lunedì 23 giugno 2014

Franceschini firma il decreto "equo compenso". Al via le polemiche

Era nell'aria ed finalmente (forse) è arrivato. Stiamo parlando del decreto volto ad adeguare le tariffe dovute da chi usufruisce a titolo privato di contenuti multimediali, come la legge sul diritto d'autore prevede.


La questione non verte sul legittimo diritto di salvaguardare le opere di ingegno e i compensi che spettano a chi produce contenuti: ci troviamo di fronte più che altro ad una ennesima prova di menefreghismo e sordità nei confronti di molte delle parti chiamate al tavolo di discussione (in pratica è stata ascoltata solo la SIAE), e su una ben più grave modalità di raccolta di soldi tramite una tassa (sì, una tassa, ma ci torniamo dopo) applicata in molti casi senza alcun criterio logico (in ultima pagina trovate le motivazioni, già espresse anche in altri articoli).

Ma di cosa si tratta esattamente?

Dario Franceschini è ministro dal 22 febbraio 2014, motivo per cui possiamo portare a sua discolpa il fatto di essere in questa posizione istituzionale da poco, "ereditando" gran parte dei lavori già impostati dal suo predecessore Massimo Bray.

Sarebbe ingiusto parlare di ignoranza e di legiferazione su un argomento non conosciuto; riportiamo infatti il video di un tavolo di discussione parlamentare pubblicato il 7 maggio 2014 (durata oltre 40 minuti, ma ne vale la pena), in cui il ministro sembra conscio delle problematiche (o almeno di alcune) che gravitano intorno allo spinoso argomento.

Quello che indigna la rete, gli addetti ai lavori e i cittadini più informati è che nulla cambia rispetto alla vergogna della legge vigente, se non che ora pagheremo molto di più rispetto a prima andando ad acquistare qualsiasi apparecchio in grado di registrare o riprodurre materiale multimediale, a prescindere che sia usato per godere di contenuti protetti dal diritto d'autore oppure no. Acquistiamo una memory card per la macchina fotografica? Una parte di quei soldi andrà agli iscritti alla SIAE. Evidentemente è assurdo per tutti tranne che per il legislatore e la SIAE.


E' evidente che il ministro, nel video, dimostra di essere a conoscenza di alcune problematiche che affliggono il Paese (in tema di diritto d'autore nella fattispecie), ma commette l'errore "madornale" di ascoltare univocamente il punto di vista della SIAE (non a caso beneficiario del decreto).

L'esordio del video di Galan, poi, non si confà di certo ad un Ministro (lo fu durante il Governo Berlusconi), ma è l'interventi di Franceschini che ci lascia basiti. Dire che gli oneri ricadranno solamente sui produttori di periferiche per la memorizzazione e sulle Società che li importano, è eufemisticamente una sottovalutazione del problema. Da che mondo e mondo, l'incremento della tassazione sulle Aziende, si ripercuote sul prezzo finale d'acquisto dei beni e di conseguenza sui consumatori.

In ogni caso, il tavolo delle trattative (con le molte parti in causa) non ha portato a nulla, come affermato dallo stesso ministro. Esattamente come il decreto Bondi, la nota ministeriale sembra scritta sotto dettatura SIAE e cerca di convincerci sulla bontà della causa, senza riuscirci minimamente, non sul concetto di base, ma sulle modalità. I principali protagonisti della nota sono smartphone e tablet, ovvero la vacca più grassa da mungere al giorno d'oggi, ma seguirà anche la liste di tutti i dispositivi elettronici in grado di archiviare e/o riprodurre contenuti multimediali.

La SIAE sarà sicuramente soddisfatta di questo risultato, non i può dire lo stesso delle altre parti in causa, compresi i consumatori.

Ancora una volta, il Governo si premura di tutelare le caste, non pensando al progresso, imbrigliando ancora di più l'iter burocratico che da sempre è nemico dell'evoluzione, nella fattispecie del progresso tecnologico.

Investireste mai su un'Azienda che fa investimenti controproducenti per voi e per (quasi) tutta la comunità?

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