mercoledì 18 febbraio 2015

HTTP 2.0 nel 2016?

Avete mai fatto caso al'incipit dell'Uniform Resource Locator (URL)? Ebbene parliamo del protocollo HTTP, ovvero una parte fondamentale di internet.


Si tratta appunto del protocollo principale utilizzato sul web per la trasmissione di dati all'interno di un'architettura client-server.

Innanzitutto, per chi non lo sapesse ancora, è l'acronimo di HyperText Transfer Protocol, secondo poi, vi sarete accorti, che dalla nascita di internet, ovvero dal 1991 con l'abbandono di ARPANET e la creazione dei primi siti internet, per come li conosciamo oggi (o quasi), la major release disponibile al pubblico non è mai cambiata, ovvero HTTP/1.0 (quella progettata da Tim Berners-Lee per intenderci). 

Mark Nottingham, presidente di IETF HTTP Working Group, ha annunciato oggi che la nuova versione del protocollo è stata finalizzata ed inviata all'RFC Editor per una revisione conclusiva. Si tratta dell'ultimo step perché l'HTML/2, su cui si è al lavoro ormai da anni, diventi realtà e venga diffuso come standard del web. Un epilogo che si prevede però lungo, e potrebbe richiedere mesi o addirittura anni per essere portato a pieno compimento.

Si tratta della prima revisione corposa del protocollo da sedici anni. HTTP/1.1 è stato adottato nel 1997, e ha ricevuto le ultime rilevanti modifiche nel 1999. Sviluppato da IETF HTTP Working Group, il nuovo standard ha come base SPDY, versione custom, già utilizzata su alcuni siti come Facebook, del protocollo sviluppata da Google per rendere più efficiente il trasferimento dei dati e sovraccaricare meno i server durante il caricamento delle pagine web.

HTTP/2 si baserà, inoltre, sulle stesse API che già conoscono e usano gli sviluppatori del web, ma in più offrirà feature esclusive, a cui questi possono attingere. Fino ad oggi, ad esempio, bisognava adottare alcune tecniche di ottimizzazione per impedire alla pagina di effettuare troppe richieste HTTP.

Il nuovo protocollo permetterà invece l'esecuzione di un numero superiore di richieste contemporanee (attraverso una tecnica chiamata multiplexing), senza che queste blocchino il caricamento degli elementi della pagina.

HTTP/2 effettua un numero di connessioni inferiore rispetto alle tecnologie attuali, fattore che si traduce con un carico minore richiesto ai server e alle reti per il caricamento dei dati. Il nuovo protocollo supporta TLS, ma non obbligherà all'implementazione del layer di crittografia.

HTTP/2 nasce naturalmente con le nuove esigenze della internet di oggi, in cui la sicurezza è uno degli aspetti fondamentali della navigazione sul web.

Originariamente avrebbe dovuto integrare TLS nativamente, ma poi si è scelto di non appesantire il protocollo con nuovi standard. Si tratta in realtà di un non problema, secondo Nottingham, che fa notare che l'efficienza e la velocità in più garantite da HTTP/2 consentiranno una più efficace installazione di varie tecniche di crittografia dei dati, fra cui TLS.

Chrome e Firefox, inoltre, hanno già dichiarato che non supporteranno HTTP/2 in assenza della compatibilità con TLS, elemento che costringerà gli sviluppatori ad implementare la tecnologia di cifratura se non vorranno lasciare scoperta l'ampia fetta di pubblico che utilizza i due celebri browser.

Una mossa indubbiamente sagace, con l'obiettivo di rendere internet più veloce da una parte, e più sicura dall'altra.

Non vediamo l'ora di provare l'effetto che fa...

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