 2007, al fine di fornire videogiochi con grafica di alta qualità su qualsiasi dispositivo e senza la necessità di dover procedere a lunghe installazioni. Si sarebbe potuto giocare istantaneamente da qualsiasi PC, dalla console OnLive e dall'iPad, oltre che tramite gli altri dispositivi mobile.

Nel periodo di massimo splendore, OnLive è arrivata ad avere fino a 200 impiegati. Ma uno dei suoi più grandi limiti è stato quello di fornire videogiochi a 720p e a 30fps, mentre i videogiocatori negli ultimi anni sono passati ai 1080p e ai 60fps. Ha cercato di migliorare i propri servizi nel corso degli anni, e di adeguarli alle esigenze dei giocatori di oggi, ma altri competitor, come NVIDIA, nel frattempo, sono riusciti a creare servizi di cloud gaming più competitivi, e ci riferiamo ovviamente a Grid.

Nel 2012 OnLive aveva già presentato istanza di fallimento, quando le sue attività vennero rilevate da Lauder Partners. Fra i principali investitori in OnLive troviamo HTC (che ha sostenuto l'azienda con 1,8 miliardi di dollari) e British Telecom.

Oltre che per le altre applicazioni, il cloud gaming sarà un asset strategico molto importante nella lotta tra le nuove console, che hanno bisogno di assistenza da remoto nell'elaborazione della grafica richiesta dalla nuova generazione.

Anche Microsoft, molto presto, dettaglierà i suoi piani sul cloud gaming: e che la battaglia abbia inizio!
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giovedì 2 aprile 2015

Bergamo: Cashless City

Quest'oggi giochiamo in casa, infatti la news che vi proponiamo riguarda Bergamo, luogo da cui vi stiamo scrivendo.


Dalla cooperazione tra Pubblica Amministrazione e una serie di attori di rilievo nel mercato dei pagamenti è nato Cashless City.

Il progetto presentato nella giornata di mercoledì 1 aprile (no, non è una burla) dalla città orobica si pone l'obiettivo di ridurre l'uso del denaro contante nell'intera città, aumentando la frequenza dei pagamenti elettronici. Lo stesso è reso possibile, come anticipato, grazie alla collaborazione con la città di Bergamo, CartaSi, MasterCard, Visa Europe Italia, UBIBanca, Banca Popolare di Bergamo e Banco Popolare.

L'Amministrazione comunale è alla costante ricerca di progetti innovativi, che possano avere delle ricadute virtuose sul territorio, ovvero che aiutino o consentano di attivare nuove iniziative strategiche per il Comune. Il progetto Cashless City non solo si inscrive perfettamente in questo ambito, ma consente a Bergamo di divenire città pilota rispetto a nuove modalità di utilizzo della carta di credito. Riteniamo inoltre che il progetto possa contribuire a diffondere comportamenti virtuosi e contrastare il fenomeno dei pagamenti in nero, tutt'ora presente purtroppo sul territorio, garantendo il rispetto delle normative fiscali

ha commentato Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo.

L'iniziativa prenderà concretamente il via a partire dal 4 maggio prossimo e, una volta raggiunti risultati tangibili, potrà essere portata anche nel sistema di altre città italiane.

Il progetto ha l'ambizioso obiettivo di dimostrare che la collaborazione tra la Pubblica Amministrazione, il sistema bancario e le imprese può portare i pagamenti elettronici nella quotidianità del cittadino.

Parlando di numeri, attualmente l'incidenza dei pagamenti elettronici in Italia è del 14,3%, rispetto ad una media del 31,8% per i Paesi Europei come Germania, Gran Bretagna, Spagna e Francia e del 46,8% per i paesi nordici come Norvegia, Svezia e Finlandia.

Abbiamo voluto che questo progetto prendesse forma per dimostrare che in Italia le cose possono accadere se c’è il giusto commitment. Cashless City è un’iniziativa aperta a tutti, proprio per testimoniare che la collaborazione tra Pubblica Amministrazione, sistema bancario, media, imprese e associazioni è possibile, è utile e può consentire di abbattere gli alibi che fino a oggi hanno frenato la modernizzazione del Paese

ha dichiarato Laura Cioli, Amministratore Delegato di CartaSi.

Per coinvolgere cittadini ed esercenti, stimolando così l'uso del denaro elettronico, il programma Cashless City prevede un sistema a concorso: potranno partecipare tutti i cittadini titolari di una carta di pagamento e tutti gli esercenti dotati di terminale POS.

Una volta effettuato un acquisto con una carta di pagamento si può fotografare lo scontrino e caricare la foto tramite l'app dedicata al progetto. A questo punto il titolare della carta ed il negoziante partecipano entrambi all'estrazione di premi individuali.

Non è finita qui, infatti, trattandosi di un'iniziativa a vantaggio della società, il progetto prevede anche premi per la collettività cittadina (opere pubbliche, ad esempio) che possono essere conquistati tramite tutti i pagamenti effettuati con le carte, anche quelli per i quali non è stata caricata la foto dello scontrino.

A tal proposito si esprime Davide Steffanini, Direttore Generale di Visa Europe in Italia:

Siamo fiduciosi che i meccanismi di incentivazione previsti dal progetto avranno un’efficacia reale e concreta tra i titolari di carte Visa e gli esercenti che le accettano. Visa Europe crede fermamente nella possibilità di sviluppo del nostro mercato, ancora fortemente contante-centrico ma con grandi prospettive di cambiamento, e l’annuncio di oggi ne è la prova tangibile.

L'incentivazione dell'impiego del denaro elettronico permetterà di semplificare la vita dei cittadini, sia in termini di comodità di pagamento sia in termini di accessibilità a nuovi servizi, e permetterà di ottenere una eliminazione dei costi di gestione del denaro contante e una migliore trasparenza a vantaggio di tutti.

Sul sito www.cashlesscity.it saranno pubblicati tutti gli aggiornamenti relativi al progetto, le informazioni utili per i pagamenti e sulla sicurezza delle transazioni e le notizie riguardanti il concorso, oltre ad uno spazio dedicato alla voce dei cittadini con interviste e servizi.

Paolo Battiston, Division President Italia e Grecia di MasterCard, ha commentato:

L’iniziativa di oggi rispecchia il nostro costante impegno nel promuovere l’inclusione finanziaria e la digitalizzazione in Italia e siamo ben lieti di raccogliere questa sfida. Crediamo fermamente nell’importanza di una società senza contante e nei benefici concreti che l’innovazione tecnologica può apportare a cittadini, esercenti e istituzioni.
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