giovedì 24 luglio 2014

Putin firma la legge anti Facebook e Twitter

Dopo le strategie governative adottate dal governo russo nei mesi scorsi, il Primo Ministro russo ha compiuto l'ennesimo passo, nella direzione della chiusura nei confronti degli Stati Uniti.


Le nuove norme daranno il diritto alle autorità del Paese di bloccare tutti i servizi non conformi, e fanno pensare ad una potenziale ondata di censura su internet nel prossimo futuro.

Vladimir Putin, infatti, ha siglato la controversa legge che vieta il salvataggio di dati appartenenti a utenti russi in server che non risiedono nello stesso stato. Questo significa che il Cremlino chiude le porte in faccia a Facebook, Twitter, e ai social network non locali.

Il tutto ha avuto luogo martedì, quando è passata una legge che bandisce le proteste di strada reiterate nel corso del tempo, mentre mercoledì il Roskomnadzor, regolatore per le telecomunicazioni russo, ha chiarito un requisito per una normativa anti-anonimato per i blogger nazionali, che hanno l'obbligo di rivelare la propria identità su richiesta del governo. La legge entrerà in vigore in agosto.

Il governo russo non è mai stato particolarmente indulgente con i blog nazionali, soprattutto quelli dei cittadini dissidenti. Sono passati solamente pochi mesi dalla chiusura della pagina web di Alexei Navalny, e non sono sicuramente pochi i casi analoghi, come abbiamo scritto sul nostro blog. La nuova legge sullo storage dei dati personali è stata apparentemente sviluppata per proteggere i cittadini russi dagli hacker stranieri, con la promessa di migliorare le misure di sicurezza dei data-center nazionali e crittografare tutti i dati dei cittadini con algoritmi noti solamente alla Russia.

Tuttavia, le finalità potenzialmente distruttive di una legge simile sono sotto gli occhi di tutti. Il Roskomnadzor (ovvero l'agenzia incaricata di stilare la lista nera) avrà il potere di applicare le ordinanze del tribunale per "limitare l'accesso alle informazioni che vengono gestite contravvenendo alla legge sulla protezione dei dati personali".

Ecco perché, aziende come Facebook o Twitter che non dispongono di server in Russia, potrebbero venire chiamate in tribunale per rispondere di queste incontrovertibili accuse.

Questa "guerra elettronica" potrebbe non finire mai. La Russia fa terra bruciata attorno a sé, ma chi ci perderà veramente? Chi darà voce ai cittadini sovietici? Ops, lapsus freudiano.

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