lunedì 21 luglio 2014

BitLicense: da New York la ricetta per regolamentare i BitCoin

BitCoin sì o BitCoin no? Il dibattito continua e, mentre la moralità di certe persone sembra essere stata toccata, per via della potenziale implementazione nelle logiche losche del deep web, a New York le cose potrebbero cambiare.


Infatti, a circa un anno dall'avvio di un'inchiesta, il dipartimento dei servizi finanziari della Grande Mela (Department of Financial Services) ha rilasciato una copia della documentazione che include la proposta di "codici, norme e regolamentazioni" per le compagnie che comprano e vendono BitCoin e altre valute virtuali.

Dopo l'introduzione del primo bancomat per BitCoin nello stato del Canada, la prospettiva di prosperità si era interrotta più e più volte: dapprima l'attacco cracker ed il conseguente furto di Bitcoin per un valore di 1 milione di $ e successivamente, all'inizio di quest'anno, il fallimento di Mt Gox (la BitCoin exchange con sede a Tokyo). Ricordiamo che la compagnia nipponica è collassata a causa delle mancate coperture per tutelare i depositi dei clienti.
Ormai, tutto questo ce lo siamo lasciati alle spalle (o almeno si spera), e l'ascesa del conio virtuale sembra inarrestabile, infatti, alcuni analisti hanno pronosticato un incremento continuo della moneta virtuale. Destinazione? 50.000 $ per Bitcoin! O almeno così pare. 

Ecco perché, a New York hanno pensato bene di non ostacolare il suo percorso naturale, rischiando così di esserne travolti, ma hanno cercato di fruttarne a pieno le potenzialità. Da qui la proposta di una serie di requisiti per una speciale "BitLicense", che sarà pubblicata il 23 luglio nel Registro dello Stato di New York.

Le regole proposte si applicano a quelle realtà che vendono, comprano, trasferiscono, conservano o mantengono la custodia o il controllo dei BitCoin dei clienti, così come le compagnie che cambiano valuta reale in valuta virtuale su mandato dei commercianti. Le regole si applicano inoltre alle compagnie che convertono valute virtuali in altri tipi di valute virtuali, così come a coloro i quali emettono valuta virtuale. Non sono interessati da queste regolamentazioni i miner, ovvero quelle realtà che si occupano dell'elaborazione dati.

La proposta prevede che le compagnie intenzionate ad ottenere una BitLicense debbano mantenere una riserva di valuta virtuale pari, e della stessa tipologia, a quanto depositato dai clienti. E' poi necessario mantenere un registro dei nomi e dei recapiti dei clienti, esplicitare quali siano i rischi derivanti dall'uso della valuta virtuale e segnalare episodi che facciano nascere il sospetto di truffe e frodi. Tra gli altri obblighi è inoltre necessario nominare un ufficio di compliance e un security officer.

Il pubblico potrà consultare la documentazione e avrà 45 giorni di tempo per proporre osservazioni e modifiche a loro volta, con le regole che entreranno in vigore durante il mese di settembre.

Benjamin Lawsky, superintendent del Department of Financial Services, ha osservato:

Riteniamo che il continuo riscontro da parte del pubblico sarà importante per finalizzare questo quadro normativo. Non vediamo l'ora di iniziare a revisionare le considerazioni del pubblico sulle nostre proposte.

Lo stato più alla moda degli Stati Uniti può vantare un solido impianto normativo in ambito finanziario, per via della presenza a New York della sede della borsa e delle principali realtà finanziarie della nazione. Le posizioni del DFS di norma aiutano a delineare la tendenza della politica finanziaria anche in altri Stati.

La reazione delle varie realtà che operano in BitCoin è stata nel complesso positiva. Charles Cascarilla, CEO di itBit, una compagnia di trading bitcoin di Singapore, che si è recentemente spostata a New York, ha commentato:

Abbiamo adottato ogni possibile misura per assicurare che itBit protegga i consumatori, prevenga gli abusi e offra sicurezza. La proposta di una BitLicense si allinea con i nostri standard e pratiche attuali e abbiamo tutte le intenzioni di rispettare le linee guida definitive.

BitPay, compagnia che supporta i commercianti ad accettare BitCoin, ha invece espresso qualche preoccupazione per i requisiti di sicurezza, così come per l'obbligo di notificare al DFS le transazioni che superano i 10 mila dollari in un giorno.

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