sabato 5 dicembre 2015

Big data: 500 Società nel mondo e 33 in Italia

Internet moltiplica le possibilità di registrare, raccogliere ed elaborare enormi quantità di dati e questo fornisce gli elementi alle Società che posseggono le informazione la possibilità di misurare gli esseri umani.


Sono 20 anni che si parla di dare un senso a tutti quei dati che ogni giorno vengono raccolti e, grazie al digitale, i segnali ricevuti dalle apparecchiature elettroniche di largo consumo, possono essere raccolti, ma soprattutto interpretati e valorizzati.

Quando nacque l'idea di data mining, all’inizio degli anni Ottanta, anche per i manager più ancorati al passato fu chiaro che nei dati "nascosti" nei sistemi aziendali c'era conoscenza, non sfruttata e di valore. Il colpo di grazia è arrivato con la possibilità di accedere facilmente a fonti esterne. 

Parliamo di social media, archivi pubblicati sul web, open data della pubblica amministrazione, i database statistici. La possibilità di accedere a nuove informazioni e la capacità di calcolo hanno permesso di studiare algoritmi in grado di prevedere fenomi complesse, dal diffondersi delle epidemie ai cambiamenti del mercato. Il tutto in tempo reale. Per una volta le chiavi di questa nuovo strumento non sono esclusivo appannaggio dei grandi provider di tecnologia. Esistono anche startup dei Big data.

A dire il vero sono poche. In tutto il mondo se ne contano meno di 500, e hanno ricevuto finanziamenti da investitori istituzionali dal 2012 ad oggi per un totale di 14,48 miliardi di dollari.

In Italia una recente indagine ne ha individuato soltanto 33, il 58% delle quali fondate dal 2013 ad oggi. Una nicchia ma su cui vale la pena puntare. A scommettere sui piccoli dei grandi dati sono i big.

Le aziende che vogliono trarre vantaggio dal cloud, dal mobile e dai Big Data, ha dichiarato Alan Boehme, Cto di Coca-Cola, devono preferire le startup alle Big dell’It.

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