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lunedì 12 ottobre 2015

Twitter rivede il proprio organico

La scorsa settimana Jack Dorsey (cofondatore della Compagnia) è stato confermato CEO alla guida di Twitter.


A quanto pare Dorsey non sta perdendo tempo, in quanto, appena tornato in sella del Social Network   avrebbe pianificato un'importante misura di riduzione del personale.

Ancora non è ancora chiaro quale sia la portata numerica dell'operazione, ma pare che tutti i dipartimenti o la maggior parte di essi saranno toccati. Verosimilmente una parte importante del taglio andrà a coinvolgere gli ingengeri, che tra l'altro costituiscono la metà circa dell'intero staff, in quanto il ridimensionamento avviene in concomitanza della ristrutturazione delle attività di ingegnerizzazione, alla ricerca di una maggiore efficienza.

Secondo i dati societari dell'ultimo trimestre fiscale Twitter conta 4.100 impiegati, più del doppio dell'organico registrato nel secondo trimestre 2013, appena prima della quotazione in borsa. In questo periodo la base utenti è cresciuta meno del 50%.

Sebbene una parte dell'ampliamento del personale sia conseguenza delle varie operazioni di acquisizione che la compagnia ha condotto nel corso degli ultimi due anni, vi è comunque l'impressione che il team di ingegneri sia molto più grande di quanto debba essere. 

La riorganizzazione si inserisce nel solco che Dorsey ha cercato di tracciare negli ultimi 4 mesi, ovvero portare Twitter ad avere una maggior attenzione e "focus". Attualmente la compagnia non ha rilasciato alcun commento ufficiale sulla notizia.
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mercoledì 8 ottobre 2014

Twitter denuncia l'FBI

L'onda lunga alzata da Snowden non si placa e continua a travolgere moltissime realtà online, messe in imbarazzo dopo lo scandalo Datagate.


Ricordiamo brevemente che dalle carte trafugate e rese pubbliche da Snowden è emerso un quadro abbastanza chiaro sul controllo che diversi enti USA hanno e continuano ad avere su dati personali, conversazioni private e via dicendo nell'ottica delle azioni antiterrorismo o in ogni caso tutto ciò che può mettere in pericolo la sicurezza nazionale.


Quando sono emerse queste informazioni molte persone si sono sentite in qualche modo tradite, facendo nascere ben presto la consapevolezza dell'esistenza di una privacy non certo blindata ma diversamente accessibile.

A prescindere dalle finalità, quindi, il quadro che è emerso ha causato non pochi imbarazzi a chi ha sempre professato l'estrema attenzione per la segretezza dei dati personali legati agli account, costretti bene o male a collaborare con le autorità. Ulteriore scandalo è stato causato dalla rozza e grossolana modalità di raccolta dati da parte della NSA, che di fatto sceglieva in un secondo momento eventuali individualità sospette, archiviando però, non si sa come e dove e per quanto, un'enorme quantità di dati del flusso ordinario che viaggia nel web.

Fino ad oggi molte delle aziende hanno aperto un dialogo con le autorità, al fine di uscire dall'empasse in modo non certo elegante, ma sicuramente più tollerabile e digeribile per l'utente comune. Il risultato si concretizza in dichiarazioni a proposito di una maggior attenzione nella raccolta dati, ma tutto sommato vi è ancora una coltre di fumo sulle attività degli enti di sorveglianza speciale. A Twitter questo non basta e porterà davanti al giudice della California nientemeno che l'FBI e il Dipartimento di Stato (a questo link trovate la querela), verso le quali muove accuse molto pesanti, ovvero di violare nientemeno che il primo emendamento della costituzione USA, quello che tutela sopra ogni cosa la libertà di parola ed espressione.

