venerdì 28 novembre 2014

Google sotto osservazione del Parlamento Europeo

Anche se in modo tardivo e, soprattutto, malgrado non sia vincolante, una recente assemblea, tenutasi al Parlamento Europeo, ha votato una mozione riguardante Google e i propri servizi, offerti in abbinamento a quelli di motore di ricerca, ottenendo il consenso di 384 eurodeputati (174 voti contrari e 56 astenuti).


L'UE ritiene sospetto il comportamento di Google, in quest'ultima è, prima di tutto, un motore di ricerca, anzi il re dei motori di ricerca, come testimonia il ranking dei siti più visitati al mondo in cui si piazza al primo posto fisso da anni.

Google è ovviamente anche molto altro, a cominciare dai servizi commerciali offerti a utenti e aziende, dove a tutti gli effetti Google guadagna soldi.

Allo stato attuale delle cose, ricerche web e servizi a pagamento sono in diversi modi collegati fra loro, perché è possibile, per esempio, acquistare una posizione migliore nelle SERP (Search Engine Results Page, ovvero i risultati ottenuti). Si tratta di un esempio molto semplicistico, ma il punto sta nella coesistenza di quello che è un servizio di ricerca puro e semplice a cui l'internauta si rivolge e i risultati che possono essere per certi versi contrari alla libera concorrenza.

La mozione non vincolante è di fatto un messaggio che il Parlamento Europeo manda alla Commissione Europea, quasi a dire:

che ne dici di indagare un po' su Google per capire se si muove nell'ambito del lecito sotto il profilo antitrust?

Sempre nella mozione non si nasconde l'intenzione di proporre a Google una separazione netta dello scenario di ricerca da quello commerciale, che però è di fatto il core business di Google.

Il punto quindi sarà capire se la Commissione Europea riterrà inopportuna o meno la coesistenza dei servizi a pagamento con quello delle ricerche, considerando il fatto che Google detiene a tutti gli effetti una posizione di enorme potere rispetto a qualsiasi altro motore di ricerca.

Servirà capire inoltre se il ranking a pagamento può nuocere e in che misura alle aziende che per diversi motivi non pagano per essere lì nella lista, ma stiamo ovviamente sconfinando nello spinoso scontro fra UE e USA.

Ciò che negli USA è libero mercato, anche molto aggressivo, si è talvolta rivelato eccessivo per gli standard europei, che hanno chiesto di volta in volta un adeguamento del comportamento da tenere nel Vecchio Continente.

Fino ad ora, quindi, Google è e rimane quella di sempre, ma occorrerà tenere d'occhio il problema nei mesi a seguire poiché la Commissione Europea, tirata per la manica dal Parlamento Europeo, una risposta dovrà darla di sicuro.

A volte smuovere le acque non serve a nulla, altre invece, porta alla luce vicende non proprio limpide  (vero Intel e Microsoft?).

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