mercoledì 4 giugno 2014

Smartphone equipaggiati con ologrammi HD a partire dal dal 2015

Qual è la tecnologia che più invidiavate ai film anni '80? Vi ricordate il MOE (Medico Olografico d’Emergenza) presente in Star Trek? Non è l'unico esempio emblematico di questa meravigliosa tecnologia.


I primi ologrammi risalgono alla metà del 1800 e venivano generati sfruttando le proprietà di riflessione di specchi sistemati in punti strategici per generare un'illusione ottica tridimensionale. Una strategia del genere è stata utilizzata nel corso dell'edizione 2012 di Coachella (festival indie-rock statunitense), per generare l'immagine di Tupac, rapper morto nel '96 in circostanze misteriose, in concomitanza con la morte del collega Notorious B.I.G.

E' evidente, però, che la tecnologia olografica non rimarrà relegata ai ricordi d'infanzia, infatti fu riportata in auge in un passato decisamente più recente: parliamo infatti delle cerimonie d'apertura e chiusura delle Olimpiadi di Londra.

Ovviamente il budget a disposizione di un comitato olimpico è tutt'altro che contenuto, eppure in queste ore sta circolando una voce davvero suggestiva. A colmare il gap tecnologico e superare i vincoli economici, potrebbe essere Ostendo Technologies, una piccola startup di Carlsbad (California), che si è posta l'obiettivo di rivoluzionare il concetto di display su smartphone e tablet, introducendo la tecnologia olografica nei nostri fedeli compagni di viaggio.


La società ha trascorso gli ultimi nove anni sviluppando tacitamente una serie di micro proiettori in grado di trasmettere video e immagini tridimensionali senza l'ausilio di accessori esterni o visori particolari. Si tratta di una funzionalità già mostrata da altre compagnie, ma esclusivamente con l'ausilio di strumentazione voluminosa a corredo di un sistema di specchi.

Al contrario, i proiettori di Ostendo hanno le dimensioni di una "Tic Tac", come scrive il Wall Street Journal, e vengono alimentati da un chip che permette di controllare il colore, la luminosità e l'angolo di ogni fascio di luce.

Grazie alle caratteristiche esclusive della soluzione pensata dalla startup californiana, non è impensabile l'arrivo della tecnologia sugli smartphone.

Il sistema è in grado di proiettare un contenuto video su una superficie di 48" di diagonale, mentre utilizzando più chip in parallelo sarà possibile formare immagini parecchio più grandi e complesse.

Una prima versione del chip in grado di proiettare esclusivamente video in 2D potrebbe essere già disponibile il prossimo anno, mentre l'iterazione successiva, prevista in un periodo non troppo lontano, sarà quella in grado ricreare ologrammi, almeno in base alle parole del fondatore di Ostendo, Hussein S. El-Ghoroury.

Alla base dell'invenzione della società troviamo il Quantum Photonic Imager di Ostendo, ovvero un processore di immagini con un wafer che contiene micro-LED, collegati ad un software che gestisce i due elementi in modo da produrre le immagini finite. Il WSJ ha già avuto modo di provare le tecnologie di Ostendo, scrivendo:

Le immagini e il movimento appariva coerente, indipendentemente dalla posizione dello spettatore.

A detta di Ramesh Raskar del MIT, il vantaggio di Ostendo rispetto alle altre tecnologie tridimensionali è dato dalla possibilità di gestire un elevato numero di pixel per ogni singolo pollice. I chip della startup californiana permettono di calcolare circa 5.000 punti per pollice, cifra ampiamente più elevata rispetto alle migliori tecnologie attualmente disponibili su smartphone, che si attestano intorno ai 500PPI.

Cosa accadrebbe, pertanto, se le tecnologie di Ostendo divenissero realtà nelle tempistiche previste? El-Ghoroury prevede che la relazione fra utenti e tecnologia potrebbe cambiare radicalmente, con opportunità per i vari produttori paragonabili a quanto avvenuto con l'avvento del primo iPhone.

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