giovedì 3 aprile 2014

Garamond invece che Times New Roman? 370 mln di dollari di risparmio

Sprechi nelle amministrazioni dovuti a sperpero di denaro? Ottimizzazioni di realtà da parte di manager poco in gamba? Noi ci lamentiamo di sprechi evidenti dovuti all'imperizia degli operatori di settore.


Un'esempio di quanto può essere sottile la via del risparmio, però, ci arriva dall'amministrazione governativa statunitense. Il protagonista di questa storia è uno studente americano di 14 anni, Suvir Mirchandani che, durante una riflessione semplice (per lo meno a posteriori) ha scoperto che, cambiando il carattere di stampa sui documenti ufficiali il governo USA, si potrebbero ottenere risparmi nell'ordine dei 370 milioni di dollari l'anno. 

La storia ha fatto il giro del mondo, ripresa da siti di tutti i generi, da blog tecnologici e non.

In tempi di crisi, come quelli che stiamo attraversando noi oggi, un'osservazione così banale, potrebbe giovare alle tasche di molte amministrazioni pubbliche (e non solo). Una sorta di "spending review" insomma.

Il giovane ha prima sviluppato l'idea per la scuola di appartenenza (la Dorseyville Middle School di Pittsburgh), calcolando un ipotetico risparmio di 21 mila dollari l'anno, e poi "proposto" e poi l'ha diffusa attraverso la cassa di risonanza della Cnn, all'amministrazione Obama. Ma davvero passare dalla font Times New Roman al Garamond, questa la soluzione a cui è giunto Suvir, abbatte i consumi di inchiostro della stampante e di conseguenza i costi? Sull'argomento hanno preso parola in tanti, e c'è chi mette dietro la lavagna l'illuminato studente.

Per arrivare a formulare la sua ipotesi, Suvir ha preso in esame campioni di dispense distribuite dagli insegnanti ai propri studenti e ha analizzato le lettere usate con maggiore frequenza (E, T, A, O e R, le più comuni della lingua inglese). Poi ha verificato la frequenza con la quale ogni lettera è utilizzata mettendo a confronto quattro diversi font tipografiche: Garamond, Times New Roman, Century Gothic e Comic Sans. Infine ha misurato, avvalendosi anche di un apposito software (APFill Ink and Toner Coverage Calculator), la quantità di inchiostro usato per ogni lettera.

Garamond, inventata nel 1530 da Claude Garamont e caratterizzata da tratti più sottili rispetto agli altri caratteri, è stata eletta la font più efficiente dal punto di vista dei consumi perché richiede meno inchiostro in fase di stampa. Sottoposta la propria scoperta al Journal for Emerging Investigators, una pubblicazione creata da un gruppo di studenti di Harvard nel 2011, Suvir ha subito incassato il plauso alla propria idea ed è stato invitato a procedere con un altro caso reale, quello dei documenti governativi pubblicati online. 

Considerando i costi di stampa annuali dell'agenzia General Services Administration, 467 milioni di dollari, il calcolo del possibile risparmio per le casse di Washington è stato subito fatto: 136 milioni di dollari, con altri 234 milioni di risparmi possibili nel caso i singoli Stati dovessero cambiare font secondo "il modello Suvir".

Il modello ha diviso gli interessati: per esempio, Gary Somerset, responsabile della comunicazione del Government Printing Office e John Brownlee (attraverso un articolo pubblicato su Fast Company) si sono schierati, l'uno pro e l'altro contro la teoria di Suvir.

Alcuni, lamentano che nello studio condotto da Suvir, ci sarebbero, in estrema sintesi, elementi tecnici che non sono stati presi in considerazione, a cominciare dal fatto che il carattere Garamond è in realtà più piccolo, a parità di punto-dimensioni, rispetto al Times New Roman. Cosa significa questo? Che per certi versi è tutta una questione di punti.

Le font sono tradizionalmente misurate in "punti" e ogni punto corrisponde a 1/72esimo di un pollice. Se si stampa a 12 punti, le lettere risultanti sono quindi alte 1/6 di un pollice? Risposta che sembra scontata, ma non è così. Il parametro dei punti, adottato anche in ambito digitale, fa riferimento all'altezza del blocchetto di metallo su cui era posta la lettera in rilievo per effettuare la stampa nel sistema a caratteri mobili. Ogni lettera di un carattere tipografico occupa l'altezza della faccia orizzontale del blocchetto solo in parte o del tutto. Visto che ogni lettera ha un'altezza diversa, ecco spiegato perchè si fa riferimento al blocchetto di metallo per avere un dato omogeneo e uguale per tutta la riga di testo che si sta componendo.

Di conseguenza, stampando a 12 punti, alcuni caratteri tipografici si presentino fisicamente più piccoli di altri, e di conseguenza anche più difficili da leggere. Il Garamond, per esempio, è circa il 15 % più piccolo rispetto alla grandezza media degli altri tre caratteri presi in esami dallo studente. Ma se si riduce il corpo carattere di Times New Roman fino a una dimensione paragonabile ai caratteri Garamond a 12 punti, si ottiene più o meno lo stesso risparmio di inchiostro (nell'ordine del 24%) che ha fatto felici i responsabili della scuola di Suvir. In altre parole, non è vero in senso assoluto che la font Garamond richiede meno inchiostro per stampare; semplicemente le lettere riprodotte su carta con questo carattere sono (alla stessa altezza del blocchetto) più piccole.

Il calcolo dei costi di stampa 
C'è infine un ultimo appunto che viene mosso a Suvir. Ed è di natura contabile. Perché, si chiedono gli esperti, prendere in considerazione il prezzo di mercato di una cartuccia di inchiostro (di una stampante Hp) come riferimento per il calcolo dei costi di stampa quando è noto che le agenzie governative hanno contratti di fornitura basati sulle pagine stampate e non sulla quantità di inchiostro utilizzato? E perché non è stato considerato il fatto che molti uffici sono dotati di stampanti laser, e cioè macchine che utilizzano toner molto più economici delle cartucce delle ink jet, e che molti documenti ufficiali sono prodotti in centri che utilizzano tecnologie e inchiostri acquistati all'ingrosso a prezzi molto concorrenziali?

Ha senso cambiare strategia di stampa nel caso specifico delle agenzie governative statunitensi? Cercando di arrivare a una conclusione logica e comprensibile delle due tesi, si può dire che l'idea di utilizzare meno inchiostro è sicuramente percorribile per contenere i costi di stampa ma non è una questione di carattere tipografico. Lasciare Times New Roman per passare a Garamond non è quindi la soluzione al problema perché, a parità delle dimensioni del corpo carattere, si renderebbe meno leggibile lo stampato. 

Impiegare un carattere più sottile per tagliare i consumi, insomma, non deve e non può pregiudicare la leggibilità dei documenti. E di conseguenza tutto il possibile saving sui costi (e sui consumi di cartucce) ipotizzato da Suvir in realtà non sembra percorribile, se non in minima parte.

Ciò che si vuole evidenziare, quindi, è la leggerezza con cui Suvir sarebbe arrivato a tale conclusione. Sarà pure una considerazione di un ragazzo quattordicenne, eppure il punto è chiaro, con una semplice scelta di un carattere tipografico si riescono a risparmiare nell'arco di un anno circa 370 milioni di dollari, sacrificando peraltro in minima parte la leggibilità del documento. Chi è il superficiale? 

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