Perché Twitter si arrabbia tanto? Semplice: da quanto è emerso, l'azienda si trova con le mani legate quando deve rispondere a domande specifiche sull'argomento privacy da parte dei propri utenti. Detto in parole povere: se un utente chiede come e in che misura Twitter collabora con le autorità, esistono risposte concordate con le autorità volutamente fumose e vaghe, e non è possibile rispondere con la verità. Secondo i legali di Twitter viene posto un limite alla libertà di parola ed espressione, motivo per cui sarà una giuria a decidere chi ha ragione e chi no.

Come tutti avranno capito, in campo ci sono i massimi sistemi e argomenti davvero complessi che difficilmente potranno risolversi con una sentenza netta e chiara. Se da una parte sono comprensibili le ragioni di Twitter, stanca di dare risposte vaghe a chi chiede maggiori informazioni, dall'altra c'è la sicurezza nazionale e l'antiterrorismo, che ha ottime motivazioni per avere un certo vantaggio sui potenziali pericoli che attraversano la nazione e non solo, specie negli ultimi tempi in cui le contrapposizioni a livello globale sono state oggetto di inasprimento.

A prescindere da come finirà, l'azienda di San Francisco è come se avesse tweetato il proprio messaggio: non vi possiamo dire tutto, non dateci la colpa. Seguiremo da vicino le varie fasi del processo, le cui evoluzioni si avranno in un periodo in cui molti colossi, come Apple e Google, hanno adottato o adotteranno contromisure estreme rilasciando sistemi operativi e servizi dalla cifratura praticamente inespugnabile, eliminando il problema alla radice. 

Questo è quello che sostengono le Big Company.
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giovedì 24 luglio 2014

Putin firma la legge anti Facebook e Twitter

Dopo le strategie governative adottate dal governo russo nei mesi scorsi, il Primo Ministro russo ha compiuto l'ennesimo passo, nella direzione della chiusura nei confronti degli Stati Uniti.


Le nuove norme daranno il diritto alle autorità del Paese di bloccare tutti i servizi non conformi, e fanno pensare ad una potenziale ondata di censura su internet nel prossimo futuro.

Vladimir Putin, infatti, ha siglato la controversa legge che vieta il salvataggio di dati appartenenti a utenti russi in server che non risiedono nello stesso stato. Questo significa che il Cremlino chiude le porte in faccia a Facebook, Twitter, e ai social network non locali.

Il tutto ha avuto luogo martedì, quando è passata una legge che bandisce le proteste di strada reiterate nel corso del tempo, mentre mercoledì il Roskomnadzor, regolatore per le telecomunicazioni russo, ha chiarito un requisito per una normativa anti-anonimato per i blogger nazionali, che hanno l'obbligo di rivelare la propria identità su richiesta del governo. La legge entrerà in vigore in agosto.

Il governo russo non è mai stato particolarmente indulgente con i blog nazionali, soprattutto quelli dei cittadini dissidenti. Sono passati solamente pochi mesi dalla chiusura della pagina web di Alexei Navalny, e non sono sicuramente pochi i casi analoghi, come abbiamo scritto sul nostro blog. La nuova legge sullo storage dei dati personali è stata apparentemente sviluppata per proteggere i cittadini russi dagli hacker stranieri, con la promessa di migliorare le misure di sicurezza dei data-center nazionali e crittografare tutti i dati dei cittadini con algoritmi noti solamente alla Russia.

Tuttavia, le finalità potenzialmente distruttive di una legge simile sono sotto gli occhi di tutti. Il Roskomnadzor (ovvero l'agenzia incaricata di stilare la lista nera) avrà il potere di applicare le ordinanze del tribunale per "limitare l'accesso alle informazioni che vengono gestite contravvenendo alla legge sulla protezione dei dati personali".

Ecco perché, aziende come Facebook o Twitter che non dispongono di server in Russia, potrebbero venire chiamate in tribunale per rispondere di queste incontrovertibili accuse.

Questa "guerra elettronica" potrebbe non finire mai. La Russia fa terra bruciata attorno a sé, ma chi ci perderà veramente? Chi darà voce ai cittadini sovietici? Ops, lapsus freudiano.
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Tecnodiary2 © 2011