martedì 15 aprile 2014

FaceBank: il nuovo business di Facebook

Pensate che l'era di Facebook sia giunta già da tempo all'apice della propria parabola evolutiva? Beh è quello che ci ripetiamo da molto tempo.


Quando lo stallo iniziava ad essere davvero "ingombrante", il co-fondatore della Società Mark Zuckerberg, ha deciso di giocare una nuova carta: ecco che dalla manica di Zuck spunta l'asso. Parliamo del settore dei servizi finanziari: Facebook diventa banca!

Ripercorrendo gli ultimi mesi, ricordiamo l'inanellamento di una serie di acquisizioni a dir poco rilevanti: WhattsApp (19 miliardi di dollari), Instagram (1 miliardo di dollari) e in ultima istanza Oculus.

Se pensavate che la realtà virtuale fosse la prossima frontiera del business di Zuck, lo avete sottovalutato: nel mirino di Facebook, infatti, ci sono i servizi finanziari.

Lo riporta il Financial Times, che spiega come manchino "poche settimane" prima che il social network ottenga l'autorizzazione dall'Irlanda per il via libera ad offrire il servizio di deposito virtuale del denaro. I profili diventerebbero cioè una sorta di portafoglio elettronico. Attraverso la rete si potrebbero poi scambiare flussi di credito, in una specie di Money Transfer social, o fare pagamenti diretti.

Per questo la società statunitense starebbe discutendo potenziali collaborazioni con almeno tre start up londinesi (TransferWise, Moni Technologies e Azimo) che offrono servizi internazionali di trasferimento denaro online e via smartphone. Per quest'ultima, Facebook avrebbe messo sul piatto 10 milioni di dollari per ingaggiarne il co-fondatore come direttore dello sviluppo del prodotto.

Ovviamente la Società non ha commentato i rumors, anche se nel passato di Fb c'è già stato un tentativo del genere (stroncato in malo modo) con i crediti virtuali. Del resto, il successo iniziale dei BitCoin è stato fatto oggetto di speculazioni malevole (vedi implicazioni nel Deep Web) e ha messo in luce le problematiche legate al furto e all'attacco dei carcker. A parte le difficoltà di gestione, però, l'idea di una valuta virtuale è potenzialmente vincente e Facebook non vuole perdere il treno.

L'altro elemento chiave insito nella pubblicazione dal Financial Times, pare il contesto nel quale si vuole sviluppare l'idea. Nell'articolo, infatti, si parla chiaramente della strategia secondo cui Facebook "Vuole diventare una utility nei Paesi emergenti", e in quest'ottica le rimesse, cioè i flussi di denaro dagli emigrati verso la madrepatria, sono la leva che permetterà di entrare nel mercato finanziario di quei territori.

E' notizia di poco tempo fa che in India, ad esempio, Facebook conti più di 100 milioni di clienti; ciò dà la dimensione del business possibile. Dalla sola Italia, per intendersi, ogni anno partono più di 7 miliardi verso i Paesi d'origine dei migranti.

La mossa verso la "FaceBank" è anche una risposta ai tentativi di Tencent e Alibaba, ma anche di Google e delle compagnie telefoniche come Vodafone, di spingere sulle piattaforme per i pagamenti in mobilità. L'anno scorso, soprattutto in relazione ai giochini online, Facebook è già stata in grado di gestire 2,1 miliardi di dollari di transazioni e si è garantita una fetta del 30% di commissioni su quella cifra. Il business dei pagamenti pesa per il 10% dei ricavi della società di Menlo Park. 

Secondo la società di analisi Ovum, specializzata nel digitale, Facebook era data per attiva nel settore dei pagamenti mobili e la sua "attenzione sui trasferimenti di denaro ha un senso" in quest'ottica. Per gli analisti "la base di utenti di Facebook nei mercati emergenti sta crescendo rapidamente (circa 200 milioni in Asia nel solo quarto trimestre 2013)", ma per quanto riguarda i pagamenti mobili e i servizi finanziari "Facebook avrà il suo bel da fare: la sfida più grande sarà la fiducia dei consumatori".

Per Ovum solo l'1% dei consumatori si fida dei social network come gestori di denaro virtuale, contro il 43% nei confronti delle banche e il 13% verso le carte di credito. Vincere questa sfida d'immagine sarà il prossimo passo necessario a Zuckerberg per fare una nuova rivoluzione.

Onestamente il timore di veder violato il proprio account, non è poi così infondato, basti vedere quel che è successo in questi anni. Infatti, anche il blasonato social network, per sua stessa ammissione, è stato uno dei tanti siti attaccati da Heartbleed, il bug scoperto nella libreria crittografica open-source OpenSSL.

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