mercoledì 11 giugno 2014

Eric Svhmidt da lezioni agli italiani!

Vi siete mai chiesti cosa fa un alto dirigente, operante presso un'azienda leader nel settore dell'elettronica, nel tempo libero? Semplice, da lezioni di vita alle nazioni meno digitalizzate. Questa volta, sembra aver trovato il terreno fertile nella nostra penisola.


Di chi parliamo? Ci riferiamo al presidente del consiglio di amministrazione di Google Eric Schmidt che, durante la sua ultima visita in terra italica, è stato ospite  al convegno indetto dal ministro per i beni culturali e il turismo Dario Franceschini, che aveva come main topic, la cultura e l'apporto che può dare la rivoluzione digitale all'economia del paese.

Eric Schmidt ha tirato le orecchie all'Italia, denunciando la mancanza di formazione digitale per i giovani del Bel Paese. Un fallimento delle politiche, secondo l'ex-CEO di Google, che sarebbe responsabile della nostra poco invidiabile disoccupazione giovanile al 40%.

Ai giovani italiani manca una formazione digitale. Il sistema educativo italiano non forma persone adatte al nuovo mondo, [...] cambiamento nel sistema di istruzione italiano sullo stile americano, in cui in ogni scuola si insegna informatica.

 scrive l'ANSA citando Schmidt.

Ogni paese ha la sua peculiarità, noi magari abbiamo giovani più competenti in storia medievale

è stata la risposta di Dario Franceschini, risposta che riflette la visione su certe tematiche della nostra politica, a volte totalmente cieca nei confronti della rivoluzione informatica che ormai avviene da decenni.

Bella consolazione oserei dire: la nostra peculiarità è la Storia dell'Arte caro Franceschini? Allora perché non le favoriamo sviluppando le reti, per ottimizzare i flussi di persone interessate all'arte? Siamo consapevoli del nostro potenziale ma...

In ogni caso, per quanto "un po' borioso", l'intervento di Schmidt dovrebbe far riflettere.

A onor del vero, proseguendo con il proprio intervento, Franceschini ha ammesso "l'arretratezza digitale del Paese", volendo destinare le nuove tecnologie soprattutto al settore turistico. Dal dibattito è emerso che l'Italia è in forte ritardo sulla digitalizzazione: solo il 26% dei turisti che vengono nello Stivale lo fanno utilizzando una piattaforma di e-commerce, poco più della metà della media europea (49%).

Il gap è dovuto soprattutto alla mancanza di infrastrutture digitali: solo poco più di quattro alberghi su dieci usa un sistema di prenotazione online, quattro mila nostri musei hanno una rendita netta di 70€ per ogni dipendente ma, sommati fra di loro, non riescono a generare gli introiti del solo Louvre. Secondo Franceschini, la digitalizzazione del paese deve iniziare dal settore turistico e culturale, portando le tecnologie di e-commerce nelle imprese turistiche con l'apporto di startup.

La differenza di visione fra i due esponenti, uno della politica italiana e l'altro del mondo imprenditoriale americano, si esplicita anche sui profitti generati dall'enorme impronta culturale italiana:

Avete il patrimonio storico-artistico, ma vi manca la cultura del web, la tecnologia e la consapevolezza che questo è un settore in grado di far crescere l'economia

ha detto Schmidt durante il dibattito, ma secondo Franceschini "bisogna mettere confini fra ciò che si fa al servizio dell'umanità e ciò che si fa per profitto".

Sarà solo l'ennesima umiliazione, oppure rappresenterà uno stimolo per le nuove generazioni? Per quanto riguarda il Governo, invece, non nutrirei le stesse speranze.

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