giovedì 9 maggio 2013

L’efficenza delle celle fotovoltaiche moltiplicata da un chip

Si chiama PETE (Photon Enhanced Thermionic Emission) e aumenta l’efficienza degli impianti termodinamici, riducendo i costi.


La tecnologia è stata messa a punto tre anni fa da ricercatori di Stanford per catturare e sfruttare la luce e il calore in un dispositivo solare. Dal 2010 a oggi gli scienziati sono riusciti a migliorare Pete.

Nicholas Melosh, professore associato di scienza dei materiali e ingegneria a Stanford ha spiegato:

Si tratta di un passo importante verso la realizzazione di dispositivi pratici e basati sulla tecnica per sfruttare luce e calore solare

Le celle fotovoltaiche convenzionali utilizzano solo una porzione di lunghezze d’onda dello spettro solare per generare energia elettrica. PETE, invece, impiega uno speciale chip di semiconduttori per produrre elettricità utilizzando l’intero spettro solare, comprese le lunghezze d’onda dei raggi infrarossi. I ricercatori sono convinti che si possa integrare "ai grandi impianti solari a concentrazione, come i progetti multi-megawatt in programma nel deserto del Mojave in California". Lì, spiegano, il chip aiuterebbe ad aumentare la loro produzione elettrica anche del 50%.


Per raggiungere questi risultati la squadra di Melosh ha sostituito il silicio con il nitruro di gallio e ha aggiunto un secondo strato metallico a base di cesio, per aumentare ulteriormente la produzione di elettroni attraverso un meccanismo conosciuto come effetto termoionico.

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