mercoledì 26 novembre 2014

3 miliardi di utenti connessi ad internet: quali le prospettive?

Ecco l'ennesima notizia che mette in luce l'arretratezza tecnologica del nostro Paese. Questa volta, però, riguarda la popolazione italiana e non lo Stato, restio all'innovazione nazionale.


L'International Telecommunications Union (ITU) ha, infatti, rilasciato il Measuring the Information Society Report, nel tentativo di analizzare il fenomeno internet nei vari paesi del mondo, valutandone la crescita, il declino e la capacità di penetrazione che ha in una determinata regione.

Risultato? E' emerso che, al mondo, sono circa 3 miliardi gli utenti interconnessi, con un uso della Rete che è cresciuto di circa il 6,6% nell'anno in corso. I paesi industrializzati guidano la crescita con l'8,7%, che viene leggermente influenzata dai valori a rilento dei paesi in via di sviluppo, quantificabile nel 3,3%.

ITU ha rilevato che gli abbonamenti di servizi di telefonia fissa sono in declino in tutto il mondo, con una penetrazione in calo del 2% nel corso del 2014, con un valore stimato di 1,1 miliardi di utenti registrati con contratti di telefonia fissa. In calo la crescita della penetrazione degli abbonamenti mobile: nel 2014 è quantificabile nel 2,6%, il valore più basso degli ultimi dieci anni, ma non si tratta di un dato negativo.

Nei paesi industrializzati la penetrazione degli abbonamenti mobile è di circa il 121%, con la possibilità di sfiorare i 7 miliardi di abbonamenti attivi in tutto il mondo entro la fine dell'anno. Si tratta, pertanto, di un mercato ormai saturo, che non permette molti margini di crescita nei paesi più ricchi.

Il rapporto ITU, che potete trovare nella sua interezza in questa pagina, considera vari aspetti che vengono racchiusi in un punteggio globale, definito IDI (ICT Development Index), una sorta di benchmark volto ad indicare un valore di sviluppo dell'Information and Communication Technology (ICT) nelle varie regioni del mondo.

Il punteggio finale (IDI) viene stabilito sulla base di 11 categorie di valutazione, suddivise in 3 rami principali:

  • ICT Access, che valuta la penetrazione delle tecnologie su un numero specifico di utenti;
  • ICT Use, che valuta l'utilizzo reale delle tecnologie;
  • ICT Skills.

Il suo obiettivo è quello di dare una misura attendibile del livello e dell'evoluzione nel tempo delle tecnologie ITC in una determinata regione del mondo e valutare lo sviluppo delle tecnologie nei paesi industrializzati e in via di sviluppo e individuare come la loro evoluzione possa riuscire a migliorare la crescita e lo sviluppo.

I dati dell'ultimo rapporto non sono molto confortanti per l'Italia, che resta nella trentaseiesima posizione, la stessa dell'anno scorso. Il nostro IDI è in crescita, è vero, ma ci troviamo ancora in svantaggio rispetto a paesi come Lettonia, Qatar, Barbados, senza dover andare a scomodare Svizzera, Germania o Regno Unito, in posizioni ben più elevate nella classifica. In prima posizione troviamo la Danimarca, che nel 2013 ha superato la Corea del Sud, ed è proprio l'Europa il continente che vanta un valore più elevato.

Tra i paesi UE, tuttavia, l'Italia è fra le ultime posizioni, riuscendo ad anticipare solamente Croazia, Grecia, Lituania, Repubblica Ceca, Portogallo, Polonia e Slovacchia. Gli Stati Uniti occupano invece la quattordicesima posizione, con dati anch'essi stazionari rispetto a quelli dell'anno precedente.

In base ai dati dell'ITU, sono 4,3 miliardi i potenziali utenti che non hanno ancora accesso ad internet (sia su reti fisse che mobile), fra cui il 90% residente in paesi in via di sviluppo. Un buco che i colossi dell'informatica e della tecnologia vogliono coprire a tutti i costi.

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