venerdì 12 febbraio 2016

Fibra ottica: Lombardia tira le fila d'Italia

E' ormai evidente che il canale internet è diventato prepotentemente il canale preferenziale per l'economia mondiale, per gli scambi e per le comunicazioni globali.


Ma dopo circa 20 anni dalla nascita di Internet (nella sua versione libera), quanti progressi sono stati fatti e, soprattutto, le istituzioni quanto investono su l'infrastruttura che ne sta alla base?

Al momento non troppo ci verrebbe da dire: secondo Stefano Bonaccini, Presidente della Conferenza delle Regioni, c'è ancora un gap di modernità da colmare in questo settore. Quest'ultimo ha anche dato il via libera all'Accordo quadro per lo sviluppo della banda ultra larga sul territorio nazionale per incontrare gli obiettivi imposti dall'Europa entro il 2020.

La crescita digitale è uno dei presupposti di ogni moderna democrazia ed è una pre-condizione per migliorare la qualità e la diffusione dell’informazione e della partecipazione, e incentivare lo sviluppo 
ha poi continuato.

L'Accordo ha il fine di stanziare più di un miliardo e mezzo di euro nelle diverse regioni italiane, suddividendo la cifra sulla base del fabbisogno della relativa regione. Negli studi effettuati dalle autorità sono state considerate anche le "aree bianche", ovvero le zone a rischio fallimento e poco attrattive per gli operatori. L'idea è quella di spendere solo laddove necessario, mirando in maniera certosina gli investimenti con l'obiettivo di non sprecarli in zone poco redditizie. Il miliardo e mezzo è una cifra "immediatamente disponibile", ha dichiarato inoltre Boccaccini.

Commenti entusiasti degli artefici a parte, l'Accordo perfezionato oggi rappresenta la prima strategia nazionale per la diffusione della banda ultralarga e non "una somma di piani territoriali", come li ha definiti Antonello Giacomelli, sottosegretario alle comunicazioni. Viene però ridotta la somma: il piano prevede la spesa complessiva di 3 miliardi in 7.300 comuni, e non più di 4 miliardi. Si risparmia un miliardo proprio con le "aree bianche": si spendono i circa 1,6 miliardi della delibera Cipe di agosto 2015 e 1,4 miliardi da fondi provenienti dalle regioni.

Ci sono zone, in altre parole, in cui "non intende investire nessuno". Ma ci sono anche "aree grigie", si legge nella nota rilasciata alla stampa, in cui gli 1,1 miliardi in esubero potrebbero essere utilizzati e spesi in un secondo momento. Nella nota leggiamo anche la ripartizione dei fondi nelle varie regioni, che riportiamo di seguito.

Regione
Risorse
Abruzzo
€‎ 69.948.879,00
Emilia Romagna
€‎ 180.758.862,00
Friuli Venezia Giulia
€‎ 86.412.642,00
Lazio
€‎ 28.417.849,00
Liguria
€‎ 41.851.216,00
Lombardia
€‎ 381.700.459,00
Marche
€‎ 72.052.277,00
Molise
€‎ 10.136.953,00
Piemonte
€‎ 193.824.685,00
Sardegna
€‎ 306.485,00
Toscana
€‎ 132.966.792,00
Provincia Trento
€‎ 47.691.697,00
Umbria
€‎ 3.791.764,00
Valle d'Aosta
€‎ 2.175.687,00
Veneto
€‎ 315.810.955,00
Tot
€‎ 1.567.847.202,00

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