mercoledì 18 dicembre 2013

Web Tax: ieri e oggi

Questo tema corre sul filo di due macro-argomenti che infiammano gli animi degli italiani: si tratta appunto dii tecnologia e politica: parliamo di Web Tax. 


Anche il neo-segretario del Pd, Matteo Renzi, in merito alla prima versione dell'emendamento approvato in commissione alla Camera nella serata di Venerdì, durante il confronto via twitter con gli elettori, si è espresso a proposito.

La commissione Bilancio della Camera ha nella notte dato via libera definitivo alla legge di stabilità, attesa ora al vaglio dell'aula nella quale verrà esaminata a partire dal pomeriggio per il voto di approvazione finale. La formulazione dei giorni scorsi, a cui si alludeva ad inizio post, è stata riformulata tenendo conto delle varie critiche emerse.
Nello specifico, questo quanto recita l'emendamento all'articolo 17-bis, prima della revisione:

  1. I soggetti passivi che intendano acquistare servizi online, sia come commercio elettronico diretto che indiretto, anche attraverso centri media e operatori terzi, sono obbligati ad acquistarli da soggetti titolari di una partita IVA italiana.
  2. Gli spazi pubblicitari online e i link sponsorizzati che appaiono nelle pagine dei risultati dei motori di ricerca (altrimenti detti servizi di search advertising), visualizzabili sul territorio italiano durante la visita di un sito o la fruizione di un servizio online attraverso rete fissa o rete e dispositivi mobile, devono essere acquistati esclusivamente attraverso soggetti (editori, concessionarie pubblicitarie, motori di ricerca o altro operatore pubblicitario) titolari di partita IVA italiana. La disposizione si applica anche nel caso in cui l'operazione di compravendita sia stata effettuata mediante centri media, operatori terzi e soggetti inserzionisti.
  3. Il regolamento finanziario, ovvero il pagamento, degli acquisti di servizi e campagne pubblicitarie online deve essere effettuato dal soggetto che ha acquistato servizi o campagne pubblicitarie online esclusivamente tramite lo strumento del bonifico bancario o postale, ovvero con altri strumenti di pagamento idonei a consentire la piena tracciabilità delle operazioni ed a veicolare la partita IVA del beneficiario.

Questa norma obbligava versione tutti i soggetti che operano nel settore del commercio elettronico diretto o indiretto ad utilizzare una partita IVA italiana; stesso obbligo era previsto per coloro che operano nel settore della pubblicità via web.

La nuova formulazione richiede partita IVA nazionale solo per le transazioni pubblicitarie online ma abbandona l'obbligo per coloro che utilizzano canali di commercio elettronico per la vendita ad aziende italiane. Rimane ovviamente aperta la questione di come poter procedere ad una corretta tassazione delle vendite di beni acquistati da aziende e professionisti italiani via commercio elettronico, con venditori aziende multinazionali che sono presenti con filiali in Europa ma non vendono direttamente con partita IVA italiana.

Si tratta, come ampiamente discusso in questi giorni, di una questione importante in quanto mira ad evitare una forma di "elusione fiscale legalizzata" che utilizzando norme e leggi in vigore, quindi operando formalmente nella piena legalità, crea un danno diretto all'erario che non può beneficiare ai fini fiscali dei volumi di vendite e di ricavi generati da transazioni online con aziende nazionali.

Una decisione in questa direzione è attesa a livello comunitario, visto che assieme all'Italia sono molti altri gli stati europei che si trovano ad affrontare questa problematica. Ipotizzabile quindi che nel corso del prossimo anno possa venir data una risposta diretta e per quanto possibile univocamente applicabile in ogni stato dell'Unione Europea.

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