martedì 20 marzo 2012

Le App con pubblicità? Più economiche ma consumano più batteria

Gli utenti proprietari di smartphone avranno notato che la batteria è spesso e volentieri un punto debole per questi rivoluzionari congegni elettronici. Solo i più attenti però avranno notato che l'utilizzo di App che includono pubblicità, ne riduce ulteriormente la durata. Questo è trasversalmente applicabile dato che ormai sia Apple, sia Android che il neonato Windows Phone fanno uso di tale tecnologia.


Infatti, uno studio della Purdue University (QUI il pdf della ricerca) in collaborazione con Microsoft ha svelato che fino al 75% dell’energia assorbita dalle versioni gratuite delle app Android viene consumata esclusivamente per i servizi legati alla pubblicità. 

La ricerca parte da presupposti molto interessanti, e sembra dimostrare la convenienza dell’acquisto delle app, soprattutto nel caso di un uso massiccio:
Abhinav Pathak, un ricercatore informatico presso la Purdue University dell’Indiana, e i suoi colleghi hanno fatto la scoperta dopo aver sviluppato un software per analizzare l’uso dell’energia da parte delle app. Quando hanno volto la propria attenzione verso titoli popolari come Angry Birds, Free Chess ed il NYTimes, hanno scoperto che solo il 10-30% dell’energia veniva speso per far funzionare l’app.
Per esempio, in Angry Birds solo il 20% viene usato per visualizzare e far girare il gioco, mentre il 45% viene speso per rilevare e trasmettere la posizione dell’utente col GPS, e poi per scaricare gli spot mirati attraverso la connessione 3G.
Il che in pratica significa che, preferendo la versione free all’omologa a pagamento, il prezzo dell’app lo scontiamo in termini di autonomia del dispositivo. E questa è una verità che probabilmente riguarda anche il resto di noi, sebbene non possiamo averne ancora una certezza matematica: gli esperimenti sono in effetti stati condotti solo su Android e presto su Windows Phone.

Le deduzioni del team di Pathak, ad ogni modo, confermano che gran parte dello spreco deriva dai bug nelle app (per esempio in Facebook o nel client mail nativo di Android) ma soprattutto dalla scarsa ottimizzazione raggiunta dagli sviluppatori e dagli studi pubblicitari. La morale, insomma, è chiara: se un’app ha un costo ragionevole e viene avviata più volte al giorno, forse conviene comprarla, tutto sommato.

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