giovedì 1 dicembre 2011

Atari rinasce dalle proprie ceneri

Fondata nel 1972 da Nolan Bushnell e Ted Dabney, Atari ha ricoperto un ruolo centrale nella storia dei videogiochi. Principalmente per avere creato alcuni dei brand più conosciuti degli anni '70 e '80 come Centipede, Breakout, Missile Command e Pong, ma anche per aver prodotto Atari 2600, che era sostanzialmente sinonimo di console nei primi anni '80.


Nel 1983, tuttavia, ha riscontrato i primi problemi economici, in concomitanza con la prima crisi dell'industria dei videogiochi e il suo sostanziale cambiamento. L'incapacità di adattarsi ai nuovi standard qualitativi e alle nuove strategie dei competitor aveva gettato Atari in una crisi che si è poi protratta fino ai giorni nostri. Nel corso degli anni è stata controllata da Warner Communications, Hasbro e, infine, da Infogrames. Quest'ultima l'ha acquisita interamente nel maggio del 2008, ma era già proprietaria della maggioranza della società, per undici milioni di dollari.

Il marchio Atari tuttavia possiede alcuni dei brand più popolari della storia dei videogiochi. Titoli che la gente è disposta a giocare e rigiocare, oggi soprattutto in ambito mobile. Attualmente, la società è composta da 65 impiegati e ha sedi a New York e in Francia. Oggi opera in maniera sensibilmente differente rispetto al passato, quando era leader dell'industria, ma continua a concentrarsi sui propri preziosi brand.

Ora però pare che Atari abbia trovato il suo posto nel mondo (dei videogames) insinuandosi nel settore mobile, che ben si sposa con il tipo di videogiochi facenti parte del proprio portfolio. La compagnia ha infatti lanciato la sua collezione Greatest Hits per iOS nello scorso aprile, con 18 rivisitazioni dei classici Atari. Nella prima parte di questo mese, inoltre, la stessa collezione è stata proposta in formato Android. Due settimane fa, poi, Atari ha portato la nuova versione di Asteroids, già presente su Android, anche su iOS.

L'8 dicembre sarà un'altra data importante nel percorso che sta guidando Atari verso il mobile perché lancerà Breakout: Boost, una nuova versione del classico arcade del 1976, su iOS. Il gioco includerà i tradizionali cinque livelli in cui si devono spezzare i mattoncini, con ulteriori 200 livelli inediti acquistabili tramite micro-transazioni in-app.

Breakout avrà anche nuove caratteristiche di controllo che, tra le altre cose, consentiranno ai giocatori di incrementare la velocità per avere un livello di difficoltà più sostenuto. Ci saranno nuovi power-up, upgrade per i proiettili, diverse varietà di mattoncini, la possibilità di salvare i progressi e l'integrazione con OpenFeint e Game Center.


Per sostenere la nuova strategia, Atari ha rivisto alcune posizioni dirigenziali, assumendo nuovo personale. Tra le nuove assunzioni troviamo Gui Karyo, un veterano dell'industria dei videogiochi che ha già lavorato per Mindspark, Majesco e Marvel, e che occuperà la posizione di EVP of Development & Operations.

L'esperienza nello sviluppo di videogiochi social e i processi di rinnovamento aziendale permetteranno ad Atari di trovare nuovi modelli di business incentrati sui giochi freemium e sulle micro-transazioni. Certo il gap da colmare con le aziende leader del settore è enorme, non solo dal punto di vista del marketing ma anche dell'esperienza del personale. Atari sta assumendo nuovi sviluppatori esperti del settore e, stando a quanto ha fatto sapere il suo CEO, sta valutando nuove opportunità per coinvolgere la community di sviluppatori sulla modernizzazione dei classici giochi che fanno parte del suo portfolio.

Tuttavia, l'inserimento nel settore di alcuni colossi come Electronic Arts insegna che riproporre dei giochi già disponibili su altri formati in chiave social e mobile non è sufficiente. Nonostante gli ingenti investimenti, vedi l'acquisizione di PopCap per 750 milioni di dollari, EA non riesce ancora a colmare il gap con Zynga. Quest'ultima, infatti, è in grado di produrre continuamente giochi innovativi, sostenuti da idee brillanti per il settore in cui agisce. Atari ha dunque bisogno, parallelamente alla riproposizione dei vecchi classici, di trovare delle strategie innovative.

Se si guardano i risultati finanziari si trova un'ulteriore conferma della convenienza dei nuovi modelli di business. Le vendite digitali, infatti, costituiscono il 63,6% del totale delle vendite di Atari, mentre nella prima parte dell'anno scorso questo valore era fermo al 20,1%. Le digital revenue erano infatti di 6,3 milioni di dollari l'anno scorso, mentre adesso raggiungono i 10,5 milioni di dollari. Ciò ha consentito ad Atari di ridurre le sue perdite operative fino a 2,6 milioni di dollari, il che costuisce un miglioramento del 61,2% rispetto allo stesso periodo del precedente anno fiscale.

In definitiva, se da una parte Atari può imparare da Zynga le tecniche di fidelizzazione dei clienti e della creazione di contenuti freemium e sociali, dall'altra può farsi forte della longevità dei propri titoli che forse proprio per la loro semplicità riescono a fidelizzare l'affiliazione dei giocatori.

In ultima istanza però bisogna considerare che nemmeno Zynga viaggia a vele spiegate a quanto pare. Quanto appena scritto sembra essere confortato dal mercato azionario che stando a quanto riportato da  Reuters sottostimerebbe il pacchetto azionario Zynga offerto a 10 miliardi di dollari rispetto ai  15 e 20 miliardi di dollari previsti.

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